La povera Samara è invecchiata male

Sono passati molti anni dall’ultima comparsa del noto franchise horror sugli schermi cinematografici di tutto il mondo. Era il 2005 infatti l’ultima volta che abbiamo avuto a che fare con la VHS maledetta che uccide in 7 giorni. The Ring 2 trovava la sua ragion d’essere nel chiudere un cerchio cominciato con il suo prequel, a sua volta ispirato all’omonima saga giapponese. A 12 anni di distanza, Hollywood decide che forse quella mucca ormai piuttosto avvizzita possa essere munta ancora un po’, come è successo con Blair Witch. Ma se per quanto riguarda il film sulla strega di Blair, è stato fatto un dignitoso lavoro di riadattamento, The Ring 3 (Rings in USA) ve lo diciamo subito, risulta un film fuori luogo, che non ha nulla da dire tanto sul piano narrativo quanto stilistico.

La storia di The Ring 3 riprende in toto il canovaccio tipico della saga, proponendo ben poco di nuovo. Una giovane quanto anonima coppia di ragazzi si trova costretta a trovare il modo per fuggire alla maledizione che li vede condannati a morte dopo 7 giorni dalla visione dell’inquietante filmato. Dovranno quindi investigare sull’origine del male per capire come tutto è cominciato e come poter salvare la propria pelle. Per chi ha già visto uno dei film della serie originale, il senso di déjà vu sarà fortissimo. In pratica molte questioni teoricamente già risolte nel capostipite della saga con Naomi Watts vengono completamente riconsiderate e di fatto, riproposte da capo. In effetti la banalità con cui si sviluppa il plot ignorando totalmente le pellicole precedenti non ci permette nemmeno di capire se ci troviamo di fronte ad un vero sequel o un reboot. Il problema sarebbe pure piuttosto relativo, giacché è possibile fare un buon horror anche con una storia banale e lineare se di fatto, si riesce a sfruttare la messa in scena per generare un qualche tipo di tensione nello sviluppo del film. In The Ring 3 però questa è quasi totalmente assente per molteplici motivi. La regia F. Javier Gutiérrez è quella del mestierante inesperto che non sa bene dove mettere le mani per creare la giusta suggestione delle inquadrature né sa creare il momento, se non prendendo in prestito espedienti già visti in mille film di genere che già sarebbero sembrati ingenui ai tempi del primo The Ring.

Il fatto di cercare di attualizzare ai giorni nostri la vicenda -più che una qualità dovremmo dire una necessità- non fa che rendere ancora più surreale il tutto e soprattutto, rende l’iconica figura di Samara quasi una parodia di sé stessa. Il tentativo di spiegare “scientificamente” il fenomeno paranormale della VHS è veramente “buttato lì” e risibile, la tecnologia moderna rende anche molto meno suggestivo il mistero dietro le immagini della cassetta, con mille montaggi digitali dello stesso operati dai protagonisti per trovare “filmati dentro i filmati” che rendono tutto molto pretestuoso (ma la pretestuosità e prevedibilità è una costante dell’intero film). Samara poi che esce da ogni dove, computer, televisori, smartphone e quant’altro estremizza così tanto la sua iconografica entrata in scena da renderla quasi ridicola. Il film poi come detto, non fa proprio mai paura in nessun caso, un po’ perché non esiste la minima trovata registica che non faccia sbadigliare anche il più sensibile degli spettatori e un po’ perché la storia si trascina in maniera tanto finta e banale da non permettere il minimo coinvolgimento. Gli attori si comportano anche bene per quel poco che possono fare: non male Johnny Galecki, il Leonard di Big Bang Theory, nel ruolo di professore nerd e dannato, e Vincent D’Onofrio, sempre bravo ma totalmente sotto sfruttato e sprecato per un film del genere. Se i ruoli però sono così sopra le righe e con una caratterizzazione tagliata con l’accetta (monodimensionale potremmo dire), le qualità del cast lasciano comunque il tempo che trovano.

Verdetto

Non c’è molto da dire. The Ring 3 è un film mediocre. Non orribile, perché per arrivare a raggiungere determinati livelli di bassezza, ci devi almeno provare ad avere un po’ di personalità, ma appunto “codardamente” mediocre. Un film con una fotografia e recitazione nella media, una trama e una regia insignificanti e nessuna iniziativa per creare anche la più piccola scena horror da ricordare. Tutto questo fa di The Ring 3 un film sostanzialmente noioso ed evitabile che oltre a non lasciarvi nulla al termine della visione, probabilmente vi farà sbadigliare più di una volta nel mezzo della stessa. Io non sono della scuola che “certi brand dopo tot anni sono per forza fuori tempo massimo”. No, perché a volte con un’idea dietro ci può pure stare la rispolverata del brand. Ma quando ci troviamo davanti ad una bieca operazione commerciale come questa, chiaramente finalizzata a portare la gente in sala grazie al nome che porta senza poi dargli nulla, allora tanto vale lasciare le cose dove stanno. Tutt’al più che The Ring era figlio della sua epoca e già oggi sarebbe un film molto ingenuo. Figuriamoci quindi il senso che può avere un seguito 15 anni dopo, che fa le stesse identiche cose e pure molto peggio. Esatto, vi siete risposti da soli…

Davide Salvadori
Cresco e prospero tra pad di ogni tipo, forma e colore, cercando la mia strada. Ho studiato cinema all'università, e sono ormai immerso da diversi anni nel mondo della "critica dell'intrattenimento" a 360 gradi. Amo molto la compagnia di un buon film o fumetto. Stravedo per gli action e apprezzo particolarmente le produzioni nipponiche. Sogno spesso a occhi aperti, e come Godai (Maison Ikkoku), rischio cosi ogni giorno la vita in ridicoli incidenti!