Tatsu lo yakuza-casalingo di Kōsuke Ōno sbarca su Netflix con La Via del Grembiule
Annunciato a Ottobre 2020, l’anime La Via del Grembiule – Lo Yakuza Casalingo è approdato da qualche giorno sul catalogo di Netflix.
Tratto dall’omonimo manga di Kōsuke Ōno, la prima stagione della serie è diretta da Chiaki Kon (Nodame Cantabile) e curata dallo studio d’animazione J.C. Staff, veterani dell’animazione nipponica, produttori di opere come la seconda stagione di One Punch Man, Shimoneta, Excel Saga e Prison School solo per citarne alcuni.
Composta da soli cinque episodi della durata di circa 15 minuti ciascuno, La Via del Grembiule adotta una struttura narrativa che non segue un vero e proprio filo conduttore. Ognuno dei cinque episodi, infatti, è composto da 6 brevi storie che raccontano la vita di tutti i giorni di un ex capo della Yakuza, Tatsu, che ha deciso di abbandonare una vita di crimini e violenza, per abbracciare quella – spesso altrettanto rischiosa – del casalingo a tempo pieno.
Insegnare col sorriso
Conosciuto in patria come Gokushufudo, La Via del Grembiule – Lo Yakuza Casalingo fece il proprio debutto nel 2018 sul webmagazine Kurage Bunch di Shinchosha. L’opera di Kōsuke Ōno si distinse subito per la sua originalità, un’originalità che troviamo anche nella trasposizione anime approdata su Netflix.
Come abbiamo detto, il protagonista dell’opera è un ex capo della Yakuza, Tatsu, una vera e propria leggenda vivente, conosciuto per le strade con il temuto soprannome di Drago Immortale. La vita di Tatsu cambia radicalmente quando incontra e s’innamora perdutamente della giovane designer Miku, un amore che li condurrà fino all’altare e che porterà il temuto yakuza a prendere una decisione drastica: abbandonare il clan e dedicare le sue giornate ad aiutare la moglie, sempre troppo impegnata con il lavoro, nelle faccende di casa.
Ed è così che il Drago Immortale indossa un simpatico grembiule con un orsacchiotto e alla Via della Yakuza unisce la Via del Grembiule, diventando un casalingo a tempo pieno. E attenzione perché questo non cambia il – talvolta terrificante – carattere di Tatsu: ogni manicaretto preparato, ogni centimetro di casa spolverato, ogni bucato steso, sarà fatto alla perfezione, con estrema serietà, dedizione e impegno, come si richiede a quello che a tutti gli effetti è un vero e proprio mestiere. E anche un mestiere particolarmente pericoloso, soprattutto per un vecchio membro della yakuza che, nel corso della sua carriera, si è fatto non pochi nemici, nemici che non faticheranno a riconoscerlo anche mentre fa la spesa o mentre si accalca insieme ad altre decine di persone, per raggiungere un determinato e agognato prodotto in offerta speciale.
Sebbene le avventure di Tatsu vengano raccontante con il sorriso – lo stesso sorriso che non può non affiorare sul volto degli spettatori – ciò che racconta Kōsuke Ōno è una grande, e spesso sottovalutata, verità: occuparsi delle faccende di casa non è facile.
Preparare un pasto gustoso, nutriente ed equilibrato per coloro a cui si vuole bene; igienizzare e sanificare una stanza; fare un bucato perfetto senza rovinare i capi; o fare una spesa tenendo sempre d’occhio l’economia di casa, le offerte e le raccolte punti, a qualcuno possono sembrare “cose da poco” ma, riflettendoci, non sono cose delle quale son capaci tutti quanti.
È interessante anche come, nascosti qua e là negli episodi, Ōno inserisce, a beneficio del pubblico, dei piccoli trucchetti domestici e ricette culinarie realmente esistenti e realizzabili. Per farvi un esempio, attraverso Tatsu scopriamo che si possono utilizzare dei comuni guanti di gomma, quelli per lavare i piatti, per togliere i peli dei propri animali domestici dai vestiti. Funziona e non so voi ma io sinceramente non ne ero a conoscenza.
Un progetto sottovalutato?
Come spesso accade quando si realizza una trasposizione di qualcosa – soprattutto in caso di anime tratti da manga – la fedeltà all’opera originale è sempre difficile da riproporre. Ciò che funziona da una parte non è detto che lo faccia dall’altra e anche il pubblico dei due media non è sempre lo stesso. Non sempre chi legge manga vede anche gli anime, così come è vero – anzi forse è più vero – il contrario.
Nel caso di La Via del Grembiule ci troviamo davanti a un’opera divertente, che mira anche a insegnare qualcosa al pubblico, ma lo fa utilizzando un’animazione che già definire tale è tanto. Solo il 10-15% delle scene è effettivamente animata, il resto delle sequenze è composta da immagini statiche che si susseguono come se fossero slide di una presentazione. Una tecnica già utilizzata in passato e presente in tantissimi altri anime, sia chiaro, ma mentre di solito viene usata in rari momenti – la si può trovare spesso durante gli intermezzi buffi o umoristici ad esempio – in questo caso costituisce la maggior parte del comparto animato del prodotto, facendo sorgere l’interrogativo: c’era realmente bisogno di una serie anime su La Via del Grembiule?
Sinceramente si o meglio, perché no? Al netto dei difetti riscontrati nell’animazione, sembrerebbe essere un progetto sul quale lo studio non ha voluto impiegare molte energie, tuttavia ciò che è stato confezionato funziona e fa quello che ci si aspetta da una serie simile: intrattenere e divertire. Non vuole fare altro. Non è uno shonen che cerca di emozionare il pubblico inscenando epiche battaglie tra esseri sovrumani; non è neanche uno shojo che racconta il tormentato amore di due giovani protagonisti; è semplicemente un racconto bizzarro di una storia altrettanto bizzarra, ma profondamente radicata nella realtà. Uno yakuza che lascia il proprio stile di vita per dedicarsi a fare il casalingo può risultare particolare, ma non surreale.
Ci troviamo anche davanti a un prodotto che, in un certo senso, vuole anche differenziarsi dal resto del mercato. Sebbene la storia di Tatsu possa risultare unica – o quantomeno differente rispetto al solito – guardandola con attenzione non si può non pensare a personaggi come Eikichi Onizuka (22 anni, celibe), protagonista del G.T.O. di Toru Fujisawa, che abbandonò il proprio passato criminale per darsi a una più tranquilla (più o meno…) vita da professore liceale.
Anche in quel caso ci veniva raccontata una sorta di redenzione del personaggio principale, un cambio di vita talmente radicale da risultare, talvolta, tanto bizzarro da far sorridere il lettore/spettatore. Certo la comicità di Onizuka era diversa da quella di Tatsu, ma entrambi condividevano il fatto di essere personaggi che, sotto un certo punto di vista, non c’entravano nulla con quello che gli stava accadendo o con quello che stavano facendo.
La Via del Grembiule, così come GTO, fanno più o meno la stessa cosa: raccontano una storia su una persona particolare, che si ritrova in mezzo a gente comune a vivere normalissime situazioni quotidiane. Una spesa al supermercato, una mattinata al parco o una festa a sorpresa sono tutti momenti che appartengono alla vita di ciascuno di noi e che assumono una sfumatura divertente quando ci vengono raccontati attraverso personaggi singolari come, appunto, uno yakuza casalingo.
La formula alla base funziona, l’anime tratto dall’opera di Kōsuke Ōno diverte e, al tempo stesso, prova anche a insegnare qualcosa al pubblico e lo fa sia in questa versione animata che, ancor di più, nella controparte cartacea. Punto a favore anche il doppiaggio, sia nostrano che giapponese. Il lavoro svolto da Riccardo Scarafoni (voce, tra gli altri, di Tom Ellis in Lucifer) e Francesca Manicone (che ha dato la propria voce alla Nebula di Karen Gillian nel Marvel Cinematic Universe) nell’interpretare Tatsu e Miku è infatti eccellente, tanto quanto quello dei due doppiatori originali, Kenjiro Tsuda e Maaya Sakamoto – che hanno anche interpretato i due personaggi negli spot live action confezionati per promuovere i capitoli dei manga.
Purtroppo gli evidenti problemi o forse la superficialità con la quale è stata trattata l’animazione, penalizzano non poco un prodotto che, fondamentalmente, si basa anche su di essa. Un difetto, tuttavia, che non influisce più di tanto sulla fruizione dell’opera in generale che, come abbiamo detto, non solo si lascia guardare più che volentieri, ma diverte e intrattiene, che alla fin fine è quello che deve fare ogni anime, manga, film, serie TV, libro, fumetto e via dicendo.