FO***** GIOCO! BASTA! ORA SPENGO! NO! AAAAAAAAAARGG!
Quando Oddworld: Abe’s Oddysee uscì nel 1997 il successo fu enorme. Nei ruggenti anni della prima PlayStation, Oddworld Inhabitants consacrò all’olimpo del videogame un personaggio atipico, stravagante, assolutamente diverso da quelli che erano i due esempi tipici di mascotte: quella “cool” e trendy alla Lara Croft, e quella giocosa e cartoon figlia dell’archetipo instaurato da Mario e Sonic. Abe, in tal senso, non aveva una definizione precisa. Il suo concept sembrava ricordare i personaggi dall’umorismo splapstick, ma scavando più in profondità, Abe raccontava con il dovuto umorismo una storia cupa e triste, fatta di sfruttamento, vessazione e schiavitù. Oddworld, comunque, non inventava nulla di nuovo ma piuttosto, ricalcando gran parte delle meccaniche di titoli come il bellissimo Flashback, si impegnava in un generale svecchiamento del genere, mescolando sapientemente puzzle dalla forte componente ambientale ad una forte accezione da platform esplorativo. Ora, dopo una lunghissima attesa ed il recente tentativo di riproporre i titoli originali ai fruitori digitali, il team riporta l’avventura originale su console in quello che, più che un remake, sembrerebbe un ottimo reboot in salsa next gen. A farla da padrone la squisita potenza comunicativa del titolo, preponderante oggi come allora, e una ritrovata agilità di Abe che, certamente meno ligneo che agli albori, regala comunque al giocatore un centrifugato di ossa rotte e bestemmioni.
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“Hello!”
Abe’s Oddysee: New ‘n’ Tasty, quindi, parte da un concetto molto semplice, ossia quello di ammodernare una formula di gioco che, per quanto valida, avrebbe rischiato di soffrire di vecchiaia ancor prima di raggiungere i nostri scaffali digitali. Per fare ciò il team non ha contorto il concept originale, ma ha puntato i riflettori, più che in passato, sulla componente platform/esplorativa, limando quelle che erano le brutture del vecchio sistema di controllo e rendendo il personaggio più agile. Questa prima, e fondamentale differenza, rende la vita del giocatore più semplice anche se, come da tradizione, Oddworld resta un titolo in cui i movimenti devono sempre essere attenti e ponderati, onde evitare una caduta, un masso, una trappola o un’esplosione. Questo incedere, a metà tra vecchio e nuovo, avvinghia e soddisfa il giocatore, che si troverà immerso in un mondo ostile come pochi, alla ricerca dell’avanzamento perfetto e del salto al millimetro. La componente enigmistica, in questo contesto, sguazza e sbraita come uno Scrab, costringendo il giocatore non solo ad incedere, ma soprattutto a riflettere, scoprendo ben presto, e senza troppi giri di parole, che Oddworld è, oggi come allora, un titolo dalla forte componente trial and error in cui nulla nell’ambiente è lascito al caso.
“Follow me!”
Ripassiamo un attimo le basi:
Operaio in un fitto complesso industriale dedito alla creazione di prelibatezze aliene, Abe è un Mudokan, un alieno antropomorfo che, nel corso di una tipica giornata di lavoro/schiavitù si imbatte in un terribile segreto aziendale. I Mattatoi Ernia (questo è il nome dell’azienda) soffrono infatti di una crisi finanziaria, data dalle scarse vendite dei prodotti a base di creature barbaramente segregate e macellate. Progetto perfetto per l’uscita dalla crisi è il lancio sul mercato di un nuovo prodotto “New ‘n’ Tasty”, un prodotto a base di… mudokan, poveri disgraziati che, come Abe, vivono vessati in quello che più che un complesso industriale, è un lager. Sarà Abe che, dopo essere miracolosamente fuggito, si ergerà a salvatore della sua razza, in quello che è un viaggio lungo, ricco di insidie e mudokan da salvare. La salvezza, una velata critica al consumismo forsennato, ed alle condizioni di lavoro barbariche cui tante popolazioni vivono in nome del denaro, sono i temi principali di Abe’s Oddysee che, come ai tempi delle origini, porterà il giocatore in un mondo irto di inside e pericoli, farcito da un certo retrogusto per la commedia slapstick. Il nostro compito, dunque, sarà quello di liberare i circa 300 mudokan intrappolati nella fabbrica, facendo ben attenzione che ne sopravvivano il più possibile. Impresa non facile se si considera non solo l’ampiezza della fabbrica esplorabile anche in backtracking, ma soprattutto un sistema di gioco punitivo che al primo giro di giostra potrebbe costarvi ben oltre che la metà dei poveri alieni. Per avere successo non dovremo poi solo imbatterci negli schiavi, ma anche interagirci grazie al sistema di gamepeaking che già nel ’97 rese celebre il gioco, fatto di saluti, incitazioni, fischi e scorregge! Oggi come allora il sistema di gioco, nonostante le ottime revisioni nello schema di controllo, resta tortuosamente ostico già a difficoltà normale, tanto che raggiungere il Trofeo per aver assistito ad un ampio numero di variegate morti del nostro protagonista si farà largo subito nella nostra collezione di digital achievement. Il trial and error qui non è un opzione, ma una sonora verità. Un dogma così imprescindibile da rendere l’esperienza di gioco certamente ad uso e consumo dei fan e dei puristi del genere.
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“Wait here!”
Eppure, nonostante tutto, se si ha la pazienza di capire il sistema di gioco, e soprattutto si evita di lanciare il pad dalla finestra (SALTA ABE! SALTA!) Abe’s Oddysee riesce ad essere sempre vario e stimolante, presentando delle situazioni ludiche e degli enigmi che, nonostante tutto, non smettono di creare mordente, e una certa qual dipendenza all’interno del giocatore. Con una variegatura di ambientazioni e creature tale da rinnovarsi ad ogni spezzone, questo reboot di Oddworld si conferma, come il suo antenato, un titolo divertente e riuscito, capace di stuzzicare praticamente ogni categoria di utente premessa, come detto, una buona dose di pazienza. Il viaggio varrà comunque il prezzo del biglietto, francamente economico (appena 20 Euro) data la bellezza dell’opera e la complessità con cui è stata architettata. Il feeling, le musiche, ma anche solo la ricchezza degli scenari, fa di Abe’s Oddysee un titolo da provare e giocare e, si, anche da amare. Certo, non tutto è davvero al posto giusto, e nonostante il restyle doveroso, il sistema di controllo di Abe è ancora macchinoso e ricorda molto quel modo di fare videogame negli anni ’90 che oggi, in altre salse, parrebbe certamente anacronistico, e che invece – complice proprio il nome del gioco – sembra qui così familiare. Intendiamoci, non si eviteranno in alcun modo imprecazioni giocando. Risuona parimenti forte l’eco della volontà del team di sviluppo di non snaturare il proprio prodotto, ridando agli utenti che lo aspettavano, un capitolo di Oddworld “da tradizione” in cui neanche la selezione del livello di difficoltà sembra voler strizzare l’occhio ai giocatori moderni, ormai decisamente poco avvezzi ai giochi difficili.