Il coraggio di essere madri

Le pellicole statunitensi, da sempre, ci hanno mostrato il sogno della famiglia tipo americana, quasi ad indicarci che quel prototipo fosse l’aspirazione massima di un cittadino.
Una routine fatta di sorrisi, spensieratezza, colazioni serene e pomeriggi in compagnia, con la mamma intenta a mandare avanti la casa con gioia ed il papà indaffarato dal lavoro.

Jeison Reitman (regista di Juno e di quell’altra piccola perla rappresentata da Tra Le Nuvole) decide, assieme ad una Charlize Theron (Marlo nel film) di nuovo estremamente trasformista à la “Monster”, di mostrarci, attraverso una commedia drammatica, qualcosa che conoscevamo bene, ma raramente avevamo visto sul grande schermo.
Per questo, se desiderate vedere quali siano le reali difficoltà della vita coniugale assediata da tre bambini, Tully (nelle sale dal 28 Giugno) fa al caso vostro.

 


La pellicola di Reitman, seppur venga etichettata anche come “commedia” riuscirà a strapparvi più che delle risate, degli amari sorrisi, dovuti a scene tanto familiari, quanto veritiere.

La Theron si mostra come una donna spenta, che va avanti per inerzia grazie all’amore che prova per la sua famiglia, ma l’assenza del marito perennemente in giro per lavoro e due bambini piccoli (all’incirca 8 anni di età) ed uno appena nato, stanno pian piano consumando la vitalità di una donna privata dei propri sogni.
La noiosa routine familiare ci restituisce una mamma intrappolata in un mondo talmente stretto, claustrofobico, da rubarle assieme all’ossigeno, anche la possibilità di immaginare.

Fortunatamente tra le cene surgelate, le code in macchina e le interminabili notti insonni passate ad accudire la piccola Mia, arriva, nel modo più inaspettato, Tully, una giovanissima tata notturna (interpretata da Mackenzie Davis) che, quasi trovandoci di fronte ad un Home Invasion dalle tinte rosa, stravolge completamente la vita della famiglia di Marlo e, soprattutto, riesce a ridare forza ad una donna che si era dimenticata completamente cos’era la vita prima della maternità.

Probabilmente buona parte dei ventenni in sala rimarranno con un bel magone sullo stomaco, osservando la routine della nostra protagonista, ma Tully è un film capace di mostrarci e farci ricordare la normalità e la caotica semplicità della vita quotidiana di una famiglia numerosa.
Il dramma ci mostra la depressione post parto e la perdita della femminilità passo dopo passo, frame dopo frame, come un puzzle che pian piano si sgretola perdendo i vari pezzi.
Il risultato finale è una Marlo totalmente diversa, con degli occhi vuoti, in grado di farci vedere la sua fiamma spenta.

Toccherà alla Davis ridonare splendore a questa sopraffatta mamma, attraverso la sua spontaneità e la carica che contraddistinguono i 26 anni.
L’emancipazione 2.0 proposta in sala è infatti dovuta prevalentemente all’interpretazione di quest’ultima, la quale tramite i suoi sguardi e le sue battute rammenta a Marlo cosa significhi vivere.

Questo microuniverso casalingo ci viene raccontato in 96 minuti di proiezione e, superato lo scoglio dei primi 20 durante i quali ci ritroviamo disorientati, incapaci di comprendere per bene la creatura di Reitman, veniamo condotti in maniera celere e fluida verso un finale tanto particolare quanto “surrealmente realistico” .
La regia del cineasta canadese si vede e si sente, contiuando a muoversi all’interno della sua “comfort zone”.
Soggettive, mezzi busti, inquadrature su campi piccoli, grande uso della luce naturale e colori pastello permettono di donare una familiarità ed una naturalezza disarmante ad un prodotto confenzionato ad hoc per tutti gli affezionati dello stile di questo regista.
Il tutto viene coadiuvato dal meraviglioso lavoro della Theron, che è il vero cuore pulsante della pellicola.

Se in passato l’avevamo già vista alle prese con ruoli complessi, capaci di rubarle l’incredibile bellezza, in questa pellicola ci ritroviamo dinanzi ad una delle sue interpretazioni più mature, per quanto sia difficile affermarlo, vista l’incredibile mole di lavori svolti.

tully recensione

Verdetto

Tully è un film maturo, introspettivo, in grado di farci riflettere davanti alla normalità.
L’intimità e la ripetuta routine viene sbattuta in faccia allo spettatore, il quale si ritrova in un ambiente a lui familiare.
La fragilità diventa forza, il dramma si trasforma in gioia, in una girandola di emozioni e stati mentali talmente altalenanti da essere paragonabili ad un viaggio sulle montagne russe.
Il minutaggio è congeniale a tutto ciò e la regia di Reitman è impeccabile, visto che solo lui poteva mostrarci l’ambiente familiare statunitense in questa ottica.
Eccezionali la Theron e la Davis, le quali riescono a prendere per le redini la pellicola e a farla loro, plasmandola attraverso le proprie interpretazioni profonde ed umane.

Leonardo Diofebo
Classe '95, nato a Roma dove si laurea in scienze della comunicazione. Cresciuto tra le pellicole di Tim Burton e Martin Scorsese, passa la vita recensendo serie TV e film, sia sul web che dietro un microfono. Dopo la magistrale in giornalismo proverà a evocare un Grande Antico per incontrare uno dei suoi idoli: H. P. Lovecraft.