Quentin Tarantino e il viscerale amore per i piedi
Quentin Tarantino e i piedi: una lunga storia d’amore. Non è un segreto, e ormai ci si scherza anche su, come ha fatto Brad Pitt ritirando il premio ai SAG Awards, esprimendo particolare gratitudine per questa sorta di “feticismo” tarantiniano: “Voglio ringraziare i miei compagni di set, Leo, Margot Robbie, i piedi di Margot Robbie, i piedi di Margaret Qualley, i piedi di Dakota Fanning…”.
Tra il serio e il faceto, possiamo comunque constatare quanto il piede sia uno strumento chiave nella filmografia del regista, al punto che più che essere legato ad una particolare passione o ad un modo bislacco di divertire e stupire sempre il pubblico, diventa una firma autoriale, così come lo sono tanti altri elementi dei film di Tarantino, in quella sorta di multiverso che li collega tutti o quasi.
La storia d’amore tra i piedi e Quentin inizia col Pulp Fiction, quando già nelle prime scene assistiamo ad un dialogo tra Jules Winnfield (Samuel L. Jackson) e Vincent Vega (John Travolta) in cui parlano di Mia Wallace (Uma Thurman), moglie del loro capo Marcellus. Un racconto assurdo in pieno stile tarantiniano in cui emergono dettagli su tale Tony Rocky Horror, che ha fatto un massaggio ai piedi a Mia, suscitando l’ira di Marcellus.
Proprio i piedi della donna finiranno al centro dell’attenzione e vittime di parecchie inquadrature, fino ad arrivare alla famosa scena del ballo con Vincent, in cui si trova scalza.
Da qui in poi la strada è tracciata, e l’impronta tarantiniana del foot festish diviene un marchio di fabbrica, talvolta reso più manifesto di altre. Come ad esempio nel film Grindhouse – A prova di morte, quando la telecamera indugia a più riprese sui piedi della bella Jungle Julia (Sydney Tamiia Poitier) o ancora quando inquadra quelli di Abernathy (Rosario Dawson), con Stuntman Mike (Kurt Russell) che glieli accarezza di nascosto.
Gli stessi piedi, usati qui come metafora di bellezza e sensualità, diventano protagonisti di scene incredibilmente pulp e violente.
Ma non solo in Grindhouse emerge prepotentemente questo rapporto tra la macchina e i piedi delle donne, poiché Tarantino ce li sbatte con forza davanti alla telecamera, o meglio sul vetro dell’auto di Cliff Boot (Brad Pitt) in C’era una volta a… Hollywood, e in questo caso sono quelli dell’hyppie Pussicat, interpretata da Margaret Qualley. La palma del protagonista però devono giocarsela con quelli della favolosa Margot Robbie nelle vesti di Sharon Tate, che al cinema appoggia i suoi piedi sporchi in bella vista, con Tarantino che si diverte ad inquadrarli ripetutamente.
Una love story che con C’era una volta a… Hollywood ha trovato, per ora, soltanto il suo ultimo capitolo ma che in passato ci ha regalato altri suggestivi esempi. Come in Jackie Brown, la cui protagonista Jackie (Pam Grier) ma anche Melanie Raitson (Bridget Fonda) ci vengono mostrate spesso scalze, col solito occhio clinico della camera che si focalizza sui passi o sui movimenti. Appena può, lo sguardo di Quentin va a sbirciare da quelle parti, e non è un caso che il camerino del negozio in cui si trova Melanie sia aperto in basso, in modo da mostrarci i piedi della donna.
Se tutto questo non è sufficiente e non vi sono bastati i piedi di Mia Wallace, ecco di nuovo quelli di Uma Thurman ma nei panni della Sposa Beatrix in Kill Bill. Qui, nudi o con le Tiger, ci vengono proposti in tutte le salse, a partire dalle scene in ospedale quando le riprese si concentrano sui piedi della Thurman. In realtà Kill Bill è in senso più esteso un film che esplora il corpo umano dal punto di vista splatter, con gli arti e varie parti umane spesso mozzate, fino al trionfo gore dell’occhio schiacciato proprio dal piede della Sposa.
Di contro abbiamo i piedi di O-Ren Ishii (Lucy Liu), che invece ci vengono mostrati più volte ma quasi sempre coperti dalle calze bianche, nelle classiche geta utilizzate dagli orientali.
Fondamentali nell’economia della pellicola diventano invece i piedi, anzi il piede di Bridget Von Hammersmack (Diane Kruger) in Bastardi senza gloria. Sarà per colpa di una scarpa che il colonnello Hans Landa scoprirà il piano degli uomini del tenente Aldo Raine e il ruolo di Bridget nella faccenda.
Ma i piedi osservati da Tarantino non sono soltanto quelli di donna, perché nello stesso Bastardi molto spesso vengono inquadrati quelli degli uomini, come nel momento in cui i tedeschi preceduti dallo stesso Landa entrano in casa dei genitori di Shosanna.
O ancora, quelli degli schiavi, dilaniati dalle catene in Django, che assumono quindi una valenza simbolica di non poco conto.
I piedi degli uomini dei film di Tarantino hanno un passo pesante e sono quasi sempre coperti dalle scarpe, e nella maggior parte dei casi si muovono numerosi. Abbiamo già detto della scena in Bastardi senza gloria (e ce ne sono anche altre), ma è lo stesso per Kill Bill dopo il massacro della chiesa.
Non sono poi rare le volte che Quentin Tarantino ci fa vedere i piedi da una macabra prospettiva, ovvero di fronte a noi, con un uomo o una donna terra vittima di uno strangolamento o di una barbara uccisione, in modo da mostrarceli mentre si agitano e si muovono prima della fine. Lo fa ad esempio in Bastardi, in Django Unchained, ma anche in The Hateful Eight. Quest’ultimo, un film in cui le tante riprese dei piedi prettamente maschili ritraggono grossi stivali che camminano con passo cadenzato o, al contrario, trascinati da qualcuno dopo una morte brutale.
In definitiva, che tu sia donna o uomo Tarantino troverà il modo di inquadrare i tuoi piedi, ma sarebbe eccessivo ridurre tutto ciò a mero feticismo, poiché è da sempre un marchio di un regista eccentrico come pochi, che ha l’assoluto bisogno di dare un’impronta autoriale ai suoi film.