Certo è bella la normalità, ma Ranma ½ è meglio
Vi è mai capitato di sentirvi dire da una persona dell’altro sesso “prova a metterti nei miei panni”?
Capire l’altra metà della mela non è facile per nessuno e forse molti di noi credono che un cambio di prospettiva potrebbe aiutare ad appianare i problemi. Certo è che, se lo chiedete a Ranma Saotome, vi risponderà che niente è mai semplice, nella sua vita.
Le disavventure della famiglia Saotome ci tengono compagnia da ormai trent’anni, facendoci ridere e riflettere sui piccoli e grandi mutamenti che ognuno di noi deve affrontare nel corso della vita. Proprio in onore del trentesimo anniversario di quest’indimenticabile opera, categorizzata come shonen ma da sempre capace di trascendere il genere, Star Comics presenta la New Edition.
God save the queen of manga
Tra i mangaka più noti del XX secolo, un posto d’onore spetta sicuramente a Rumiko Takahashi, soprannominata nella terra del Sol Levante “regina dei manga” per merito della sua lunga e prolifica carriera, seppur in Italia la sua fama sia legata prevalentemente a Lamù, Ranma ½ e Inuyasha.
Fin da bambina la Takahashi è una lettrice accanita che spazia dai manga sportivi come Rocky Joe alla comicità di Doraemon, senza disdegnare i prodotti come Spiderman (nella versione “locale” di Ryoichi Ikegami). Inizia a coltivare presto il sogno di diventare un’autrice a sua volta e durante gli anni di università si iscrive a un corso tenuto da Kazuo Koike, sceneggiatore di Lone Wolf and Cub e Lady Snowblood. Grazie al duro lavoro le sue abilità e il suo stile si affinano, tenendo sempre presente il motto del suo maestro: “La forza di un manga sono i personaggi”.
I suoi primi personaggi saranno, nel 1978, Lamù e Ataru. Nata come miniserie parodistica del genere fantascientifico, l’affetto dimostrato dai lettori in corso d’opera per la sua coppia di protagonisti spingerà la mangaka a cambiare rotta alla storia, scrivendo la commedia romantica che tutti noi abbiamo conosciuto.
Nove anni dopo, nel 1987, Rumiko Takahashi decide di chiudere tutti suoi lavori in corso per dedicarsi ad un nuovo progetto, Ranma ½. Con più di 400 capitoli, e decine di migliaia di lettori entusiasti, questa nuova serie si rivela ben presto un enorme successo, capace di affascinare ed entusiasmare il pubblico per quasi vent’anni. Ma la regina del manga non resta ferma a lungo e subito dopo la fine di Ranma ½, nel 1996, si mette all’opera sulla pubblicazione di Inuyasha, premiato nel 2002 con il Premio Shogakukan come miglior shōnen . E non ci dimentichiamo dei diversi progetti minori a cui ha lavorato, tra cui Cara dolce Kyoko e la controversa Saga delle sirene. A oggi i lavori di Rumiko Takahashi hanno venduto più di 200 milioni di copie, rendendola la mangaka con il più alto livello di vendite nella storia, superiori persino a quelle di Naoko Takeuchi, autrice di Sailor Moon.
Kung Fu, amore e acqua calda
Ranma ½ è il primo manga in cui Rumiko Takahashi decide di usare un protagonista maschile, o quasi. La paura di confrontarsi con un pubblico maschile usando un protagonista del loro stesso sesso la spinge a recuperare un’idea mai utilizzata fino a quel momento: un protagonista sia maschio che femmina. Ranma Saotome, infatti, unico figlio del maestro di arti marziali Genma, si trasforma in una ragazza al contatto con dell’acqua fredda, tornando uomo solo dopo un bagno caldo.
Le leggendarie sorgenti maledette Jusenkyo sono una costante del manga: formate da pozze in cui sembrano essere affogati varie tipologie di esseri viventi, chiunque vi cada dentro sarà destinato a mutare forma a ogni immersione nell’acqua fredda. Ragazze, panda, gatti, porcellini e anatre, il mondo di Ranma diventa ben presto un bestiario popolato da nemici imprevedibili.
Così, ormai costretto a convivere con il suo lato femminile, Ranma segue il padre in Giappone, dove si trova la sua promessa sposa, l’erede del Dojo Tendo. Delle tre figlie del Maestro Soun Tendo, la prescelta per il matrimonio combinato è l’ultimogenita, Akane, un maschiaccio perfetto per un ragazzo che si trasforma in ragazza. Sin da subito l’astio fra i promessi sposi ha il sopravvento, ma con il tempo finisce per svilupparsi una certa complicità, anche se per tutta l’opera i due continueranno a negare i sentimenti che provano l’uno per l’altra.
Se la sottotrama romantica fa da leitmotiv all’opera, il motivo per cui ci troviamo qua a a parlare di questo manga trent’anni dopo il suo esordio è che l’opera della Takahashi è riuscita ad appassionare così tanti lettori grazie a tematiche in grado di attrarre e affascinare allo stesso modo il pubblico maschile e quello femminile. L’amore è la causa di quasi tutte le azioni dei personaggi (e di conseguenza anche l’origine dei problemi del nostro povero ragazzo col codino), ma questo conflitto interiore è ben bilanciato dagli scontri fisici dei personaggi; non a caso il secondo tema sono le arti marziali.
”Da tempo pensavo ad una storia a base di Kung Fu, dato che sono una grande fan dei film di Jackie Chan volevo divertirmi a disegnare scene di combattimento ” ha rivelato la stessa autrice. In Ranma ½ i combattimenti sono all’ordine del giorno e ogni scusa è buona per dar via ad una lotta: un litigio, una gara sportiva, la cerimonia del tè, una sfida di cucina. Gli scontri sono trattati con ironia e adattati ad ognuno degli strambi personaggi presenti, ma soprattutto, ogni oggetto e disciplina viene trasformata in uno stile di combattimento. Ci troviamo così ad assistere a scontri combattuti a colpi di pattinaggio su ghiaccio, ginnastica ritmica, e takoyaki; tutte queste strane forme di lotta fanno quasi sfigurare i pochi personaggi che ancora usano il normale Kung Fu o il Kendo, ma non mancano di strappare una risata.
Il manga si basa principalmente su storie autoconclusive della durata di, al più, qualche capitolo, con solo poche “saghe” degne di questo nome. Questo deriva da una particolarità che caratterizza l’autrice, che non lavora su una sceneggiatura scritta in precedenza ma segue il suo istinto, definendo i dettagli di settimana in settimana. Dal manga è stata inoltre tratta una serie anime di circa 160 episodi, che tuttavia comprende solo poco più della metà del manga ed è ricca di episodi riempitivi e di storie allungate, dato che durante la realizzazione l’opera cartacea era ancora in corso.
Uno stile per tutti e tutti per uno stile
Lo stile dell’autrice va delineandosi piuttosto in fretta. Sin dai suoi primi lavori troviamo infatti forme morbide ma con tratti ben definiti, disegni sempre puliti e mai troppo caotici, anche nelle scene più concitate. Nelle sue storie l’elemento shonen si fonde alla perfezione con quello shojo, riuscendo a far apprezzare la storia ad un pubblico molto ampio. L’unica pecca è quella di non riuscir mai a dare particolare profondità ai personaggi. Non avendo uno schema o una sceneggiatura di fondo, le storie risultano molto più spontanee e la cosa fa anche da spunto per l’introduzione di nuovi elementi e comprimari, ma al contempo non si riesce a superare quella superficialità tipica che li fa sempre rimanere in balia di quella “casualità degli eventi”, senza che possano venir realmente sviluppati. Un altro particolare non chiaro è la maledizione che affligge molti personaggi, tra cui lo stesso Ranma. Una cosa estremamente insolita è come ogni personaggio, superato lo shock iniziale, si comporti in maniera naturale, convivendo da subito serenamente con questa duplice esistenza senza impazzire e senza nemmeno cercare realmente una soluzione. Questa convivenza è spesso la base per molte gag, ma sa a volte di forzato.
In fondo, se bagnandoti ti trasformassi in un porcellino d’india non credo te ne staresti calmo a goderti la vita… O per lo meno non come fanno i protagonisti.
A cura di Mirko Ferrari