Lontano dal Pianeta Silenzioso, Perelandra e Quell’orribile Forza, l’allegoria fantascientifica di C. S. Lewis
La trilogia cosmica (interamente pubblicata da Adelphi) è una delle opere dell’inglese C.S. Lewis purtroppo passata in secondo piano, complice la straripante fortuna de Le Cronache di Narnia (e delle trasposizioni cinematografiche), ma che in realtà conserva una potenza immaginifica e intellettuale rarissima. Forse è uno dei lavori più maturi di Lewis che enuclea al suo interno i tratti evangelici e mitico-teologici comuni a molte sue opere, seppur rielaborati in chiave inedita e originalissima.
I tre romanzi che compongono la visione spaziale di Lewis nascono in un’occasione bizzarra, per una scommessa! Infatti due inklings (i membri di un club letterario composto dai docenti di Oxford) decisero di pianificare e completare delle trilogie, Tolkien avrebbe avuto il “fardello” di compiere un viaggio a ritroso nel tempo fino alle radici della storia (una bozza atavica del Silmarillion) mentre Lewis in parallelo avrebbe esplorato lo spazio e il “futuro”. La trilogia cosmica è una sorta di fantascienza di contrappunto alla verve fantasy di Tolkien, un esperimento narrativo; ma fu Lewis a vincere la scommessa perché i lavori di Tolkien non si concretizzarono in questa trilogia mitica, anche se lo scherzo tra gli amici servì a delineare i contorni della Terra di Mezzo.
Protofantascienza, fantascienza e viaggi fantastici sono confluiti nelle pagine dei primissimi scrittori del 900, un’epoca impoverita dalla fine dell’era delle scoperte geografiche dove l’uomo si vedeva costretto ad esplorare i mondi fuori dall’atmosfera terrestre per ricercare il sense of wonder. Non è un caso quindi se Jules Verne e H. G. Wells iniziarono a scrivere proprio a ridosso di queste convergenze storico-scientifiche. A fertilizzare lo storytelling della science-fiction delle origini arrivarono anche le prime scoperte astronomiche, seppur fallacee, di Schiapparelli e della sua teoria dei canali di Marte.
Marte diventa un locus fascinoso a cui dedicare le proprie speculazioni fantastiche e scientifiche, meccanismo messo in atto da Aleksandr Bogdanov con i suoi romanzi marziani pubblicati in Italia da Agenzia Alcatraz nel volume omnibus Su Marte! (che comprende, Stella Rossa, Ingegner Menni, Un marziano abbandonato sulla Terra e La Festa dell’Immortalità).
Emblematica invece la pubblicazione de I Navigatori dell’Infinito (Il Palindromo) di J. H. Rosny aîné nel 1925, un’altra esplorazione siderale fino al pianeta rosso. Marte in questo caso è la culla di creature mostruose e civiltà utopiche e apparentemente perfette, leitmotiv filosofico comune a tante pubblicazioni novecentesche. Anche C. S. Lewis pone proprio al centro della sua narrazione Marte (chiamato Malacandra), in cui viene catapultato un protagonista d’eccezione, un filologo inglese di mezza età che insegna all’università. Sì, Tolkien è il personaggio principale della trilogia cosmica di C. S. Lewis e ora andremo a conoscerlo meglio.
Lontano dal Pianeta Silenzioso
Lo scienziato Weston e l’aiutante Devine, che hanno scoperto come viaggiare nello spazio, drogano e poi rapiscono il professor filologo Elwin Ransom (alter ego di Tolkien) per poi atterrare su Marte-Malacandra. Per fortuna Ransom riesce a fuggire immediatamente dai suoi aguzzini, che si proclamano alfieri dell’idealismo scientifico, e incontra le popolazioni aliene autoctone del pianeta rosso. Le avventure del filologo terreste sono tante e costellate da evoluzioni rocambolesche e bizzarre, ma il punto forte della trilogia cosmica è che C. S. Lewis riesce a tratteggiare con cura una sua xeno-civiltà marziana molto caratterizzata e stratificata.
Le specie di Malacandra sono tutte monoteiste e monogame, già qui si risentono gli echi utopico-religiosi tipici della narrativa di Lewis. Gli Hross assomigliano a lontre umanoidi con altri innesti bizzarri, ma sono dediti alla cura dell’arte poetica e in sintesi delle scienze “umanistiche”; sono davvero molto sensibili. A differenza dei romanzi fantascientifici russi gli scritti di Lewis si interessano meno agli aspetti “socio-politici” ma si focalizzano sulla spiritualità dei marziani che a quanto pare hanno sviluppato una spiritualità non così dissimile da quella cristiana , soprattutto per quanto concerne il rapporto con la morte e il mondo “post-mortem”.
I Seroni sono delle figure immense e dai tratti umanoidi e angelici, sembrano entità celestiali che detengono forze primordiali. Questi titani eterei proteggono i deboli e difendono gli oppressi, hanno sviluppato forti legami empatici con coloro che soffrono e grazie alla loro intelligenza sviluppatissima riescono a interfacciarsi con chiunque per creare un dialogo costruttivo. I lavori più manuali sono compito dei batraci-umanoidi Pfifltrigg, queste mezze rane sono dotate di mani abilissime che permettono la lavorazione di qualsiasi oggetto. Malacandra infine ha dato i natali agli Eldil, potenze invisibili di luce e spirito che mettono in contatto gli autoctoni con la divinità tutelare del pianeta stesso, ovvero lo Oyarsa, una emanazione divina di natura planetaria e funge da via diretta per entrare in contatto col demiurgo universale, il Dio creatore di tutto ovvero Maleldill.
Tramite il protagonista filologo della trilogia cosmica veniamo a scoprire una nuova gnosi cristiana in salsa fantascientifica, ovvero ogni pianeta ha nel suo sistema-mondo un suo Oyarsa e ogni sub-divinità obbedisce al Re del Cosmo. Purtroppo il nume del pianeta Terra si ribellò alle sovrastrutture celesti e venne punito, per questa ragione il nostro mondo venne escluso dal dialogo interplanetario fino a sembrare un luogo morto e arido, tant’è che le altre popolazioni aliene pensavano che fosse disabitato. La Terra è Thulcandra, Il Pianeta Silenzioso.
Teologia della fantascienza
I seguiti del romanzo, Perelandra e Quell’Orribile Forza, sono testi molto più planetary romance (dove l’elemento fantasy prevale su quello fantascientifico) e contaminati da massicce influenze allegoriche, cristologiche e bibliche, nonché infarciti da vari riferimenti al folklore britannico e al corpus delle leggende arturiane. Sono testi scritti con eleganza in cui l’autore si sofferma molto volentieri sull’introspezione psicologica di Elwin Ransom, C. S. Lewis inoltre preferisce stemperare alcuni ritmi avventurosi con alcune considerazioni evangeliche e filosofiche. Di sovente sarà facile imbattersi in riletture della genesi biblica, del peccato originale, della comparsa di Adamo ed Eva (che sono anche personaggi attivi del racconto) e quindi la trilogia cosmica non è una lettura adatta a tutti, bensì un trittico di romanzi che può impegnare il lettore e anche il più fervido appassionato di fantascienza classica.
I tre romanzi di C. S. Lewis compongono una sorta di space-opera della gloria, una rilettura cristiana della fantascienza che esplora i cieli della gloria siderale (perché l’autore non immagina scientificamente lo spazio-cosmo, bensì lo vive quasi con ottica medievale, uno “spazio” pieno di etere divino). A controbilanciare le sezioni più ascetiche subentrano demoni, angeli e forze manichee che fanno della trilogia cosmica di C. S. Lewis una delle opere narrativa più cristalline per la trattazione dello scontro bene vs male. I villain della storia possono avere origini antichissime o appartenere all’umanità e incarnano il volto del capitalismo, dell’evoluzionismo e del asettico progresso scientifico scarnificato dalla spiritualità.
Utopie sociali, retelling biblico, contaminazioni con il Paradiso Perduto di Milton e il Matrimonio del Cielo e dell’inferno di William Blake rendono la trilogia cosmica di C. S. Lewis una lettura molto colta e densa di richiami, un manuale introduttivo alla protofantascienza e alla letteratura inglese; uno spaccato inedito del Lewis pre-Cronache di Narnia e un inno all’amicizia verso Tolkien nonché opera testa di ponte per sperimentare la potenza allegorica religiosa applicata alla letteratura fantastica. Da lettore di entrambe le opere di Lewis credo che questo corpus sia molto ispirato e meno didascalico delle Cronache di Narnia, poiché concepito per un pubblico più adulto e istruito rispetto alle storie dei fratelli e sorelle Pervensie.