In principio era il gaming, prima delle fazioni, prima della Console War, prima della Platform War, tutto ciò che esaltava una contenuta e ristrettissima schiera di visionari giocatori era riassumibile in poche parole: una manciata di pixel su schermo. La cultura videoludica popolare fonda le sue radici nei remoti anni 70, con l’arrivo di quell’Atari 2600 che innescò la miccia, Pong divenne il gioco pioniere di una rivoluzione che continua ancora oggi contribuendo a canalizzare l’interesse del pubblico nerd dell’epoca (per arrivare a quello odierno) in un oggetto che racchiude misticismo velato unito e un fascino irresistibile: la console. Quando si entra in merito alla questione è innegabile non attribuire a Nintendo un ruolo chiave nella diffusione mondiale del medium, il NES è stata la prima grande console a vendere un ragguardevole numero di unità in tutto il mondo conquistando Stati Uniti e Giappone. Sega con il suo Master System, ma in misura minore, sbancò in Europa e in Sud America ed entrambe hanno dato vita a un fenomeno che inarrestabile è riuscito ad arrivare fino ai giorni nostri: la console war. Tutti i videogiocatori nella fase adolescenziale (ovvero la fase squattrinata abbestia della vita) devono fare i conti con i costi altissimi che questa passione comporta, tutti devono arrivare al punto di dover scegliere da che parte stare, quel momento coincide solitamente con il trend definito dal mercato stesso in un determinato momento storico. Questo fenomeno di transizione rende le menti dei giovani possessori di una nuova console come quelle di quei cani che una volta addentato l’osso non permettono a nessuno di tirarglielo via. Diventano delle bestie assetate di sangue pronte a tutto pur di affermare che il loro osso è il migliore in assoluto.
In questa guerra chi ne ha realmente beneficiato sono stati i competitor stessi consapevoli di aver generato un mostro, un mostro che ha toccato il suo apice con Playstation 2 monopolizzando l’attenzione del 90% del pubblico hardcore, lo zoccolo duro, quel manipolo di (tante) persone in grado di riuscire a far vincere l’agognata guerra. Salto a piè pari il capitolo Xbox per arrivare direttamente alla console che più di tutte ha dato la svolta e ha rimodellato la concezione di gaming moderno nel senso più letterale del termine: la fottuta Wii. Il male, il cavallo di Troia che ha introdotto il casual gaming, insinuatosi nel momento potenzialmente più decisivo per la crescita tecnologica e per la ricerca e sviluppo di nuove tecnologie in ambito console, fino a Xbox 360 gli hardware montati erano avveniristiche visioni architettoniche che mantenevano alto quel misticismo velato di cui sopra, nessuno riusciva a quantificarne il potenziale, gli sviluppatori stessi hanno rimpinguato l’immaginario collettivo con termini e aggettivi irripetibili (per non farsi male al cuore) facendo letteralmente sognare la mente del videogiocatore autentico, ricordo che nelle discussioni tra Nerd si ribadiva sempre a quale percentuale gli sviluppatori fossero arrivati nello spremere quel determinato hardware, frasi tipo “Calcola ha quattro anni, sfruttata al 70%, altri due anni sicuri dura” erano all’ordine del giorno, poi improvvisamente il sogno è finito, è arrivata la Wii, sono arrivati i casual.
Nintendo ha fatto una fortuna, ha venduto loro lo stesso hardware del Game Cube camuffato da nuovo hardware guadagnandoci da subito su ogni pezzo piazzato, di conseguenza il mercato ha risposto con interesse a questa nuova ondata d’incapaci/ ignoranti/ potenziali nuovi giocatori e acquirenti sfornando tutta una serie di robe dedicate esclusivamente a loro, abbassando drasticamente la curva di difficoltà nella maggior parte dei titoli tripla A e aumentando sensibilmente le produzioni che vivono di QTE (David Cage ci ha fatto due giochi per dire…), tutto questo durante la fine della passata generazione era diventato abbastanza pesante da digerire. Le aspettative per le nuove console sono cresciute a livelli altissimi, l’attesa è diventata spasmodica, Sony e Microsoft, notando che la gente spendeva tanti soldi per giochi tecnologicamente vecchi di 12 anni, hanno allungato i tempi di rilascio ancora e ancora con rumor che parlavano di architetture a 20 core, aggettivi e frasi tipiche dei tempi d’oro, numeri da capogiro, roba da far impallidire qualsiasi configurazione PC presente e futura disponibile sulla piazza. Tuttavia a dispetto dei rumor e dell’Hype generatosi il fenomeno casual si è proiettato senza che nessuno se ne rendesse conto anche sulla creazione concettuale delle nuove console, dotate di architetture del tutto simili a quelle degli attuali PC di fascia medio alta per rendere la vita degli sviluppatori più facile e favorire porting più rapidi e più simili in tutte e tre le versioni, o perlomeno questa è la giustificazione ufficiale a una scelta tanto radicale quanto contraddittoria che ci siamo dovuti sorbire. In realtà le cose sono profondamente diverse, la magia di un tempo, il misticismo velato, le percentuali, sono tutte cose che appartengono al passato, oggi viviamo in un mondo dove il gaming hardcore non riesce più a dire nulla se non ai soliti noti, il business che si sta generando dietro il giocare rapido/ veloce/ facile/ ovunque ha segato le gambe a diverse software house negli ultimi cinque anni. Nintendo ha visto il Wii tornarle indietro come un boomerang dopo aver cercato con il Wii U di rivolgersi nuovamente a quel popolo che ha lasciato solo nel momento più decisivo nella crescita del gaming su console, dopo aver provato sulla propria pelle che in realtà il pubblico casual NON è un pubblico fedele, NON è per “la causa”, È per il cazzeggio, È per lo status su Facebook, E’ per tutto tranne che per il videogioco.
Detto questo dopo una vita passata su console, ho fatto il salto e grazie al PC sto ricominciando a sognare.