L’Ombra di Mordor non è il solito tie-in.

Fare un gioco ambientato nel mondo de Il Signore degli Anelli non è una cosa facile. Questo lo dico per esperienza diretta con tutta l’immondizia giocata nel corso degli ultimi anni. A dire il vero qualcosa si salva pure, ma non è questo il momento per fare dietrologia su una delle opere più sfruttate di sempre. Il Signore degli Anelli, da quando Peter Jackson ha portato il libro sul grande schermo, con somma gioia degli addetti ai lavori è diventato un brand da spolpare fino all’osso. E quando i tie-in fioccano da ogni dove, il rischio che piova merda sulle nostre macchine da gioco è piuttosto alto. Per cui perdonatemi – e perdonatevi – il poco entusiasmo quando La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor è stato annunciato. Fatto sta che, video dopo video, anteprima dopo anteprima, L’Ombra di Mordor ha iniziato lentamente a farci sperare… che sia giunto il momento di un videogame ispirato a Il Signore degli Anelli degno di questo nome?

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Te ne stai lì a pensare che questa è la volta buona, che questo titolo non ti deluderà. Così che si sono sentiti molti giocatori all’uscita di un nuovo gioco ispirato alle opere di Tolkien. E infatti è a loro che L’Ombra di Mordor si rivolge, e non solo. Personalmente ho sempre trovato il fan service una logica di mercato abbastanza triste, a maggior ragione quando pur di sfruttare un marchio si vendono cose programmate da gente a caso per risparmiare sui costi. C’è comunque nella realizzazione di un prodotto fan service (anche nel più sfrenato) una cosa parecchio interessante: saper ricreare il contesto. Prendi un’opera letteraria o cinematografia con mille sfaccettature e immagina di dover ricreare da zero, un gioco che ne ricalchi le ambientazioni ma sia comunque una cosa nuova. Mica roba da due soldi, soprattutto quando il mondo è pieno di fan pronti a imbracciare un lalashnikov virtuale e sparare a raffica commenti taglienti sul web. Ve lo dico subito, posate il vostro fucile della critica senza senso: La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor non solo è un gran gioco de Il Signore degli Anelli, ma è un gran gioco punto. Il primo scoglio da superare è quello del contesto. L’Ombra di Mordor pur non attingendo completamente ai film e ai libri (leggasi senza sbatterci dentro personaggi famosi a random) risulta credibile e ben contestualizzato. Il gioco prende vita a cavallo degli eventi de Lo Hobbit e Il Signore degli Anelli, praticamente quando Sauron, l’Oscuro Signore, è leggermente indaffarato a formare un esercito per dominare il mondo. La storyline, almeno quella conosciuta, è tutta qui. Il resto sono piccoli – importantissimi – frammenti che si uniscono all’intreccio narrativo dell’opera. La trama de L’Ombra di Mordor ci mette nei panni di Talion, un ramingo  impegnato nella protezione del Cancello Nero, L’incipit da qui non è proprio avvincente: i gregari di Sauron sterminano la sua famiglia… lui cerca vendetta. Quante volte abbiamo sentito questa storia? Troppe… ma per ora tralasciamo la banalità. Il fatto è che Talion muore insieme alla sua famiglia e si ritrova, misteriosamente, in bilico tra il mondo dei vivi e quello dei morti, perché direttamente collegato ad un potentissimo elfo (di cui non svelo l’identità).

Ombra di Mordor

Parte così, in maniera decisamente roccambolesca la nostra avventura. Siamo Talion, un guerriero esperto in cerca della più efferare delle vendette. Siamo anche un misteriosissimo elfo alla cerca di risposte. Il proseguimento della storia vive di molti alti e bassi. Momenti ben sceneggiati si alternano a passaggi narrativi banali, già visti, già giocati, già vissuti. I personaggi principali sono ben caratterizzati e, riagganciandomi al discorso di prima, contestualizzati alla perfezione. Talion è un personaggio Tolkeniano in tutto per tutto. Ci ricorda un po’ troppo Aragorn… ma questo non ditelo a nessuno. Tutto il resto è un misto di personaggi secondari abbozzati e stereotipati, li si tende a dimenticare subito, indipendentemente dal ruolo che ricoprono nella trama. La trama si sviluppa abbastanza bene in corso d’opera: ottima contestualizzazione, personaggi principali ben caratterizzati e alcuni interessanti colpi di scena. Tutto è credibile, ben studiato e raccontato nella maniera giusta. L’intera narrazione, seppur partendo da un pretesto banale, riesce ad appassionare quanto basta. Non ci ricorderemo come L’Ombra di Mordor per la sua incredibile storia, tuttavia, considerando l’enorme universo narrativo in cui si colloca, fa comunque la sua porca figura.

Ring’s Creed

gli-orchi-de-lombra-di-mordorAvete presente Assassin’s Creed? Bene, perché L’Ombra di Mordor ne ricalca a modo suo molte meccaniche. Con questa frase si apre un dibattito complesso: può un gioco così simile ad un altro, essere ugualmente bello senza sembrare una banale copia? Quando poi il gioco ispiratore è una saga ormai ridotta all’osso sotto il profilo dell’inventiva, i problemi si moltiplicano. Cosa mettere sull’ago della bilancia? L’innovazione o il divertimento? E con quale onestà editoriale si può preferire L’Ombra di Mordor ad un qualunque Assassin’s Creed. Ho letto molte cose a riguardo: c’è chi giustifica la mancanza di innovazione perché oggigiorno innovare non è esattamente un dogma, chi inveisce perché si sente truffato dalla mancanza di idee… dove sta la verità? Nel mezzo? Troppo semplice. Io metto la consapevolezza al di sopra di tutto. Bisogna essere consapevoli che L’Ombra di Mordor deve molto ad Assassin’s Creed e allo stesso tempo bisogna essere consapevoli che il titolo dei Monolith Productions è riuscito a svecchiare una meccanica che ha perso molto del suo smalto in questi anni. Di fatto l’unica colpa di Assassin’s Creed e del suo stessa sistema di gioco è di essersi inflazionato e svalutato con gli anni, proprio per via della cadenza con cui i giochi vengono rilasciati. L’Ombra di Mordor prende il meglio di Assassin’s Creed, ci aggiunge i combattimenti di Batman e li immerge nell’incredibile background narrativo de Il Signore degli Anelli. Non sarà innovativo, ma è dannatamente ottimizzato. L’Ombra di Mordor ha una fluidità ludica indescrivibile. Tutto è così ben ritmato da non spezzare mai il gioco, finita un’attività, si passa subito a fare un’altra cosa. I tempi morti sono praticamente assenti. Si è talmente impegnati a giocare che il tempo di chiedersi “eh ma questo l’ho già visto in Assassin’s Creed” non c’è. Nel dettaglio L’Ombra di Mordor è un free-roaming ambientato, per l’appunto, a Mordor. Tramite l’hud di gioco, abbiamo accesso ad una serie di attività che si dividono ovviamente in missioni principali e secondarie. Su questo nulla di trascendentale o che non si sia già visto. Trovandoci praticamente ad impersonare due personaggi, Talion e il misterioso elfo, le missioni principali ci metteranno (intrecciandosi alla perfezione) nella condizione sia di programmare la nostra vendetta, sia di scoprire informazioni sull’elfo. Le missioni principali inevitabilmente sono le più variegate e complesse. Semplici obiettivi come ammazza il tizio sfigato di turno, a cose più complicate come penetrare in una roccaforte ed avvelenare le provviste, si alterneranno per rendere l’esperienza mai piatta e monotona. Il ritmo di gioco, come dicevo, è incredibile. Non c’è tempo per annoiarsi. Se le missioni principali non vi bastano, L’Ombra di Mordor ha parecchio da offrire, e tutto ruota intorno al potenziamento del personaggio e i combattimenti. Talion è un temibile guerriero, e con l’ausilio dell’elfo è praticamente una macchina maciulla Orchi. I combattimenti ricalcano fedelmente lo stile degli ultimi Batman, attacchi da concatenare, contrattacco col giusto tempismo e schivate: poca innovazione, ma tanta solidità. I nemici, nonostante la totale deficienza artificiale, sono abbastanza coriacei (soprattutto inizialmente quando siamo poco potenti). Il giorno in cui attaccheranno realmente in massa è ancora lontano, tuttavia a differenza di Assassin’s Creed non è sempre una passeggiata batterli. La quantità di avversari si fa sentire, anche perché i nostri punti ferita non sono infiniti e, soprattutto con avversari di alto rango, basteranno pochi colpi per metterci a terra. Non è assolutamente la rivoluzione che vorremmo, ma almeno il senso di sfida c’è, è di questi tempi non è una cosa da dare per scontata.

Ombra di Mordor

Senso si sfida che va via via scemando. Complice i poteri dell’elfo, Talion diventerà incredibilmente letale combattimento dopo combattimento. Combo e colpi fatali, arco per colpire alla distanza, teleport per avvicinarsi ad un nemico e infine alcune altre capacità veramente sgrave, fanno di Talion un pericolo pubblico a Mordor, altro che Sauron. Potenziando caratteriste e aggiungendo rune che danno abilità extra alle armi, il gameplay, seppur in maniera limitata, cambia ed evolve nel corso del gioco. Il tutto con una facilità ed un immediatezza incredibile. Potenza in parte bilanciata dal Nemesis System, che non è un richiamo al nemico di Resident Evil, ma un sistema che crea nemici unici, persistenti e potenziabili. Partiamo da un semplice presupposto: l’esercito di Sauron è pieno di Orchi e Uruk pronti a fare la festa a noi e a farsela a vicenda pur di scalare i ranghi dell’Oscuro Signore. Trattandosi di un organizzazione “militarizzata” ogni nemico appartiene ad una determinata categoria, se questi si dimostrano validi in battaglia possono avanzare di rango e diventare più potenti. Questo in termini di gioco fa sì che ogni avversario sia unico, ben definito e con i propri punti deboli e forti. Per la prima volta in un gioco del genere, si è voluto dare notevole importanza ai nemici, non solo per ciò che riguarda il piano ludico, ma anche quello emotivo. Mi spiego meglio. Immaginiamo di incontrare un avversario e perdere, questo automaticamente diventerà più forte. Riaffrontandolo, questi non solo si ricorderà di noi, ma ci prenderà anche in giro per la sconfitta subita. Nell’Ombra di Mordor, gli avversari non sono solo carne da macello, ma sono elementi attivi unici, importanti, vivi. Il Nemesis System rende ogni combattimento (almeno con i nemici di grado superiore) più avvincente, e perdendo si ha davvero il senso di sconfitta, si avverte che il gioco in qualche modo reagisce alle nostre azioni in battaglia. Per tutti questi motivi, nonostante l’inevitabile paragone con Assassins’Creed, L’Ombra di Mordor riesce a ritagliarsi il suo spazio nel panorama videoludico e a mostrarsi comunque unico e non una mera accozzaglia di elementi presi da altri titoli.

Verdetto

Shadow of Mordor non è un titolo perfetto, e forse farà persino storcere il naso ai puristi dei lavori di Tolkien per le sue scarse pretese di canonicità. Si tratta però di un titolo interessante, capace di mescolare alcune delle caratteristiche salienti tipiche dei successi degli ultimi anni (tra tutti, Assassin’s Creed e la serie Batman Arkham). Punta di diamante è il sistema Nemesis che, pur con dei limiti, si dimostra non solo un’intuizione intrigante, ma anche una prospettiva elegante e ponderata al classico sistema di nemici presente nei videogame dalla notte dei tempi.