Dopo un primo episodio decisamente esplosivo, coronato da un cliffangher che ha visto il ritorno in scena di sua perfidia Jack Il Bello, Tale from the Borderlands si è lasciato attendere anche troppo, slittando la sua uscita praticamente a cavallo della cosiddetta Handsome Collection, che ha infine portato anche sulle nuove console l’estro della serie Gearbox… O almeno buona parte di esso. Svincolato da qualsivoglia forma di periodicità (a differenza di suo fratello Game of Thrones, che quasi si appresta ad incastrarsi con la quinta stagione del serial), TftB esce quasi scoglionato sulle nostre piattaforme, lasciandoci comunque la voglia di scoprire se le premesse del primo episodio, di fatto, si consolideranno in questo “Atlas Mugged”… Perché non è mica detto…
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Not so “Handsome”
La prima cosa che salta all’occhio di questo secondo episodio è la sua assoluta pochezza e lentezza che, a dispetto della chiusura del precedente episodio, nel cui finale era addirittura comparso un redivivo e “olografico” Jack il Bello, si mostra incapace di imporsi sia narrativamente che ludicamente. Dopo un incipit quasi esclusivamente dedicato all’azione con risultati piuttosto soddisfacenti, il quartetto di protagonisti si divide, lasciando a Rhys e Vaughn il compito di fare i conti con la Hyperion, ed a Fiona e Sasha quello della fuga da alcuno spietati bounty hunters (tra cui anche una nostra vecchia conoscenza). Il punto è che l’intero momento centrale che porterà poi ad un secondo, “esplosivo” cliffhanger, incede con fare sonnacchioso, configurandosi come un filler assolutamente sciatto e insipido.
Neanche quegli elementi che avevano così bene strutturato il primo episodio riescono a risollevare le sorti di questo episodio che risulta decisamente superfluo ai fini della storia principale. Parliamo ovviamente del tipico black humor a la Borderlands, che Telltale ha così ben replicato, nonché le interazioni ludiche e caratteristiche dei due personaggi (la visione scan di Rhys e le abilità truffaldine di Fiona), qui presenti ma malamente integrate e quasi del tutto accessorie.
Neanche le diverse intromissioni di Handsome Jack, protagonista dell’interessante colpo di scena del precedente episodio riescono a risollevare la sciattezza di “Atlas Mugged”, lasciando a Jack un ruolo decisamente marginale, nonostante le caratteristiche di quello che è un personaggio notoriamente sovversivo e “problematico”. L’idea che ci si può fare è che, salvo i doverosi collanti narrativi atti al prosieguo della storia, Atlas Mugged sia poco più di un tentativo per allungare il brodo. Un momento mediano in cui, tuttavia, si fa sin troppo poco per tenere l’attenzione dello spettatore vincolata allo schermo sfruttando in modo piuttosto blando (e volendo anche sciatto) quelle che erano le caratteristiche del primo episodio, ma anche tutte quelle divagazioni narrative (come la comparsa di Jack e del misterioso Gortys Project) che con il precedente finale ci avevano lasciato con il fiato sospeso e che qui, invece, ritrovano un senso solo nelle battute finali.