Ape-pocalypse Now
Il nono e ultimo film del franchise Planet of the Apes arriverà nelle sale italiane a partire dal 13 luglio.
The War – Il pianeta delle scimmie è, appunto, una vera e propria guerra all’ultimo sangue. Non c’è più speranza di risanare il rapporto ormai compromesso tra umani e primati, e nonostante questi ultimi cerchino inizialmente rifugio in una foresta, tentando un ultimo disperato confronto con i nostri simili ed accettando quel luogo come un punto chiave per la spartizione del territorio e la conseguente fine delle ostilità, gli uomini – capitanati dal temibile colonnello McCullogh (Woody Harrleson) – non vogliono scendere a patti e vanno a stanarli, uccidendo la moglie ed il figlio più grande di Cesare.
A differenza del precedente capitolo (Apes Revolution) quindi, in cui la scimmia si ritrovava nel conflitto a dispetto di intenzioni tutt’altro che bellicose, qui Cesare diventa il vero volto della guerra, in un parallelismo con l’ex amico Koba, che viene mostrato a più riprese dai flashback dettati dagli incubi della scimmia.
Il cambiamento della personalità di Cesare è incredibile.
Nel suo cuore alberga ormai soltanto lo spirito di vendetta, e fa di tutto pur di arrivare a mettere le mani, o meglio le zampe, sul colonnello. Il viaggio verso l’obiettivo rappresenta un caposaldo del cinema, ammiccando a tantissimi film del passato, e ricordando, con quel percorso a cavallo in compagnia degli amici fidati, il genere western. L’epica di questi momenti è tangibile, e tutta l’opera di Matt Reeves sembra studiata per essere qualcosa di titanico.
Questa guerra tutti contro tutti, in cui umani sfidano umani e le scimmie tradiscono i propri simili, è il leitmotiv del film, accentuato da un finale rocambolesco che vuole suggerirci che in fondo la natura è spietata e non bisogna mai pensare di poterla sfidare.
Il sentimento d’onnipotenza della nostra razza è qualcosa su cui Reeves calca la mano, ricordandoci che purtroppo la storia si ripete in tutte le sue brutture, e ciò accade per via della nostra indole compromessa, come può essere il caso della dittatura nazista, con un McCullogh che ci sembra un po’ Hitler, e le scimmie che fanno la parte dei deportati in una sorta di lager in cui vengono persino divise in adulti e bambini.
Il paradosso più grande è poi dettato dall’evoluzione di questi primati, che ormai somigliano sempre più agli umani, e seppur mantengono per certi versi la purezza degli animali selvaggi non contaminati dalle lordure nostrane, iniziano ad essere “troppo emotivi” e l’intelligenza comincia a giocargli brutti scherzi, innestando il tradimento e il conseguimento degli interessi personali pure nella loro specie.
Forse questo eccesso di emotività, a cui fa riferimento un essere spietato (ma in fondo, vedrete, nemmeno troppo) come il colonnello, magistralmente interpretato dal sempre ottimo W.Harrleson, al quale tuttavia non viene dedicato il giusto spazio, è uno dei punti più oscuri del film. Come il suo protagonista Cesare, War sembra sempre sospeso tra lo spirito di vendetta e quello di indulgenza, regalandoci un po’ troppi momenti volti al sentimentalismo anche laddove non ce n’era assolutamente bisogno.
Per fortuna, a togliere di mezzo le lacrime ci pensa la spettacolarità.
A livello tecnico il film è pressoché ineccepibile. L’utilizzo della Motion Capture non è certo una novità, ma questa volta – rispetto ai capitoli precedenti – le scimmie sono protagoniste indiscusse dell’opera e per più di un’ora riescono a tirare il carro praticamente da sole, esaltando quindi la MoCap a livelli mai visti prima. Tra l’altro è importante segnalare che non è stata utilizzata live, come accade a volte, e sul set c’erano invece solamente gli attori, segno pertanto di una grandissima postproduzione che ha curato in maniera certosina ogni dettaglio, basandosi sulle espressioni e sulle performance dei protagonisti.
A dire la verità, il silenzio imperante dei primati privi di parola (ad eccezione di Cesare e pochi altri elementi) rende la prima parte dell’opera un po’ troppo immobile, facendo girare più lentamente le lancette, ma dobbiamo ringraziare il regista per il tempismo con cui riesce ogni volta a salvarci dal rischio sbadiglio, innestando subito il cambio di marcia.
Così come nel finale, con il volto angelico della piccola Nova, Reeves ci prende per mano e ci conduce al di fuori di questo mondo intriso di malvagità e distruzione, dandoci quella chiosa che in fondo è il significato posto alle basi della saga, ovvero che il pianeta Terra non è di nessuno, tantomeno della razza umana.
Verdetto:
Il nono capitolo della saga (e terzo della nuova serie reboot), The War – Il pianeta delle scimmie, è una vera e propria guerra di cui Cesare rappresenta ormai l’incarnazione. Il suo cambiamento è incredibile e riuscitissimo, e Reeves ci dona un’opera in cui lo spirito di vendetta è imperante ed è portato avanti in maniera saggia attraverso il viaggio, uno dei caposaldi del cinema. Purtroppo però sono un po’ troppi momenti in cui le lancette non scorrono molto velocemente, per via di situazioni volte eccessivamente al sentimentalismo anche laddove non ce n’era assolutamente bisogno. Da questi ci salva la spettacolarità, con una motion capture fantastica ed una epica battaglia tutti contro tutti.