Nessuno si aspetta una Jolie così magistrale

Unbroken Recensione

Sapete chi è Louis Zamperini? È un ragazzo italo-americano che negli anni 30 cominciò, su sprono del fratello maggiore, a correre i 5000 metri piani, non per passione, ma per evitare di diventare un criminale. Incanalando la sua esuberanza nell’atletica leggera non solo scoprì che gli piaceva ma che era pure bravo, tanto da arrivare a rappresentare gli Stati Uniti alle olimpiadi del 1936, nella Berlino nazista di Hitler. Arrivò ottavo, dopo una rimonta clamorosa e soprattutto davanti al compagno di squadra più esperto e favorito dal pronostico. Una carriera che lo avrebbe sicuramente portato lontano se non fosse stato per una dannata guerra, a cui era chiamato a prendere parte. Durante una missione di recupero il suo aereo precipita in mezzo al Pacifico e lui, insieme a due commilitoni, gli unici sopravvissuti, rimangono naufraghi su un gommone… Per 45 giorni. Tra la fame, le insolazioni, la disidratazione e gli squali uno di loro ci lascia le penne. Louis e Phil però ce la fanno ma vengono ripescati da una nave da guerra giapponese, fatti prigionieri e spediti in un campo di concentramento. Quella che vedevano come una salvezza si era trasformata in un nuovo incubo.

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Vorremmo raccontarvi tutto il film, vorremmo davvero, perché è una storia tanto assurda quanto meravigliosa quella di Unbroken. Un uomo che impara sulla sua pelle che sopravvivere è la vendetta migliore che possa esistere. Lui però va oltre perché non vuole sopravvivere per vendetta ma per se stesso, per la sua famiglia, per il suo paese. Un viaggio all’inferno e ritorno, un autentico calvario biblico in cui ha imparato a porgere sempre l’altra guancia, senza abbassare la testa. Non ce lo saremmo mai aspettato un film così maturo e consapevole da Angelina Jolie, lei che aveva esordito alla regia con un brutto film qualche anno prima (In The Land of Blood and Honey).

Unbroken RecensioneUna storia impegnativa e rischiosa, in cui poteva benissimo fare la fine di Clint Eastwood e del suo pessimo American Sniper, scadendo nel retorico, nel banale e nel fazioso. Niente di tutto questo invece. La Jolie riesce a costruire una struttura narrativa concreta e priva di vezzi, onesta e genuina nel modo in cui si dipana nelle oltre due ore di proiezione, che non pesano affatto. Certo, il film manca totalmente di ritmo, è fisiologicamente lento ma la regista riesce, con la potenza delle immagini, a sopperire a questa importante pecca. È molto visiva la Angelina Jolie regista, parla molto per immagini relegando ai dialoghi quasi un ruolo marginale. Talvolta inciampa in qualche eccesso di ridondanza nelle inquadrature (soprattutto nella seconda parte del film, quella del naufragio) ma ha il pregio di non farsi mai scappare di mano il film. Un plauso va anche al cast: nessun volto noto, nessuna star. Solo un magnifico Jack O’Connell come protagonista (scandalosa la sua mancata nomination all’Oscar, SCANDALOSA) ed un altrettanto splendido antagonista, quel comandante Watanabe che praticamente personifica la follia cieca del conflitto, di ogni conflitto.

Unbroken RecensioneI due danno vita ad un duello intenso e a tratti straziante in cui prevale il duplice significato di alcune sequenze. Come quando a Louis viene chiesto, dopo una giornata di lavoro sulle chiatte di carbone di sollevare una pertica di legno e tenerla alzata sopra la testa. Qui si scorge come lo sforzo profuso per sopravvivere corrisponda a quello che Louis metteva sulla pista di atletica, dove nel momento più difficile della gara riusciva a trovare la forza per l’ultimo sprint, quello vincente. Qui invece si tratta dello scatto decisivo per continuare a vivere, per riabbracciare i suoi cari. Un film che colpisce e che, soprattutto, arricchisce, come le didascalie e la sequenza finale, che mostra il vero Louis Zamperini che torna a Tokyo da tedoforo (colui che porta la fiaccola olimpica).

Unbroken Recensione

Un inchino a lui, che è stato un autentico eroe ed un applauso ad Angelina Jolie che, oltre a dare una lezione di cinema e di stile al vecchio Clint, tira fuori dal cilindro un biopic rispettoso e concreto, ovviamente ignorato dall’Academy, che ultimamente sembra voler favorire a tutti i costi i campioni al botteghino piuttosto che i grandi film come Ubroken. Dopotutto è un business ma a volte non serve una statuetta sul comodino a ricordarti che hai fatto un ottimo lavoro. Nel nostro piccolo te lo diciamo noi: brava Angelina.

Simone Bravi
Nasce nella capitale dell'impero tra una tartaruga ninja, un Mazinga e gli eroi del wrestling dell'era gimmik. Arriva a scoprire le meraviglie del glorioso Sega Mega Drive dal quale non si separa mai nonostante l'avvento della PlayStation. Di pari passo con quella per i videogame vanno le passioni per il cinema, le serie Tv e i fumetti. Sembra Sheldon di The Big Bang Theory ma gli fanno schifo sia Star Trek che Star Wars. E' regolarmente iscritto all'associazione "Caccia allo Juventino".