Inferire sulla carne morta non ci si stanca mai…
Dying Light, il riscatto di Techland con il genere survival horror/zombie game in prima persona. Beh parliamone, perché secondo noi, il titolo è più interessante di quello che potrebbe sembrare! Dopo il maldestro tentativo di creare un profondo open world a tema “zombesco” fatto con Dead Island, il team di sviluppo pare effettivamente aver cambiato strada con decisione, mantenendo l’intuizione, ma cambiando completamente il focus del gameplay.
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Ormai anche i muri sanno di che parliamo, Dying Light è un titolo in prima persona che divide la sua formula di gioco principalmente in due fasi: parkour tra i tetti con una velocissima acrobatica deambulazione tra i vari edifici più o meno fatiscenti che compongono l’area di gioco, e confronto diretto con i non morti tra le strade. Nonostante siano presenti taluni elementi designati a donare un po’ di profondità e articolazione all’esperienza di gioco, come uno skill tree con cui aumentare ed espandere le proprie abilità e possibilità di svolgere missioni secondarie modificando in qualche modo il vostro percorso personale, Dying Light sembra essere un titolo snello, veloce e fresco, per quanto nei singoli aspetti che compongono il gioco, si dimostri più che derivativo nei confronti di decine di fonti. Non ultima Dead Rising: negli ultimi video gameplay mostrati infatti pare aver preso una piega molto divertita e meno seriosa di quello che poteva inizialmente sembrare, spingendo l’acceleratore su modalità piuttosto pirotecniche e fuori dalle righe per disfarsi dei malcapitati zombie.
Mazze elettrificate che folgorano sul colpo piccoli gruppi di non morti, pseudo asce incendiare, calcioni volanti, espedienti esplosivi di ogni genere, sembrano buttarla molto nel “casino” o quanto meno, dimostrano la volontà di rinunciare ad un po’ di drammaticità e verosimiglianza in favore del gameplay. In tal senso, fondamentale sarà anche lo studio dell’area circostante, che vi permetterà di preparare trappole e tiri mancini ai poveri non morti veramente divertenti, date un’occhiata al trailer poco sopra per farvi un’idea. Altra somiglianza con Dead Rising è la maggiore aggressività degli zombie durante la notte, che costringerà il giocatore ad approcciare diversamente il contesto apocalittico in cui è immerso e a muoversi con maggiore circospezione in frangenti che speriamo, facciano salire la tensione a livelli più consoni per un titolo a sfondo pur sempre horror. Dal punto di vista squisitamente visivo, se il frame rate sarà all’altezza del colpo d’occhio, ci sarà veramente da essere soddisfatti. Nonostante gli ambienti in cui ci si muove non sembrino estremamente complessi nel dettaglio, tutto appare veramente nitido e rifinito. I morti viventi sono davvero notevolmente diversificati e non fatti tutti con lo stampino, l’ambiente circostante lascia intravedere la presenza di una fisica che lo rende poco statico, con tende e tessuti mossi dal vento, superfici cedevoli e quant’altro.
D’altro canto gli stessi sviluppatori affermano che il gioco sarebbe assolutamente impensabile sulla old generation con i suoi 200.000 oggetti potezialmente presenti su schermo in contemporanea. Le animazioni e le collisioni, da sempre per chi vi scrive punti cardine di un gameplay con qualche pretesa action che voglia essere in qualche modo appagante, sembrano sottolineare bene il peso del nostro corpo e quello delle nostre putrefatte nemesi, evidenziando la concretezza di ogni impatto offensivo ed una gravità generale che influisce su movenze e animazioni resa con coerenza, salvo qualche zombie colto a spiccare voli un po’ troppo esagerati sotto le nostre mazzate.
Nonostante le oltre 50 ore di gameplay in singolo promesse da Techland, sembra non mancherà comunque un immancabile comparto multiplayer che porrà l’accento sull’innovativa possibilità di invadere in qualsiasi momento la partita cooperativa di altri 4 utenti vestendo i panni del Night Hunter, un nemico particolarmente pericoloso che potrà dar loro caccia spietata. Inutile speculare ulteriormente su un titolo che può dimostrare il suo vero valore solo sulla resistenza. Vale a dire che se manterrà un comparto tecnico costantemente affidabile (senza bug di sorta tipici delle produzioni open world, ne cali di frame rate insistenti) e un level design non piatto ma adatto a soddisfare quanto ci si aspetterebbe da un titolo con premesse cosi “aperte” e apparentemente concepito per essere fruito su livelli cosi diversi (parkour sfrenato con corse senza limiti “morfologici” e scontri all’ultima risorsa contro nugoli di zombie infiniti), allora forse, e dico forse, potremmo trovarci di fronte ad un grandissimo zombie game come non se ne vedono da un po’.
Dying Light riprende la formula dell'”FPS di sopravvivenza a tema zombesco” che uno Zombie U o un Dead Island hanno sviluppato con idee buone ma in maniera un po’ troppo farraginosa e con un appeal scostante, rinunciando probabilmente a un po’ di drammaticità e senso di impotenza in favore del pieno controllo di un avatar super agile e potenzialmente preparato a tutto che potrebbe trovare il giusto compromesso tra esperienza horror e puro divertimento. L’ultima fatica di Techland uscirà il 30 gennaio su PC, PS4 e Xbox One, e noi ovviamente lo attendiamo al varco per il verdetto finale.