The Wandering Earth: spostare la Terra per salvarla
The Wandering Earth è un film di fantascienza prodotto in Cina, basato su un racconto dell’autore Liu Cixin. Dopo aver registrato un successo da record in patria, è stato distribuito in tutto il mondo tramite Netflix e sembra che possa fare da apripista all’industria cinematografica cinese per entrare nel mercato mondiale del blockbuster. Potrebbe essere questo l’inizio di una nuova era in cui è il mondo orientale a colonizzare l’occidente con i suoi film, invece del contrario?
La storia di The Wandering Earth parte da una premessa davvero grandiosa: in un futuro non troppo lontano si scopre che il Sole è molto più vicino alla fine del suo ciclo vitale di quanto si pensasse, e che nel giro di appena quattrocento anni inizierà la sua trasformazione in nana rossa, espandendosi fino all’orbita di Giove prima di collassare su se stesso. Anche se mancano alcuni secoli, è ormai certo che la Terra è condannata, e l’unica soluzione che viene messa a punto dal governo mondiale costituitosi per affrontare l’emergenza è quella di spostare il pianeta per lasciare il Sistema Solare. Decine di migliaia di giganteschi motori vengono costruiti su tutta la superficie terrestre, prima per fermare la rotazione del pianeta, poi per spingerlo nel suo viaggio di duemilacinquecento anni verso il sistema Alpha Centauri, dove si installerà in orbita attorno a una stella più stabile.
Questo progetto colossale naturalmente ha un costo pesante: gli sconvolgimenti geologici e climatici dovuti alla costruzione dei motori, al blocco della rotazione e all’allontanamento dal sole hanno effetti devastanti su tutto il pianeta, con una perdita di vite umane altissima. I sopravvissuti sono costretti a vivere in città sotterranee, poiché la superficie è un ambiente completamente congelato e del tutto ostile alla vita, dove solo i mezzi pesanti che alimentano i motori possono spostarsi.
È nella Beijing sotterranea che vive Liu Qi, figlio dell’astronauta Liu Peiqiang che diciassette anni prima è salito a bordo della stazione spaziale internazionale che viaggia in avanscoperta rispetto alla “Terra vagante”. I problemi iniziano in prossimità di Giove, dove l’immensa attrazione gravitazionale di quest’ultimo mette fuori uso alcuni motori e altera la traiettoria della Terra, fino a portarla in rotta di collisione con il gigante gassoso, dove verrebbe interamente fagocitata. Saranno appunto Liu Qi con i suoi compagni sulla superficie, e Liu Peiqiang nello spazio, a cercare il modo di evitare la catastrofe che porterebbe all’annientamento di tutta l’umanità.
The Wandering Earth e lo sdoganamento della fantascienza cinese
Prima di diventare un film, The Wandering Earth era un racconto pubblicato nel 2000 da Liu Cixin, autore cinese di fantascienza che negli ultimi anni sta assumendo grande notorietà a livello internazionale, tanto da essere ormai noto anche con la versione “occidentalizzata” del suo nome, Cixin Liu. Il riconoscimento a livello mondiale è dovuto principalmente al romanzo Il problema dei tre corpi, pubblicato in Cina nel 2007 e successivamente tradotto in inglese nel 2014 da Ken Liu, che è diventato nel 2015 il primo romanzo di origine asiatica ad aver mai vinto un Premio Hugo.
Successivamente molti altri lavori di Liu Cixin sono stati tradotti e pubblicati in numerose lingue, e il suo successo ha fatto da traino alla diffusione della fantascienza cinese al di fuori dei confini del Paese. Considerato in patria l’equivalente di Arthur C. Clarke, Liu Cixin è solo uno degli scrittori cinesi il cui nome ha iniziato a circolare nel resto del mondo: Hao Jingfang, Chen Qiufan, Xia Jia sono ormai considerati autori di livello internazionale, e la fantascienza cinese sta acquisendo un ruolo sempre più di primo piano, grazie anche ai consistenti investimenti elargiti dal governo stesso per sostenere il settore.
L’adattamento di un racconto in un film che ha tutte le caratteristiche del blockbuster hollywoodiano può essere visto anche come il passo successivo di questo progressivo sdoganamento della fantascienza “Made in China”. Per la verità, il film riprende in sostanza soltanto l’idea di partenza del racconto, poiché la storia scritta da Liu Cixin ha una prospettiva completamente diversa, che si concentra più a mostrare gli effetti sul pianeta e sulla società dello sconvolgimento globale dovuto allo spostamento dell’orbita terrestre. Per certi versi anzi il racconto va in direzione opposta, laddove ipotizza un’evoluzione ben diversa dei rapporti familiari e un assetto politico tutt’altro che compatto nella gestione dell’emergenza. Ma è chiaro che il cinema, soprattutto un certo tipo di cinema, predilige la spettacolarizzazione e l’eroismo alla speculazione socio-ambientale.
The Wandering Earth, stessi pregi e difetti di Hollywood
Se ci si approccia a The Wandering Earth aspettandosi un prodotto in linea con quello che viene considerato comunemente il cinema asiatico (cinese, coreano, giapponese), c’è da rimanere abbastanza sorpresi: questo è un blockbuster a tutti gli effetti, che rispetta nel bene e nel male gli schemi e i difetti tipici del filone sci-fi apocalittico. In questo senso il regista Frant Gwo, poco più che esordiente, ha fatto un lavoro encomiabile nel mettere insieme un film perfetto per essere proiettato in Imax, come se alla regia ci fossero un Michael Bay o un Roland Emmerich.
Da una parte abbiamo il ben noto feticismo per la spettacolarità, con scenografie maestose e carrellate che zoomano dentro e fuori dall’intero pianeta. È anche vero che è proprio in questi momenti che si notano alcuni limiti della CGI, forse un po’ troppo spinta rispetto alle capacità dello studio di produzione. D’altro canto non si può negare che alcune immagini siano davvero impressionanti, come la visione di Giove che incombe nel cielo, le centinaia di fiamme azzurre che si accendono nello stesso momento su tutta la superficie del pianeta, la desolazione gelata delle città abbandonate da secoli.
Anche le dinamiche tra i personaggi sono quelle piuttosto stereotipate che si possono trovare in tanti altri film di questo tipo: si va dal figlio rancoroso nei confronti del padre colpevole di averlo abbandonato alla la sorellina minore da proteggere, dal nonno onesto e saggio ai prevedibili atti di eroismo e sacrificio. Difatti tutti i personaggi principali hanno il loro momento di splendore nel corso dell’intenso climax finale, che porta più volte la situazione a un passo dalla soluzione per poi farla precipitare ancora. Altre scelte sono più discutibili, come l’IA della stazione spaziale che ricorda fin troppo nell’aspetto e nel comportamento il pilota automatico di Wall-E, o come gli eserciti di tutto il mondo convergono per mettersi tutti insieme a spingere a forza di braccia un pistone. Ma appunto, è un livello di assurdità a cui siamo ben preparati da decenni di blockbuster hollywoodiani.
The Wandering Earth non aggiunge nulla da questo punto di vista, e di certo non lascerà il segno nella storia del cinema più di quanto lo abbia fatto un Armageddon.
Dove sono gli americani?
Una cosa curiosa che è stata notata da molti spettatori è come in The Wandering Earth sembra che gli USA non esistano del tutto. Ovviamente il film è ambientato in Cina e i protagonisti sono tutti cinesi, ma ci sono personaggi e riferimenti ad altre nazioni: il collega astronauta russo, il ragazzo cino-australiano, le squadre di soccorso che arrivano dall’India e dal Canada ma non dall’America. L’unica fugace comparsa degli Stati Uniti è la bandiera che appare insieme a quelle di Francia, UK, Cina e Russia a rappresentare il governo mondiale, che però parla in francese. È strano per un film di questo genere, in cui siamo abituati a vedere sempre gli americani in primo piano, non trovare nemmeno uno scienziato, un soldato o un presidente con la bandiera a stelle e strisce cucita sulla divisa.
Si potrebbe malignamente pensare che non sia un caso, e che anzi autori e produttori abbiano volutamente escluso gli USA dal gioco: la Cina ha appreso quello che doveva dall’industria cinematografica americana e ha applicato le stesse nozioni per battere l’avversario nel suo territorio. La cosa sarebbe a suo modo ironica, se si considera che già da molti anni Hollywood stia puntando sulla Cina come uno dei suoi mercati più redditizi, tanto che in molti blockbuster è ormai obbligatoria la presenza di personaggi cinesi che sono sempre un concentrato di virtù: si può pensare per esempio a Transformers: Age of Extinction, Independence Day: Rigenerazione, ma anche operazioni come The Great Wall.
Il pandering del cinema americano nei confronti del mercato cinese è diventato così palese che forse gli stessi cinesi hanno iniziato a trovarlo irritante, e con The Wandering Earth hanno messo in atto la propria rivincita: nessuna traccia di americani, perché loro non hanno bisogno del pubblico americano per decretare il successo del film. In fondo è risaputo: chi di pandering ferisce…