Come i racconti di fantascienza di autori italiani, per lungo tempo ignorati da tutti, stanno iniziando a riaffermarsi nel panorama editoriale
A luglio è uscito in edicola il numero il n. 84 di Urania Millemondi, il supplemento stagionale della collana mensile, dal titolo Strani Mondi. Si tratta di una raccolta di 15 racconti di fantascienza scritti da 17 autori italiani (alcuni a quattro mani): un’operazione quasi inedita per Urania, che ha suscitato un certo clamore. Ma la collana da edicola di casa Mondadori si innesta su un trend che negli ultimi anni sembra affermarsi sempre di più, a differenza di quanto avvenuto nei decenni passati: quello dei racconti italiani di fantascienza.
Racconti italiani di fantascienza: una garanzia di invendibilità
Nel piccolo mondo antico dell’editoria, ci sono notoriamente cose che vendono e cose che non vendono. Non per una questione di qualità, quanto per tendenze di mercato a feedback positivo secondo le quali se una cosa guadagna l’etichetta di “invendibile” non viene proposta, e di conseguenza non vende, e quindi verrà dichiarata invendibile e non verrà proposta, e così via. In questo sistema perverso, ci sono alcune categorie particolarmente svantaggiate.
In media, un autore italiano vende sempre meno di uno straniero, per una diffusa esterofilia di fondo dovuta probabilmente al fatto che molta della cultura popolare viene importata, principalmente dagli USA e altri paesi anglofoni. La fantascienza, si sa, vende meno di altri generi più dignitosi, al punto che anche molti autori affermati in altri ambiti le si avvicinano facendo finta di non conoscerla. Infine, la narrativa breve vende meno dei romanzi, perché un banale conto della serva basta a capire che se una storia è più corta è più facile da scrivere, e quindi avrà meno valore nella lettura.
Mettendo insieme tutto questo, si capisce come pubblicare racconti di fantascienza di autori italiani risulti per un editore un investimento a fondo perduto, e quindi, per un’impresa che vuole stare sul mercato, da evitare assolutamente. E così è stato per molto tempo, più o meno da quando la parola “fantascienza” ha iniziato a girare come trasposizione dell’inglese “science fiction”. Oggi però iniziano a scorgersi alcuni segnali che questa tendenza si sia invertita, e l’attenzione per le storie brevi stia gradualmente aumentando, al punto da giustificare quell’investimento.
Racconti fantastici e dove trovarli
A essere onesti non si può certo dire che i racconti siano mancati in passato. Di autori italiani di fantascienza ne esistono decine e decine, attivi già dagli anni ’60, e bene o male tutti loro hanno iniziato la loro carriera scrivendo e pubblicando racconti. Quello che è sempre mancato è però uno sbocco professionale per queste storie, che nella maggior parte dei casi finivano per approdare su riviste a diffusione molto limitata (da Urania nella forma rivista a Oltre il cielo, fino a Galassia) a oppure le numerose fanzine che per hanno costituito l’ossatura del fandom almeno fino all’avvento di Internet.
Ancora oggi questo tipo di pubblicazioni persiste, e se da una parte la Rete ha permesso di portare in forma digitale quelle che un tempo erano le fanzine stampate in casa e spillate, dall’altro ha contribuito a un’ulteriore frammentazione in circoli e sottogeneri che rende molto più difficile tenere traccia delle varie pubblicazioni. Il self publishing costituisce un ulteriore elemento di disturbo, perché anche se esistono autori indie del tutto professionali e affidabili, è difficile scovarli nel vasto mare della classifica Amazon che varia di ora in ora ed è spesso dominata da titoli di dubbia qualità e dal sospetto numero di recensioni entusiaste tutte molto simili tra loro.
Ma allora, se si vuole andare a caccia di racconti fantastici (perché spesso fantascienza e generi affini come fantasy, horror e weird condividono le stesse pagine), dove bisogna cercarli? Certamente uno dei punti di partenza migliore è la rivista Robot, fondata nel 1976 da Vittorio Curtoni e proseguita per 40 numeri prima della sospesione. Dopo una lunga pausa la pubblicazione è stata ripresa nel 2003 sotto il marchio Delos Books, sempre a cura di Vittorio Curtoni e, alla sua scomparsa, di Silvio Sosio.
Robot è attualmente l’unica rivista di fantascienza attiva e stabile in Italia, con 3 numeri all’anno in cui oltre ad articoli e approfondimenti vengono solitamente inclusi racconti vincitori degli ultimi premi internazionali come Nebula e Hugo, e soprattutto storie di scrittori italiani. Sulle pagine di Robot sono passati più o meno tutti gli autori di spicco della fantascienza italiana, e si tratta quindi del posto ideale da cui iniziare la caccia.
Un’altra pubblicazione longeva e che acquisito nel tempo una certa autorevolezza sono le antologie della serie Mondi Incantati, ovvero la selezione dei migliori raconti pervenuti al Trofeo RiLL, premio per racconti fantastici attivo dal 1994, la cui premiazione si svolge ogni anno all’interno del Lucca Comics & Games. Anche qui si possono trovare molti dei nomi che si sono poi distinti nell’ambito della narrativa fantastica, ma le modalità di selezione del concorso permettono anche ad assoluti esordienti di trovare spazio sulle pagine del volume annuale. Si possono citare anche vari altri tentativi di riviste o raccolte periodiche, con diversi gradi di continuità e livello qualitativo: Short Stories della Edizioni Scudo, serie di raccolte di autori vari pubblicate in digitale o print on demand, iniziata nel 2008 e ancora attiva pur senza una cadenza precisa; Andromeda, confluita poi in Lost Andromeda Tales, anche qui con un paio di numeri all’anno; il progetto N.A.S.F. (Nucleo Autori Science Fiction), che produce un’antologia annuale a tema; Il Buio, versione italiana della rivista The Dark Magazine, che divide a metà il suo spazio tra traduzione e autori italiani, anche se in questo caso focalizzati più sull’ambito horror/weird. Tra i progetti conclusi vale la pena citare Alia Evo, durata nella forma di antologia lo spazio di 3 numeri per poi diventare una collana di romanzi e Parallàxis, rivista estremamente curata che oltre a racconti ospitava veri e propri saggi e rassegne fotografiche.
Infine non si può ignorare il settore delle webzine, che hanno sostituito in buona parte le vecchie fanzine di carta. Qui il panorama si fa molto più confuso, anche perché in molti casi è difficile individuare una precisa collocazione di genere, ma tra quelle che dedicano una particolare attenzione alla fantascienza o al fantastico in senso ampio si possono trovare Nuove Vie, Spore Rivista, la community Penne Matte e Minuti Contati, forum di scrittori con una vetrina dedicata ai migliori racconti usciti dal concorso omonimo.
Tutto questo rappresenta il fitto sottobosco che gli autori di fantascienza italiani sono tenuti ad attraversare per poter raggiungere qualche lettore, ed è appunto un livello di diffusione non molto diverso da quello che si è sempre trovato nel settore. Ma come dicevamo, pare che le cose stiano cambiando ed emerga gradualmente una maggiore attenzione sulla narrativa breve degli autori di casa nostra.
La corsa al racconto italiano di fantascienza
Intendiamoci, nessuno dice che prima di dieci anni fa raccolte di racconti non ne uscissero, ma ultimamente sembrano più frequenti e soprattutto più richieste dal pubblico stesso, che in precedenza sembrava più costretto tanto da vittima che da carnefice in quel circolo vizioso dell’invendibilità. Non è facile individuare un punto preciso in cui i racconti di fantascienza italiani hanno preso a essere considerati più che un prodotto di scarto del mercato editoriale, ma possiamo tentare di tracciare alcuni passi rilevanti in questo percorso di sdoganamento che è ancora in atto.
Una menzione doverosa è quella delle antologie curate da Gian Filippo Pizzo, che fin dal 2010 si è occupato di mettere insieme raccolte a tema pubblicate poi presso editori diversi (Bietti, Della Vigna, La Ponga, Homo Scrivens). Il tema viene proposto agli autori in una call for papers su cui poi viene eseguita la selezione. Grazie al lavoro di Pizzo, sono state pubblicate più una dozzina di antologie nelle quali si trovano sia nomi noti che nuove proposte del panorama, impegnati su argomenti più disparati: dalla guerra alla musica, dalla matematica alla legge, dall’arte alla religione. Nel 2016 pubblica anche Oltre Venere, la prima raccolta composta interamente da racconti di autrici donne.
Tra i contributi provenienti da case editrici meno specializzate è degno di nota l’antologia Intanto da qualche parte nello spazio pubblicato nel 2016 da Gorilla Sapiens, che riconosce l’appartenenza del suo nome a un racconto di Lyon Sprague De Camp e compone un volume con i racconti di fantascienza scritti per lo più dagli autori della propria scuderia. Le storie contengono qualche ingenuità, come ci si può aspettare da chi non è del tutto familiare col genere, ma il progetto mantiene comunque una sua personalità ben definita.
Un altro passo importante è l’antologie Propulsioni d’improbabilità, pubblicata nel 2017 da Zona 42. La casa editrice modenese, nata da appena tre anni con l’intento dichiarato di portare in Italia romanzi mai tradotti, fa inversione a U e propone ai suoi lettori l’opposto: autori italiani in forma breve. La raccolta è curata da Giorgo Majer Gatti (uno dei redattori della citata rivista Parallàxis) e ha la particolarità di includere i lavori di autori “mainstream” o comunque non propriamente legati alla fantascienza, tra cui alcuni candidati al Premio Strega. L’operazione ha l’obiettivo di offrire una panoramica dello stato attuale del genere, fornendo anche un’introduzione critica allo sviluppo della fantascienza italiana nell’approfondita introduzione di Gatti.
In tutto questo un altro attore fondamentale è Delos Books, che forte di un parco autori ben addestrato ha messo in circolazione negli ultimi anni diverse raccolte notevoli. Nel 2017 ne escono due: Nuove Eterotopie, un’antologia di racconti appartenenti alla corrente del connettivismo, a cura di Sandro Battisti e Giovanni De Matteo, con bonus track una novelette di Bruce Sterling, patron adottivo del movimento; e Materia Oscura, curata da Emanuela Valentini, che propone di nuovo una selezione di sole autrici donne. Nel 2018 abbiamo invece un esperimento curioso, La vittoria impossibile, antologia di “ucronie sportive” gestita da Andrea Pelliccia. Uno dei libri più caratterizzati è però del 2019, e già dal titolo chiarisce le sue intenzioni: Atterraggio in Italia, ideata da Linda De Santi e Simonetta Olivo, che hanno chiamato a raccolta gli autori arrivati finalisti al Premio Urania Short e invece di far andare sprecati i loro lavori hanno fatto in modo di portarli ai lettori.
Sempre nel 2019 esce anche il volume 1 di Prisma, ibrido di rivista e antologia proposto da Moscabianca Edizioni, che nelle intenzioni vedrà un nuovo numero ogni anno, raccogliendo nuove voci della fantascienza italiana. In Prisma infatti si trovano nomi per lo più sconosciuti nell’ambiente, e laddove alcune voci possono apparire più immature per gli appassionati di lunga data, la freschezza e l’alta cura del progetto compensano pienamente.
E si arriva così a Strani Mondi, che non a caso porta lo stesso nome della convention milanese che dal 2015 è diventata un punto di riferimento per la narrativa di genere italiana, e al tempo stesso riprende anche il titolo di una precednete antologia pubblicata su Urania, Strani Giorni, che a sua volta comprendeva racconti di soli autori italiani. Era il 1998, e da allora sono passati più di vent’anni: tanto c’è voluto perché su Urania, che per molti versi si può considerare uno dei protagonisti nella diffusione della fantascienza in Italia, trovasse spazio una nuova antologia di questo tipo. Già negli ultimi anni comunque la collana aveva mostrato segni di apertura verso le storie brevi degli scrittori di casa propria, includendo un racconto italiano alla fine di ogni volume e indicendo il Premio Urania Short, una sezione alternativa del più consolidato Premio Urania, dedicata appunto alle storie brevi.
Missione compiuta, vissero tutti felici e contenti? Difficile essere così ottimisti. L’uscita di Strani Mondi è senza dubbio un segnale incoraggiante, perché mostra come anche per una casa editrice di grandi dimensioni (Urania è pur sempre parte di Mondadori) sia quanto meno concepibile l’idea di dedicare uno slot nel suo programma editoriale ai racconti di autori italiani. Finora questo salto di fede era stato compiuto principalmente da case editrici piccole e specializzate, che si muovono con diversi gradi di libertà in più e soprattutto hanno ben poco da perdere.
Per Mondadori, too big to fail, ogni mossa deve avere un ritorno sicuro, e forse ha aspettato che il mercato fosse abbastanza maturo da poter accogliere questa novità, che novità alla fine dei conti non era. Ma pensare che questo sia il punto di arrivo sarebbe un errore, perché di strada da fare ce n’è ancora molta.
Prima i racconti italiani!
È importante specificare che questo non vuole essere un manifesto di autarchia narrativa fantascientifica. Forse sarebbe anche piuttosto facile cavalcare il sentiment e lanciare appelli del tipo “leggete italiano!”. Ma non bisogna cadere nell’errore di considerare i racconti di fantascienza italiani meritevoli a priori, in virtù della loro nazionalità.
Al contrario, creare una specie di categoria speciale, un girone chiuso in cui competono solo le opere italiche sarebbe controproducente: la fantascienza italiana ha a lungo sofferto di questa autoreferenzialità in cui il confronto era solo all’interno dei propri confini, tra professionisti che si conoscono tutti di persona perché si incontrano un paio volte all’anno alle convention. È probabile che questo atteggiamento abbia in parte contribuito a limitare la crescita di un ambiente culturale vitale e capace di confrontarsi con la critica “ufficiale”.
La vera sfida è là fuori, e questo uno scrittore di fantascienza dovrebbe capirlo meglio di tutti. Se anche la nuova generazione di autori è cresciuta con paradigmi diversi e una maggiore consapevolezza del mondo al di fuori della staccionata, è importante che questa conoscenza non venga ignorata abbassando lo sguardo sul proprio pezzetto di terra coltivata a maggese e accontentarsi di quello.
Ci sono almeno due passi importanti che la fantascienza italiana deve cercare di compiere. Uno: confrontarsi con gli scrittori che non scrivono fantascienza, e farlo nel loro territorio, fuori dalla comfort zone di collane ed editori amici; dalla loro, gli autori di fantascienza hanno il fatto che il mondo di oggi è quello che raccontava il cyberpunk, Black Mirror è già qui e i nerd hanno vinto. Due: iniziare a trovare un proprio spazio nelle pubblicazioni internazionali, e far girare qualche nome italiano sulle riviste e perché no, nelle shortlist di qualche premio. Qualcuno ci sta già provando, e i primi sparuti risultati si possono scorgere, quindi non è di una vittoria impossibile che stiamo parlando.
Quindi, arrivati a questo punto, non rimane che una cosa da fare: leggete racconti di fantascienza italiani! Non necessariamente prima degli altri, ma dategli una possibilità. Se vi piacciono, fatelo sapere agli autori e agli editori. E se non vi piacciono, fateglielo sapere ancora meglio.