Un grande secondo capitolo
La graphic novel ideata e scritta da Rick Remender, con i disegni di Sean Murphy e i colori di Matt Hollingsworth arriva alla sua conclusione con un secondo capitolo che rispetta tutte le premesse in termini di qualità e aspettative. Sotto alcuni aspetti, il lavoro degli artisti coinvolti è andato addirittura migliorando.
L’opera, in fumetteria e in libreria dal 31 agosto, si inserisce perfettamente, ancora una volta, nel panorama della fantascienza pura, quella capace di prendere la visione dell’autore sul mondo che lo circonda e trasporla in un futuro immaginifico, caricandola di significati, critiche alla società contemporanea e rendendone ulteriormente visibili gli eccessi e le debolezze.
In questo senso, il secondo volume di Tokyo Ghost ha dei tratti inquietanti: temi come la dipendenza dalle informazioni, la necessità di una connessione perenne, la pervasività dell’intrattenimento nella vita quotidiana lasciano al lettore una sensazione di straniamento poco piacevole. Leggere le avventure della sensuale poliziotta Debbie e del suo iperconnesso compagno Led preoccupa perché poco distanti dalla nostra realtà: quotidianamente assistiamo al dominio di poche grandi aziende – principalmente legate alla comunicazione e al web – e alla conseguente diffusione sempre più capillare degli strumenti di connessione personale. Una volta chiuso il volume, la sensazione provata non era molto dissimile da quella chi si ha dopo aver letto Il cerchio di Dave Eggers (ultimamente trasposto in un film con Tom Hanks e Emma Watson) o dopo la visione di un episodio della serie Black Mirror.
Sul fronte della storia, gli autori riprendono il discorso esattamente da dove l’avevano interrotto alla fine del primo volume: il potentissimo Flak, proprietario e dirigente della Flak Corporation, dopo aver assegnato a Led la missione di eliminare Davery Trauma (in possesso di uno strumento capace di distruggere la tecnologia su cui il magnate dell’intrattenimento ha fondato il suo impero), spedisce lui e Debbie in Giappone, dove dovranno permettere al loro capo di accaparrarsi le risorse di quel paese.
Proprio nel Sol levante, Led Dent proverà a disintossicarsi dalla dipendenza dalla tecnologia e dovrà fare i conti con il Tokyo Ghost del titolo, che lo metterà alle strette e lo costringerà ad affrontare i suoi personali demoni.
Di pari passo con la storia, quindi, che riesce a essere dura, cinica e a tratti dolorosa e con la trama che tiene sempre alto il livello di adrenalina, i disegni e i colori fanno un lavoro magnifico.
Il dettaglio dei paesaggi Giapponesi, distrutti dall’avanzata e dalla successiva caduta del dominio della tecnologia, gli impianti cibernetici dei personaggi e, in generale, l’universo partorito dalla mente di Rick Remender, trovano nei disegni di Sean Murphy un ideale compimento e realizzazione. L’esperienza e il talento del disegnatore formatosi in seno alla DC Comics si palesano nella sapiente costruzione delle tavole, sia quando a dominare sono le scene di sesso – altra tematica molto presente lungo il corso della storia – sia quando la violenza cancella tutto il resto.
In quest’ultimo caso, le apparizioni del Tokyo Ghost, a partire dalla prima, nelle tavole iniziali della Graphic novel e lungo tutta la storia, sono tra le più spettacolari, anche grazie ai colori di Matt Hollingsworth che esaltano le ombre e i toni scuri, facendoci assaporare la paura dei personaggi che si confrontano con questa apparizione.
Il volume è arricchito, in appendice, delle variant cover dei cinque volumi che compongono la seconda parte della storia (ad opera – rispettivamente – di Matteo Scalera & Dave McCaig, Bengal, Andrew Robinson, Rafael Albuquerque & Dave McCaig e di Dustin Nguyen) e di una doppia tavola in bianco e nero, che ci permette di apprezzare al meglio le chine di Sean Murphy.
Verdetto:
Il secondo volume di Tokyo Ghost porta a compimento l’ottimo lavoro di tre autori, Rick Remender, Sean Murphy e Matt Hollingsworth, perfettamente a proprio agio quando devono districarsi nel difficile mondo della fantascienza. La storia procede verso la sua naturale e più amara conclusione, accompagnata da disegni e colori che non hanno nulla da invidiare ai grandi maestri del genere.