Con il recente attacco ai server Sony e Microsoft da parte del collettivo Lizard Squad (ve lo ricordate? Ne avevamo parlato qui) si è tornato a riflettere sulla sicurezza informatica legata ai videogame ed a quanto spesso si sottovaluti i rischi che, proprio ai videogame, sono in tal senso annessi. Del resto, proprio in tempi recenti, l’azienda tedesca di analisi e sicurezza informatica, G Data, aveva lanciato un allarme che, purtroppo, è rimasto inascoltato da molte, moltissime persone (del settore e non). La cosa non deve sorprendere. Se la vendita di un gioco in sé non genera chissà quale traffico di denaro, diverso è per quei videogame che legano la propria fortuna ai servizi di acquisti digitali e, pertanto, alla condivisione di dati sensibili ed appetibili per gli hacker.
Senza contare la fortissima impennata di quei servizi che, similmente al celebre Steam, permettono di acquistare i videogame in forma squisitamente digitale, con la risultante di una fetta di giocatori (soprattutto PC) che ormai non aspetta altro che saldi e offerte di varia natura per acquistare online. Ricerche recenti sull’andazzo del mercato parlano chiaro: gli acquisti digitali genererebbero oltre 21 miliardi di dollari l’anno… una sommetta non da poco insomma, che rende un’idea chiara di quanto possa essere “interessante” immischiarsi nel traffico illegale di dati legato a questo business. Molte, dunque, sono le esche escogitate dai malfattori per appropriarsi impunemente dei dati altrui, non ultimi quelli più ovvi: la vendita diretta. La meccanica del cosiddetto “phishing”, mira letteralmente a far abboccare al proprio amo i boccaloni della rete che, tramite un contatto diretto via e-mail, si vedono proporre offerte incredibili a prezzi vantaggiosi senza pensare ai danni che possono ricevere dalla condivisione ad estranei dei propri dati ed indirizzi bancari. Ciò può avvenire in modo anche più subdolo, ossia tramite la sottoscrizione a newsletter fittizie che, sfruttando l’hype (che,come ricorderete, è una brutta bestia) approfittano della buona fede degli utenti e del loro interesse verso un prodotto per vedersi sottrarre dati o informazioni varie. Le email sospette, tuttavia, sono oggi facilmente identificabili (spesso grazie alla loro grammatica assolutamente idiota) seppure, stando a G Data costituiscano ancora una buona fetta del “mercato” a cui attingono gli hacker della rete.
Al secondo posto nella classifica dei migliori modi per farsi fregare c’è l’installazione di patch farlocche, e create ad hoc per installare nel proprio computer maleware e quant’altro possa servire a trafugare clandestinamente dati dal nostro PC. Un aggiornamento fornito da terze parti può velocemente trasformarsi in malware per il proprio pc, ed il bello è che spesso, proprio gli utenti si comportano in modo tale da favorire l’installazione di maleware all’interno delle loro macchine, privandosi volontariamente della protezione data da antivirus e firewall per ben note meccaniche di conflitto che possono verificarsi con certi titoli online. Il gioco digitale, dovete ricordarlo, è comunque vincolato ad uno scambio di dati tra il proprio PC ed un fornitore di servizi. Sebbene sia abbastanza sicuro giocare su server legati a nomi importanti del settore, diverso è quando si affronta il gaming su piattaforme di fortuna o utilizzando metodi utili alla pirateria di un determinato titolo. Non si tratta di allarmismo spicciolo, né di ipotesi tanto lontane dalla realtà.
Quel che questa storia dovrebbe ricordarci è che siamo sempre più soggetti all’immissione di dati nella rete, tanto che ormai la nostra privacy è stata praticamente assorbita da ogni forma di sottoscrizione e abbonamento. Occorre, più che in passato, tenersi pronti e “al sicuro”, prendendo la buona abitudine di aggiornare le proprie impostazioni di sicurezza, siano esse la password di una casella mail, o l’indirizzo bancario a cui abbiamo associato un account per gli acquisti digitali. Basta una falla, piccola o grande che sia, per far passare attraverso l’imbuto della pirateria informatica una parte (o la totalità) della nostra vita online. Perché allora correre il rischio? Esistono in rete diverse guide che insegnano come prendersi cura della propria identità digitale, cosicché lì dove non arriverebbe il vostro buon costume, almeno potreste imparare a farvi dare una mano… prima che la prossima falla di PSN ci fotta tutti… di nuovo…