Tom Hardy: dall’East Sheen londinese, storia di un ragazzo che ha creduto in se stesso e nel cinema
La carriera di un artista non è sempre rose e fiori. Tom Hardy è sicuramente uno degli attori più amati ed apprezzati di Hollywood, non solo dai registi ma soprattutto dal pubblico, anche per via di ruoli iconici e performance memorabili.
Una vita professionale in continua ascesa e oltre 30 film da accreditato, contando soltanto quelli per il grande schermo: niente male per un attore che ha messo piede nello Star System nel 2001. Praticamente una media di quasi 2 film all’anno per Tom Hardy, fino all’ultima performance in cui veste i panni di Venom, nell’omonimo film diretto da Ruben Fleischer.
Un bel biglietto da visita, in sostanza, ma il background dell’attore nasconde più di uno scheletro nell’armadio. Non è nuovo sentire di artisti letteralmente sotto scacco di alcol o droghe, eppure Tom Hardy ha attraversato questa fase quando ancora era giovane e poco sconosciuto, e sono stati proprio il suo talento e la recitazione a salvarlo dal baratro.
Più volte Hardy ha parlato dei suoi problemi passati, con le dipendenze sia dall’alcool che dalla droga, arrivando a pronunciare frasi forti come: “avrei venduto mia madre per un po’ di crack“.
Ormai è assolutamente “pulito” dal 2003 e può sorridere per averla scampata. Lo sa bene, e in delle interviste rilasciate un po’ di tempo fa ha proprio dichiarato di ritenersi fortunato per essere ancora qui.
Ma chi è Tom Hardy?
Tom Hardy nasce nel 1977 nel quartiere londinese di Hammersmith, ma cresce ad East Sheen, periferia nel Sud della capitale nel distretto di Richmond upon Thames; non una brutta zona. È figlio unico di Anne, un’artista e pittrice e di Edward “Chips” Hardy, un commediografo. L’arte, insomma, è nel suo DNA.
Studia presso tante scuole di recitazione fino ad arrivare al Drama Centre London, dove conosce anche il collega Michael Fassbender.
Ma la sua gioventù, dicevamo, non è affatto facile pur vivendo in una famiglia borghese e in un quartiere per nulla malfamato. L’adolescenza di Tom Hardy è l’inizio di una caduta nel vortice della droga, cominciando a sniffare colla sin dagli 11 anni. Intorno ai 13 passa agli allucinogeni, e a 16 diventa totalmente dipendente dall’alcol e dal crack. Il baratro è dietro l’angolo, e nel 2003 collassa per le vie di Londra, risvegliandosi in una pozza “tra sangue e vomito”.
Non ci sono più possibilità: deve entrare in riabilitazione. E lo fa con convinzione, dopo aver visto la morte in faccia, riprendendosi la vita, letteralmente. Attualmente è addirittura ambasciatore di Princes Trust, ente di recupero fondato dal Principe Carlo, con lo scopo di aiutare i giovani vulnerabili a rimettersi in carreggiata, e Tom Hardy partecipa attivamente agli incontri con i ragazzi.
È lui stesso a dire che sono stati il cinema e la recitazione a salvarlo, poiché il suo desiderio era quello di andare avanti per coltivare la sua grande passione per la settima arte.
Quella vita pieni di eccessi lo ha portato a separarsi anche dalla sua prima moglie, con la quale si era sposato giovanissimo, Sarah Ward. I due, dopo 5 anni di matrimonio, prendono le distanze l’uno dall’altra nel 2004 e solo un anno dopo Tom Hardy conosce Rachel Speed, assistente alla regia sul set di Virgin Queen e con lei ha un figlio nel 2008, prima di separarsi di nuovo e iniziare una relazione già nel 2009 con Charlotte Riley (che poi sposerà), dalla quale ha altri due figli. Insomma una vita tormentata anche in campo sentimentale, sebbene questo sia già piuttosto comune per artisti e attori (perdonate il populismo n.d.r.), e in ogni caso pare proprio che Hardy abbia trovato un po’ di serenità e anche lì.
La carriera
Debuttare al cinema con un film diretto da Ridley Scott non è da tutti. Sebbene in un piccolo ruolo, Tom Hardy recita infatti in Black Hawk Dawn nel 2001, per poi ottenere una parte importante già l’anno dopo in Star Trek di Stuart Baird, in cui interpreta Shinzon. La sua carriera rischia di subire un brusco stop a causa della sua dipendenza da alcol e droghe, ma già dopo la riabilitazione è attivo tra grande e piccolo schermo, sebbene per il primo ruolo da protagonista bisognerà aspettare il 2008, con Bronson diretto da Nicolas Winding Refn.
Non è un caso che un regista del genere, così attento, abbia saputo carpire il vero talento di questo ragazzo, e in effetti Tom Hardy nel ruolo di Bronson è una vera rivelazione.
Il film esalta le qualità dell’attore e lo pone all’attenzione dello Star System, ma aiuta lo stesso Refn a farsi notare una volta per tutte.
I ruoli da duro sembrano fatti apposta per questo ragazzo, pur se dietro quei lineamenti da uomo tosto e determinato si nascondono un’anima fragile e sensibile. Ma per il grande schermo va bene così.
Sempre nel 2008 Guy Ritchie lo vuole per il tremendo Bob il Bello in RocknRolla, ma il grande passo è lontano solo altri due anni.
È il 2010 e Tom Hardy recita in uno dei film più apprezzati del ventunesimo secolo: Inception di Christopher Nolan, al fianco di attori come Leonardo DiCaprio, Marion Cotillard, Joseph Gordon-Levitt e via dicendo.
Il ruolo non è nevralgico ma basta per convincere tutti, ulteriormente, delle qualità artistiche di Hardy, che l’anno seguente ottiene una nuova parte da protagonista nel fight movie drammatico Warrior. Il suo sguardo imbronciato e incattivito verso la vita non gli si stacca più di dosso e questo è forse un passaggio chiave nella carriera dell’artista, nonché una delle sue migliori interpretazioni.
Da quel momento le richieste dei registi per avere Tom Hardy nel cast dei propri film aumentano ulteriormente, e l’attore recita con costanza in un paio di lungometraggi all’anno, senza contare la partecipazione a serie TV come Peaky Blinders ma soprattutto Taboo, della quale è ideatore, produttore e in cui suo padre ha contribuito allo script.
La voglia di essere un tuttofare si rende già evidente nel 2015 con Legend di Brian Helgeland, film in cui interpreta i due gemelli protagonisti, i temibili fratelli Kray, e nel quale è appunto anche produttore esecutivo.
Tom Hardy, l’attore con la maschera
Negli ultimi anni Tom Hardy è stato definito come “l’attore con la maschera”. Un soprannome che ha assolutamente senso, poiché – che sia un caso oppure no – ha recitato spessissimo in film nei quali aveva il volto coperto.
Tutto nasce nel 2012, quando interpreta magistralmente Bane in The Dark Knight Rises di Nolan: un villain eccezionale, con alcune scene che diventano ben presto iconiche.
Nel 2015 torna nuovamente ad indossare una maschera in Mad Max: Fury Road di George Miller, e farà lo stesso in Dunkirk, il masterpiece di Nolan del 2017, sebbene si tratta di una maschera diversa, poiché è quella da aviatore. Eppure anche qui recita per quasi tutto il film col volto coperto, fino all’emblematica e straordinaria scena finale.
Lo stesso Nolan, tra il serio e il faceto, ha commentato il fatto che Tom Hardy nei suoi film reciti sempre a volto coperto: “sono stato elettrizzato dal lavoro compiuto in Dark Knight Rises con due occhi, le sopracciglia e un po’ di fronte, quindi ho pensato: ‘vediamo cosa può fare senza fronte, senza sopracciglia, e forse un occhio. Quello che fa Tom, essendo appunto Tom, recitando con un solo occhio va oltre ciò che chiunque fa con l’intero corpo: è semplicemente il suo incredibile talento. Ed è straordinario”.
Parole al miele, del tutto condivisibili. Tra una maschera e l’altra, fino ad arrivare a quella di Venom, un film non del tutto apprezzato dalla critica ma del quale senza dubbio si salva la performance dell’attore, Tom Hardy ottiene anche la sua prima nomination agli Oscar, come attore non protagonista, sfiorando la statuetta per il suo ruolo del perfido John Fitzgerald in Revenant di Inarritu. L’Oscar, come ben sapete, va al collega Leonardo DiCaprio (finalmente!), col quale aveva già recitato in Inception. Un po’ una delusione per Hardy, che probabilmente l’avrebbe meritato, anche perché quell’anno la concorrenza non era imbattibile.
Poco male comunque, perché continuando di questo passo e con tutta questa mole di film prima o poi arriverà la chance giusta anche per lui. Per il ragazzo dell’Est Sheen salvato dal cinema e dal suo innegabile talento.