Andy Serkis, con la furia di Carnage, prova a ridefinire l’identità di Venom portandoci su pagine mai disegnate prima nell’immaginario Marvel
Dopo il deludente approdo al cinema di Venom (salvato unicamente dalla presenza di Tom Hardy), la pellicola di Serkis ha l’annoso dovere di riscattare una delle figure più brutali e affascinanti dell’universo Marvel. Ci sarà riuscito?
Venom: La furia di Carnage (dal 14 Ottobre al cinema).
Riuscire a creare un film stand alone su di un villain è stata una sfida troppo ardua persino per Sony. La prima volta che abbiamo visto sul grande schermo il Venom di Tom Hardy siamo rimasti ampiamente delusi. Le aspettative erano altissime, ma purtroppo il lungometraggio diretto da Ruben Fleischer non è stato all’altezza di Eddie Brock.
Con il passaggio di testimone a favore di Andy Serkis l’asticella, per un personaggio ingiustamente maltrattato, si è alzata di molto. Serkis, dopo una leggendaria carriera attoriale, caratterizzata da alcune delle più suggestive interpretazioni in motion capture della storia, ha iniziato a cimentarsi anche dietro la macchina da presa dal 2017. Una grande responsabilità, ma il CV parla chiaro e la possibilità di sperimentare ulteriormente c’era (senza avere l’effettivo rischio di perdere qualcosa). Come dare spolvero, però, ad un sequel non troppo atteso? Donandogli il più violento e sanguinolento villain dell’intero universo Marvel.
Cletus Kasady è sempre stato un elemento di rottura nella casa delle idee. Le carneficine di Carnage sono divenute celebri sulle pagine di Spiderman, e affrontarlo, per Peter Parker, è sempre stata un’impresa durissima. La follia omicida, il gusto per il sangue, il ragionamento fuori dagli schemi, la brutalità e la mancanza di un codice etico hanno sempre definito Carnage come uno degli antagonisti più ostici del ragno di quartiere.
Il compito di dargli vita sul grande schermo è stato affidato al grande Woody Harrelson che, con sapiente perizia, è riuscito nell’intento. In Venom: La furia di Carnage, il simbionte rosso è perfettamente fedele a quello dei fumetti Marvel. Violento e brutale. Folle e privo di scrupoli. Una controparte degna di quella ideata da David Micheline e Mark Bagley.
Il suo approdo, narrativamente parlando, è oltretutto immediato. La storia, sin dai primi minuti, scorre veloce e, in appena un’ora e mezza di proiezione, tutti quanti gli eventi ci riportano, sin dal principio, dove ci eravamo lasciati con il precedente capitolo. Il rapporto tra Brock e Kasady si infittisce frame dopo frame e, di lì a poco, arriva l’esplosione definitiva.
Alcuni elementi sono cliché già visti, ma per una pellicola che ha tutto fuorché una ricercatezza autoriale, glielo perdoniamo.
Lo script scatta e spinge verso il confronto, senza curarsi di dettagli capaci di arricchire una trama che, di per sé, ci appare tanto lineare quanto, mestamente, sciapa.
Comprendiamo la voglia di arrivare immediatamente al dunque per poter ravvivare lo spirito dello spettatore, ormai sopito dopo le reminiscenze del prequel, ma qualche dettaglio o ricamo ulteriore avrebbe comunque permesso alla trama di arrivare a destinazione senza intoppi.
Serkis però vuole correre, ha un’idea chiara e ce la piazza davanti gli occhi senza chiedere il permesso a nessuno. Vuole donarci un nuovo Venom, completamente scardinato dai vincoli del passato.
Scordatevi il brutale simbionte di Origine Oscura, ma abbracciate l’antieroe di Protettore Letale.
Il nostro immaginario, pertanto, viene scombussolato (seppur superficialmente), ma la fedeltà fumettistica c’è e permea anche in questa versione 2.0 molto più in linea con l’MCU.
La versione di Hardy, oltre che giovare di un ottimo interprete (che dimostra nuovamente la sua incredibile poliedricità), è irruenta, goffa, divertente e politicamente scorretta. Dovrà incupirsi un po’ e provare a donare al pubblico un Io più malvagio in futuro, ma il tempo è comunque dalla sua parte e, in questo momento, correre non servirebbe a molto.
Il mostruoso “vigilante” di San Francisco piomba sullo spettatore con forza (e humor) devastante e lo porta in un nuovo piano narrativo. La profondità di scrittura resta quella già vista, ma la narrazione assume tinte da blockbuster attuale. Un grosso passo in avanti rispetto al primo capitolo del 2018 che pareva, grottescamente, fuoriuscito dai primissimi anni del 2000.
Venom: La furia di Carnage è più fresco e dinamico. Le falle nel proseguo della storia ci sono, ma già ha più la parvenza di una pellicola marveliana.
Da segnalare, cosa che non ci pare più scontata, il nettissimo miglioramento della CGI. Sia Carnage che Venom faranno impazzire gli spettatori più “esperti”, i quali potranno finalmente vedere al cinema i simbionti con il proprio concept artistico che li ha sempre distinti.
Andy Serkis, tutto sommato, fa un lavoro positivo, offrendoci un blockbuster movie di buon livello che riscatta l’incerto primo capitolo. Rivedibile altamente la scrittura, ma le scene d’azione e, soprattutto, l’umorismo, riescono nell’intento di donare allo spettatore un sano intrattenimento. Poteva osare di più, sia in termini di minutaggio che per il peso di Kasady, ma fa il suo e arriva a casa base.
L’ultimo capitolo del simbionte nemesi di Spiderman è un film valido che apre le porte a futuri interessanti e che, senza dubbio, alzeranno nuovamente l’asticella di Venom.
PS: Fate massima attenzione alla scena post credit.