Dai pomeriggi passati alla tv fino al bacino di varietà streaming: l’educazione sentimentale e sessuale delle serie tv
Cari mamma e papà, scusateci, ma abbiamo avuto altri genitori. È proprio così che è stata definitiva un’intera generazione cresciuta con delle figure parentali surrogate: i figli della televisione. Messi davanti ai programmi pomeridiani dopo le giornate tra i banchi di scuola, dove la merenda veniva spartita con compagnetti irreali, fantastici, giocando con loro oltre lo schermo, bambini e bambine sono diventati ragazzi e ragazze, poi uomini e donne scandendo il passaggio dei loro anni basandosi su cosa in quel determinato momento della loro vita, in quel preciso istante della loro formazione passavano in tv, mentre erano intenti ad assorbire da essa e a trarne il giovamento per crescere sani, preparati e forti.
Vero e proprio educatore il ruolo che il tubo catodico si è trovato a ricoprire, sviluppando un bagaglio iniziale delle esistenze dei suoi giovani spettatori, che dalla base delle conoscenze di ciò che accadeva ai loro personaggi sul piccolo schermo potevano supporne la maniera per affrontare le stesse peripezie nella realtà. Cosa significa crescere, rispettare le regole, perché è importante andate bene a scuola, voler bene ai propri amici, essere fedeli e leali, ma insieme tosti e orgogliosi di quello che si è.
E, tra gli insegnamenti fondamentali sul come trascorrere la propria vita, l’affrontare le relazioni e lo scendere a patti con l’esistenza di sensazioni peculiari chiamate sentimenti è stato uno degli esami di fronte a cui la tv ha posto i propri spettatori, volendoli preparare totalmente all’immersione nello scambio e nell’interazione principale umana, raccontandone i rapporti interpersonali e le dinamiche di accoppiamento.
Allora ragazzi, facciamo un discorsetto…
L’educazione sentimentale e sessuale, tante volte mancanti nella sistematica e istituzionalizzata sede scolastica, è stata tra le basilari discipline di apprendimento di quei figli che non avevano il coraggio di affrontare tale discorso con i propri genitori e che, di contro, vedevano mamma e papà alquanto restii a spiegare loro come una pratica naturale come lo scambio di pelle e fluidi potesse rappresentare una parte normalissima, fondamentale e attuabile con serenità della loro esistenza.
Problemi che le serie di questa generazione televisiva non si sono mai poste in termini di vergogna o difficoltà, bensì assumendo il ruolo di pedagoghi e inoltrando il giovane pubblico nelle esperienze più singolari, spettro di una verità più grande in cui andavano confluendo carnalità e relazioni.
È avvenuta perciò così la crescita di moltissimi spettatori: imparare ad amare i personaggi dei loro programmi televisivi ha significato apprendere di riflesso la maniera con cui entrare in contatto con il sesso con cui si desiderava interfacciarsi.
Ha mostrato come due amici quali Monica e Chandler possano aver scoperto di essere fatti l’una per l’altra dopo anni di conoscenza in Friends, che due persone di estrazione diversa come Ryan e Marissa di The OC potevano comunque trovare un terreno comune su cui amarsi, fino all’arrivo e alla libertà sessuale di Carrie Bradshaw e delle sue amiche in Sex and the City, che delle chiacchiere da letto hanno fatto il loro modo per scoprire qualcosa di se stesse e del mondo che le circonda, con un’indipendenza mai stata tanto briosa fino ad allora come nella serie di Darren Star.
L’educazione sentimentale e sessuale della serie tv
Se Gustave Flaubert con la sua L’educazione sentimentale ha forgiato l’anima e la (in)consapevolezza emotiva di letterati e appassionati, la televisione è stata confidente e maestra di fiducia di una larghissima fetta di pubblico, tanto da puntare sempre più su veri aspetti specifici del nucleo relazionare dei suoi personaggi, che potesse così arrivare alla mescolanza tra aneddotica e intrattenimento.
Un connubio che nel 2013 è arrivato a rendere le scientificità dell’apprendimento un bacino in cui unire la narrazione seriale con il Master of Sex di Michelle Ashford, dove viene messa in scena proprio la scoperta dei primi studi sulla sessualità, intervallata dagli squilibri e rincorsi amorosi dei protagonisti William Masters e Virginia Johnson.
E come proprio il dottor Masters ha avuto bisogno della sua Johnson per avanzare e avvalorare le sue scoperte scientifiche – e emozionali -, così anche la tv si è vista affiancarsi da un aiutante che le ha permesso di arrivare ancora più capillarmente nell’ambito domestico degli spettatori, dove con Amazon e Netflix la fruizione del prodotto mediale è diventata una pratica ripetuta e ramificata, aumentando le possibilità di coinvolgimento e di apertura di temi e argomenti.
Proprio su una piattaforma come Netflix sono andate infatti raggruppandosi tutta una serie di verità di genere, sessualità e identità che hanno contribuito ad espandere ulteriormente le lezioni impartite dalla compagna tv, entrando sempre più nel particolare per sostenere il pubblico nella propria ricerca di possibilità e risposte.
La summa del Sex Education di Netflix
Tra documentari, reality show, lungometraggi incandescenti e serie tv canoniche, Netflix ha offerto allo spettatore una gamma di possibilità che vanno dall’approfondimento all’esplorazione di universi completamente inediti che viaggiano dalle perversioni alla sana curiosità erotica, per non parlare dell’incredibile ritorno alla rom-com che sembrava essersi da tempo diramata, tornata alla carica con le produzioni del colosso streaming e che, tra i suoi prodotti di punta, ha avuto nel corso degli anni proprio la serie Love.
Questa longevità dell’argomento e il suo estendersi oltre la standardizzazione a cui la maggior parte degli spettatori era abituato ha concesso un avanzamento delle tematiche e un’indagine ancora più approfondita, che nella serie Sex Education di Laurie Nunn ha trovato la sua summa generale.
Madre professionista nell’ambito della sessualità e figlio che non riesce ad aprirsi fisicamente ed emotivamente con nessuna ragazza, il prodotto Netflix ha saputo collocare con intelligenza le chiavi di volta che segnano il passaggio dalla vita fanciullesca a quella pre-adulta, la fase preliminare del voler fare sesso, ma non sapere ancora di cosa si tratti e, ancor più, del desiderio di condividere un amore sentendosi, così, ricambiati, tentativo altrettanto complicato.
Nella sua semplicità Sex Education ha racchiuso ciò che, singolarmente, le altre serie e produzioni Netflix hanno cercato di delineare, comprendendo di avere a che fare, ormai, con un pubblico informato, ma sapendo anche che con delle linee guida, avrebbe potuto comunque trovare ancora molto da imparare.
La contemporaneità di Fleabag e Euphoria
Perché se, infatti, quei figli della tv hanno fatto della scatola quadrata la loro professoressa, quest’ultima ha dovuto comunque sapersi mantenere al passo con l’evoluzione degli individui confrontandoli con il contesto culturale e sociale in cui sono inseriti, che cambia drasticamente la maniera di essere e di come rapportarsi. È per questo che una serie acclamata come Fleabag è l’apice di una nuova conoscenza per ciò che riguarda la protagonista principale, il suo interagire con l’altro, il suo vivere a proprio modo la sessualità.
L’impersonificazione con il personaggio di Phoebe Waller-Bridge è avvenuta in modo talmente immediato e avviluppante che è stato un ritratto veritiero quello riportato nella descrizione di una donna inquadrata nell’esistenza urbana, lavorativa, umana di oggi, prendendone pregi e i tantissimi, tantissimi difetti, dove non è soltanto il genere femminile ad aver avvertito l’onestà con cui il personaggio si voleva raccontare, ma un pubblico tutto che ha saputo riconoscerne l’interesse per i sentimenti, i turbamenti e le perplessità – anche ironiche e spiritose – da lei argutamente analizzate.
Come avvenuto anche con una serie che ha voluto concentrarsi su quella che è la contemporaneità dei giovani americani di oggi e di cui il We Are Who We Are di Luca Guadagnino potrebbe essere l’erede. Euphoria della HBO, con la sua splendida Zendaya protagonista, ha spalancato il regno dei disagi adolescenziali edificati su scambi social sessuali e incapacità di sapersi aprire, amare e apprezzare prima singolarmente e, poi, in relazione agli altri.
Le varie declinazioni del sesso e della sua maniera di modificare i rapporti ha tratteggiato l’incompatibilità della voglia di divertimento dei suoi protagonisti e il reale raggiungimento di tale scopo, scandagliando le illusorie aspettative che si hanno a quella età e prendendo coscienza di come, ancora una volta, le cose siano cambiate.
Quando i sentimenti e il sesso diventano scandalo
Ruoli e posizioni che qualcuno vedrebbe come mutati nella loro interezza. Se la tv e le piattaforme devono, dunque, assumersi il compito di educare lo spettatore, quello della pellicola francese Cuties è stato un caso limite altrettanto paradigmatico, dove l’impazienza ha battuto la sostanza, le polemiche hanno offuscato i discorsi fruttuosi che potevano – e in parte sono – nati attorno al film.
La sessualizzazione del corpo femminile in età precoce è, senza ombra di dubbio, un altro aspetto così istantaneo se si pensa alla contemporaneità dei media e dei social che il dibattito scaturito ha potuto permettere osservazioni che, senza l’esistenza del lungometraggio di Maïmouna Doucouré, non avrebbero forse avuto la medesima rilevanza, usando ormai anche il clamore e lo scandalo ai fini di incentivare i discorsi su quello che accade alla società di oggi, a costo di far andare fuori strada.
Se, però, il sesso è sempre stata merce da vendere, anche in forma mediale, è il suo lato più intimo che ancora una volta è ciò che spinge lo spettatore ad addentrarsi nelle dinamiche conflittuali e interscambiabili dei protagonisti, come avviene con i personaggi e la storia di Normal People, dove le atmosfere e i silenzi racchiudono l’impossibilità di saper comunicare nell’era più interattiva pensabile, rivelando ancora una volta che è come persone che dobbiamo prima di tutto crescere, per entrare poi in contatto con l’altro.
Una palestra di corpi e immaginazioni il mondo delle serie tv e la maniera in cui sono state al passo per insegnarci cosa e come si può, si deve, non si deve, si dovrebbe vivere. Un qualcosa di romanzato che, però, vuole mostrarci il modo in cui si può essere e da cui ci viene consigliato di poter attingere, facendo in modo tale da costruire le nostre esperienze, ma non dimenticando mai quelle dei nostri compagni di finzione.