Il genere Wuxia torna alla ribalta grazie a Mulan, ma non è la prima volta che affascina l’Occidente

La recente uscita di Mulan su Disney+ è stata un’arma a doppio taglio per il colosso statunitense. Da una parte ha consentito ai fan di mettere gli occhi su un prodotto tanto atteso anche senza andare al cinema, dall’altra è diventata un facile bersaglio per le critiche dovute al prezzo del noleggio. Con malcelato disprezzo, alcuni hanno etichettato la pellicola come un mediocre wuxia. Come andremo a scoprire in questo articolo, però, il genere wuxia è una cosa seria, che racconta molto della cultura cinese.

Wuxia: che cos’è?

Gran parte del fascino delle lingue orientali è costituita dalle modalità di costruzione delle parole, molto differenti dalle nostre. Per capire il genere è quindi più che mai necessaria un’analisi etimologica. Wuxia è composto dalla particella wu, che significa letteralmente marziale, militare; e da xia, che si traduce più o meno con cavalleresco, onorevole. Sebbene i personaggi  del wuxia non condividano con i cavalieri occidentali i nobili natali o il potere militare, ne abbracciano lo stesso codice morale, che impone di proteggere i deboli e gli oppressi.

La via dello xia

Gli eroi delle storie wuxia vengono anche chiamati xia e vivono secondo i valori confuciani di gentilezza, lealtà, coraggio e desiderio di gloria, perseguiti anche a dispetto del senso di autoconservazione. Uno xia è sempre disposto a sacrificare la vita per una buona causa, spesso andando contro la legge e il potere costituito. Anche ripagare i gesti di benevolenza altrui, di qualsiasi entità, è un imperativo categorico. L’ultimo valore, il più controverso, è la vendetta: sebbene molti prodotti del genere siano storie di rivalsa, essa va contro dettami buddisti tipici del wuxia come perdono e divieto di uccidere.

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Componenti narrative ricorrenti

Come ogni genere, il wuxia presenta alcune caratteristiche ricorrenti che avvicinano le diverse opere. L’ambientazione è sempre la Cina antica e premoderna, che il più delle volte rimane sullo sfondo, sacrificando il rigore storico in favore del fascino mitico. Il protagonista è molto spesso un giovane di umili origini, il quale subisce in prima persona o assiste a una tragedia che gli cambia la vita. Giurata vendetta, inizia un viaggio che lo porterà lontano da casa per imparare le arti marziali da diversi maestri, in una successione di prove sempre più estenuanti. Al termine dell’allenamento il ragazzo è diventato un uomo e un guerriero quasi ineguagliabile, pronto a tornare a casa per vendicare i soprusi subiti e proteggere i più deboli. Se questo è il modello di trama più gettonato, ne esistono altri più particolari, come quelli delle storie di Gu Long. Il combattente di arti marziali diventa qui anche un investigatore, che offre i suoi servigi a un signorotto locale per far luce su delitti e omicidi. Magia, divinità, mitologia tradizionale e romance sono altri elementi ricorrenti.

Non solo arti marziali

Tutti pensano al wuxia come sinonimo di arti marziali, spesso esagerate e allontanate dai loro codici millenari per esigenze di spettacolo, ma il genere offre anche altre fonti di intrattenimento. Le storie wuxia sono sorprendentemente piene di armi da taglio, soprattutto spade e lance, senza disdegnare i semplici bastoni di legno. Spesso anche i mobili e gli altri elementi delle ambientazioni vengono utilizzati come oggetti contundenti. Nelle arti marziali, poi, la forza mentale è importante almeno quanto quella fisica. Il qi, un’energia interiore simile al chakra di Naruto o al ki di Bleach, viene concentrato in singoli colpi dai personaggi per renderli potentissimi. Un’altra componente fondamentale del wuxia è l’arte del dianxue, attraverso la quale i guerrieri toccano i punti di pressione tipici dell’agopuntura, paralizzando o uccidendo all’istante gli avversari. Chi ha seguito le avventure di Ken il Guerriero o ha visto Kill Bill Vol. 2 sa bene di cosa stiamo parlando.

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Il wuxia nella cultura

Letteratura

Sebbene le storie wuxia affondino le loro radici agli albori della storia della Cina, il termine vero e proprio è stato coniato solamente nel XX secolo. Gli anni Venti sono un periodo di fioritura per il genere, che viene utilizzato per criticare gli stessi valori confuciani e la famiglia tradizionale cinese. Viene messo in luce il lato più sovversivo degli xia, che divengono eroi davvero fedeli solo al proprio codice d’onore e spesso si ribellano all’autorità. Leggenda degli strani spadaccini di Pingjiang Buxiaosheng è uno dei lavori più rappresentativi dell’epoca. Dopo un bando del governo cinese durato più di cinquant’anni, il wuxia torna in scena grazie ad autori come Xiao Yi e Gu Long, che modernizzano il genere fondendolo con temi e atmosfere più moderne, come fantascienza e detective story. Prima di chiamarsi wuxia, le gesta degli xia venivano prima tramandate oralmente e poi trasmesse nelle prime versioni scritte all’epoca della dinastia Han (206 a. C.-220 d.C.). Le testimonianze più antiche di storie romanzate si hanno invece durante il regno della dinastia Song (960-1279): I briganti, basato su una rivolta avvenuta nel 1121, ne è l’esempio principale.

Cinema

Quella sul grande schermo è la declinazione del wuxia più conosciuta in Occidente, grazie ad attori che hanno fatto la storia come Jet Li e Jackie Chan. Il wuxiapian, il cinema delle arti marziali in costume, non deve però essere confuso con il più comune gongfupian, il film di kung fu. Le avventure degli xia presentano maggior cura nella trama e nello sviluppo dei personaggi, mentre il gongfupian mette al centro i combattimenti. Tra le più celebri pellicole wuxia c’è sicuramente La tigre e il dragone (Ang Lee, 2000), capace di vincere quattro Oscar grazie a una regia di alto livello, dialoghi poetici e paesaggi eterei. Più “anziano” è invece Once upon a time in China (Tsui Hark, 1991), capolavoro del cinema hongkonghese che fonde umorismo e critica all’occupazione britannica della Cina raccontando la vita dell’eroe nazionale Wong Fei Hung. Il più raffinato film wuxia è forse Hero (Zhang Yimou, 2002), che fa dei colori e della cura maniacale nelle coreografie dei combattimenti i propri marchi di fabbrica. Impossibile, poi, non citare Bruce Lee, capace di portare per primo in Occidente i valori fondamentali del wuxia grazie a lungometraggi ambientati in epoche più recenti, ma animati dallo stesso spirito.

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Videogiochi

Il mondo dei videogiochi si è lasciato affascinare dal Wuxia esattamente come gli altri media. I risultati principali sono di due generi ben distinti: l’hack and slash e lo strategico. Al primo gruppo appartiene Dynasty Warriors, una saga famosissima e ultraventennale che mette il giocatore di fronte a orde di nemici sempre più numerose. Il primo episodio segue perfettamente le regole del wuxia: il personaggio giocabile partecipa infatti a diverse battaglie del periodo dei Tre Regni (220-280 d. C.), fino all’unificazione della Cina sotto un unico sovrano. Heavenly Sword, uscito al lancio di PS3 nel 2007, propone un gameplay simile, aggiungendo varietà grazie alle diverse posture che la protagonista può  impiegare in combattimento (alla Ni-Oh, per intenderci). La serie Martial Kingdoms, invece, appartiene al genere strategico.

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Manga e anime

Le avventure Wuxia hanno ovviamente ispirato i vicini del giapponesi e coreani, che spesso e volentieri le hanno riprese nei manga e negli anime. Il cacciatore di taglie Yongbi, protagonista dell’omonima opera, è un perfetto xia: apparentemente inaffidabile, affina la propria tecnica giorno dopo giorno fino a ottenere il soprannome di “invincibile”. In Gosu Gang Ryong parte per un lungo viaggio per vendicare il proprio maestro, tradito dai suoi stessi uomini. Uscendo dal confine più stretto del genere wuxia, il fascino delle arti marziali a mani nude non risparmia le opere più famose. In Naruto Rock Lee e Gai vivono un classico rapporto maestro-allievo e decidono più volte di spingere il proprio corpo oltre i limiti per sconfiggere i nemici del villaggio della Foglia. Persino nel mondo di Bleach, in cui ogni personaggio è identificato attraverso la sua spada, il capitano Soi Fon combatte a mani nude, senza curarsi delle conseguenze.

Il genere Wuxia affonda le radici molto in profondità, nei valori fondanti dell’identità cinese. Attraverso le sue storie è possibile capire molto della cultura orientale, oppure godersi semplicemente trame epiche e combattimenti perfettamente orchestrati. Ecco perché non dovremmo sottovalutarlo.

Marco Broggini
Nasce con Toriyama, cresce con Ohba e Obata, corre con Shintaro Kago. Un percorso molto più coerente di quello scolastico: liceo scientifico, Scienze della Comunicazione, tesi su Mission: Impossible, scuola di sceneggiatura. Marco ha scoperto di essere nerd per caso, nel momento in cui gli hanno detto che lo sei se sei appassionato di cose belle. Quando non è occupato a procrastinare l'entrata nel mondo del lavoro, fa sport che nessuno conosce e scrive racconti in cui uomini e gatti non arrivano mai alla fine.