Ultima Goccia di Andrea De Franco è una miscela di astrazione, filosofia esistenziale, drum machine che colano acido e caffè. Il tutto tostato e macinato con perizia, pressato il giusto per non alterarne l’autenticità del sapore. Sedetevi e beviamone una tazza insieme
Il caffè non ha un gusto solo, ma una sequenza di sapori differenti che varia in base a moltissimi fattori. Il chicco scelto, la maturazione, la tostatura e infine la macinatura dello stesso. C’è poi quello che porta la bevanda alle nostre labbra e che fa passare il caffè dalla polvere al liquido: la pressione, i metodi e le temperature di estrazione fanno in modo che due tazzine dello stesso caffè possano avere profili totalmente opposti. Da bere come se fosse un rituale, per alcuni, il caffè è decisamente più che una bevanda utile a svegliarsi attraverso le sostanze che contiene. Ne è un esempio la torrefazione fumettistica di Andrea De Franco, che ci presenta una miscela che ha intitolato Ultima Goccia e che si mostra in tazzine di carta di quasi trecento pagine; che odorano di quella freschezza acida dei chicchi più pregiati.
Rituali e tazzine: un approccio caffeinomane al fumetto
Se scegliete di estrarre questo fumetto con la più classica delle moke da lettura, ovvero sfogliandolo per poterlo bere tutto d’un fiato, Ultima Goccia emette suoni che potrebbero ricordavi un rave. Mentre risale le camere della caffettiera di vostra scelta, i sintetizzatori acidi e le drum machine distorte riecheggieranno nella vostra cucina. Nel frattempo che aspettate di poterne assaporare i primi sorsi, di fronte a voi si prospetta una colazione particolarmente energica ed energetica. Percepite distintamente la profondità di quei bassi, quando il liquido inizia a colare dal filtro al raccoglitore. Un’esperienza che iniziate a intuire con le orecchie, perché il piacere del caffè comincia ancora prima che voi lo possiate vedere.
Alla vista, il colore di Ultima Goccia è nerissimo, scuro ma non particolarmente denso. I segni posati da De Franco sono infatti sottili, carichi di spazi bianchi quando si tratta di riempire forme. Il pieno viene raggiunto senza mai coprire totalmente con il colore. Come fossero piccole bolle d’aria che schiariscono il color pece di quel che avete nelle tazza, e da cui siete sempre più attratte e attratti. Il disegno di De Franco si dipana in inchiostrature sottilissime, liquide, mai eccessivamente cariche o sature di nero. Le pagine si riempiono quindi di minuscole macchie bianche che smorzano l’oscurità, gli donano movimento e permettono al disegnatore di mantenere quella grafomane e nervosa vena di schizzo improvvisato.L’aroma, al naso, non ha solo il prevedibile odore dell’inchiostro più puro e pungente che possiate trovare. Al contrario è un’intricata composizione olfattiva che investe subito chi si avvicina a questo graphic novel in tazzina. È un profumo che non riuscite a descrivere in modo che chi vi ascolta possa recepirlo come il profilo di una fragranza. Respirate le forme, invece. Il vostro naso si dilata e comprime per accogliere e inebriare il cervello di essenze astratte, che vanno al di là del reale e realistico e del senso stesso che Ultima Goccia vi sta solleticando. Le barriere classiche di uno schema olfattivo vengono invertite, ribaltate, allontanate dal concetto stesso di profumo che avete in testa.
Andrea De Franco proietta quel che disegna in impaginazioni che si comportano contemporaneamente da limite ma anche da valvola di sfogo. Le gabbie vengono spogliate della loro funzione e in simultanea enfatizzate, separando disegni che sono stati originariamente pensati come un tutt’uno e che quindi da un lato gli obbediscono e dall’altro se ne fregano parlando con un linguaggio proprio, libero. Il tratto si abbandona in voli lisergici e psichedelici per accogliere dentro di sé l’astrattismo completo, aiutato da un lettering che anch’esso viola e dipende nello stesso istante dalle leggi più classiche.
L’esperienza sensoriale del gesto di bere un buon caffè non può che culminare con il gesto stesso. Le particelle di liquido attraversano la vostra lingua e stimolano le vostre papille: il gusto sta facendo il suo lavoro. L’apice della vostra degustazione ha inizio, e qui comincia il momento giù narrativo di questo rito. I sapori raccontano storie, aprono le porte ai temi e alle vicende. La trama di Ultima Goccia ci fa conoscere Tazzina, una stoviglia antropomorfa. Il suo racconto ci porta a esplorare l’esistenza delle forme organiche attraverso gli oggetti, in un processo metafisico che vi si sprigiona in bocca in un’esplosione che fa sussultare il vostro palato. Una scossa però che viene somministrata con eleganza, proponendo argomentazioni filosofiche potenti e complesse attraverso un linguaggio semplice, con riferimenti linguistici e culturali al contemporaneo che rendono il tutto decisamente più semplice da deglutire.
Il nostro percorso è ora giunto al termine ed è il momento di toccare, di evocare l’ultimo senso. Le vostre dita scorrono le pagine di questo caffè a fumetti ancora inebriate dalla lettura. I sensi sono stimolati da ciò che avete appena potuto assaporare e sfiorate la grana della carta come fosse polvere di caffè. Un logo sul contenitore cattura la vostra attenzione e vi fa capire come tutto quello che abbiate letto sia assolutamente familiare a ciò che avete potuto leggere della casa editrice di cui quel simbolo, Eris Edizioni. Ancora una volta la casa editrice della discordia vi ha convinti con un lavoro costruito con sapienza e in sinergia con chi lo ha realizzato.