Salve Staynerdiani, oggi prendiamo in considerazione un altro dei personaggi chiave dell’attualità fumettistico-multimediale: il Punitore. Meno sotto i riflettori, nel corso degli anni, rispetto ai suoi super-rivali, Frank Castle si è però saputo comunque ritagliare un ampissimo bacino di fan e, dall’altra parte del medium, una lista scintillante di grandi nomi. Ma chi sono gli autori fondamentali che hanno contribuito alla nostra idea del Punitore? Scopriamolo…
Garth Ennis
Diciamocelo pure, era inevitabile. Tanto valeva toglierci subito il pensiero. Garth Ennis è l’autore che ha maggiormente, per quantità e profondità, riformato l’anti-eroe Frank Castle. È arrivato sul personaggio dal suo Preacher, che aveva peraltro creato, in un momento di “anti-fama”. Il Punitore era grottesco, ma non in senso positivo, e benché tuttora le sue storie presentino spesso una stilla di assurdità, allora non veniva preso più sul serio. Ma tutto ciò fu prima di Marvel Knights. Ennis ha praticamente resuscitato un universo noir e crime di comprimari e antagonisti orbitanti attorno alla nera figura teschiata di Castle, pronto a buttare giù ogni ostacolo a colpi di pallottole, o coltelli, o qualsivoglia strumento utilizzabile come arma. E dalla testata Marvel Knights, The Punisher non ci mise molto a passare all’etichetta MAX, contraddistinta proprio da un livello di violenza e maturità di temi trattati, tanto delicati quanto appassionanti da vedere rappresentati in un fumetto. Insomma, Garth Ennis è colui che ha reso di nuovo (e quanto mai prima d’allora) il Punitore “roba seria”.
Steve Dillon
Ennis non poteva rimanere solo in questa lista, senza essere seguito dal suo più stretto collaboratore. Chi ha co-creato, insieme a lui, The Preacher? Chi ha disegnato molte delle sue storie sul Punitore? Steve Dillon, ovviamente. Autore tristemente scomparso l’anno scorso dallo stile particolare, non sempre facilmente digeribile, eppure dal talento indiscutibile e cristallino. Non bisogna mai e poi mai dare per scontato l’abilità di un artista, persino e forse soprattutto quando lavora insieme a un grande sceneggiatore. Perché se quest’ultimo scrive scene di impatto, con azione, sangue, botte, esplosioni, e non solo, anche umorismo, sentimenti, espressioni e emozioni di ogni tipo, dall’altra parte del processo creativo c’è l’opera di un disegnatore che tutte quelle cose le rende attraverso un segno su un foglio bianco. E Dillon è stato quel disegnatore per lungo tempo sul Punitore, distinguendosi con una resa sempre cristallina di messe in scena complesse, e se la visione più adulta e matura di Frank Castle ha preso vita così magistralmente è per merito tanto di Ennis quanto di Dillon.
Jason Aaron
Oggi è paradossalmente strano accostare il nome di Aaron al Punitore, dato che negli ultimi dieci anni l’autore si è occupato quasi esclusivamente di Thor e compagnia divina, attingendo a fonti mitologiche, creando avventure mistiche e dai toni incredibilmente vicini all’epos. Eppure, qualche anno prima, lo stesso “Mighty” Jason non sfigurava affatto con narrazioni appartenenti all’altro polo dell’immaginario supereroistico dei lettori. Frank Castle, assassinii, criminali, percosse, spargimenti di sangue, violenza e morte. Eppure, appena scostato il capitolo Thor, non è difficile scoprire tuttora un Aaron saldamente radicato in temi come questi, in sue opere magistrali quali Scalped e Southern Bastards, storie che trattano di un’Umanità malata, tanto da rivolgersi naturalmente contro se stessa come in una patologia auto-immune. Ed ecco che quindi gli scontri di divinità e di esseri umani tendono a collimare, accomunate da opposizioni di peccati e crimini che non fanno distinzioni quando si tratta di sangue, sia questo rosso, blu, dorato o arcobaleno. L’apporto di Aaron arrivò in concomitanza con la separazione dell’etichetta Marvel Max dalla continuity principale e, neanche a dirlo, questo ha significato un notevole inasprimento delle vicende, degli antagonisti e delle conseguenze, una su tutte… che non vi spoileriamo. Se recupererete la run di Aaron per The Punisher ci ringrazierete.
Goran Parlov
Dopo un altro scrittore, un altro disegnatore, un Goran Parlov non celebre quanto meriterebbe per le sue storie sul Punitore, nonostante una relativamente recente (parliamo del Lucca Comics & Games dell’anno scorso) ristampa in bianco e nero del ciclo Barracuda, scritto anch’esso dal sopracitato Garth Ennis e dalla qualità immane. I lineamenti delle sue figure e gli spigoli del suo tratto appena appena grottesco disegnano un mondo di pericoli e personalità cacciatrici, anche quando cacciate, e che proprio quando sono ferite danno il meglio, ovvero il peggio, di sé. Il lavoro di Dillon è impareggiato in quanto a iconografia del “mito” di Frank Castle, ma quello di Parlov ha saputo mostrare i muscoli e dire la sua in fatto di qualità senza paura di confronto alcuno. Un po’ come il suo vigilante protagonista.
Greg Rucka
Rinomato scrittore crime e action, con dalla sua contributi a praticamente ognuno dei più grandi supereroi anche della Distinta Concorrenza (non ultimo il Cavaliere Oscuro, Superman e, di recente, anche Wonder Woman), Rucka non ha mancato di contribuire alle avventure di Frank Castle. Anzi, diremo di più, Rucka è stato il suo autore più incisivo nel panorama moderno, con un lungo ciclo dei primi anni ’10, anch’esso ristampato da Panini di recente in tre volumi. Forse, anzi, sicuramente tutto questo riproporre run del Punitore era mirato alla sua partecipazione nelle serie TV Marvel-Netflix, cui tra l’altro il lavoro di Rucka ha tanti, tantissimi punti in comune. Quest’ultimo ha saputo esplorare lati umani e debolezze di Frank, peraltro fisicamente privato di un occhio, senza sfigurare con un’attualità sempre più pressante riguardo a criminalità, organizzata e non, e temi affini, fino a spingerlo allo sviluppo di un rapporto d’affetto sincero e una sempre parziale concessione di fiducia a un’altra “punitrice”. Da menzionare, tra le altre vicende (e forse tra quelle di minore impatto), anche un crossover con Daredevil e Spider-Man. Ad ogni modo, tutta la fortuna della sua opera non sarebbe stata possibile senza l’apporto, ancora una volta fondamentale, del disegnatore…
Marco Checchetto
…Marco Checchetto, vanto del disegno e fumetto italiano, proprio a lui è stato assegnato il compito di accompagnare Rucka lungo il suo ciclo con ristampa tripartita. Checchetto è stato fenomenale nel raffigurare un Frank Castle militare, senza un occhio, eppure anche in grado di provare sentimenti contrastanti e delicati, un Punitore somigliante (ma mai sovrapponibile) a un altro favorito dell’autore, nientemeno che Big Boss di Kojimiana memoria. Le sceneggiature di Rucka sono state le fondamenta di un’opera incredibile, le cui caratteristiche visive e dinamico-narrative sono state però fuori scala. Fidatevi, il Punisher di Checchetto è forse il più bello mai visto in un fumetto.