La carriera di Viggo Mortensen attraverso 5 cruciali performance
Viggo Mortensen è indubbiamente un attore amato dal grande pubblico. Ciò è dovuto in parte al suo Aragorn nell’adattamento de Il Signore degli Anelli, ma anche ad una lunga filmografia in cui spiccano altri ruoli di spessore, da quelli più crudi e spietati delle pellicole di Cronenberg, a quelli di opere più recenti, come l’apprezzatissimo Captain Fantastic di Matt Ross.
Artista poliedrico, con continui margini di crescita dal punto di vista professionale, Mortensen sembra alzare sempre l’asticella in cerca della prestazione perfetta, e non a caso negli ultimi 3 anni ha ricevuto 2 nomination all’Oscar e ai Globe. La sua natura eterogenea si riflette nell’arte a tutto tondo, ed infatti – oltre al cinema – nella vita di Viggo ci sono molte altre passioni, dalla fotografia alla poesia, fino alla musica; ques’ultimo un amore che condivide con la sua ex moglie Exene Cervenka, cantante punk dalla quale ha anche il suo unico figlio.
Ma il connubio Musica-Mortensen nasce molto tempo prima, e nel 1982 potevamo già vederlo recitare nel videoclip del brano Highway Patrolman di Bruce Springsteen, al fianco di Valeria Golino.
Come detto, oltre a questo la sua spiccata natura artistica ha fatto sì che dividesse il suo tempo in varie attività, ad esempio la poesia e la scrittura, ed infatti grazie al successo ottenuto con ll Signore degli Anelli, con una parte del compenso fondò la casa editrice Perceval Press, ceercando di valorizzare e aiutare giovani artisti di belle speranze. Potremmo infine parlare per ore delle doti da fotografo e delle sue mostre, o ancora della sua “carriera” musicale, a cui abbiamo solo fatto un accenno, oppure del fascino che Mortensen subisce dalla pittura.
Ma in fondo non siamo qui per questo. Ci interessa invece, prima di tutto, il lato cinematografico dell’artista newyorkese, e analizziamo dunque insieme la sua carriera attraverso 5 delle sue migliori interpretazioni, che hanno contribuito a renderlo un attore tenuto in grande considerazione dal pubblico. In attesa che faccia lo stesso anche l’Academy…
Il Signore degli Anelli (Amazon)
Senza ombra di dubbio Aragorn è il personaggio della consacrazione artistica di Mortensen e, ancora oggi, il suo ruolo più iconico.
Pare proprio che, durante le riprese del primo film della saga, l’attore fosse del tutto immerso in quel mondo tolkeniano e fosse un’unica cosa col suo personaggio. Anche durante le pause infatti si dice non abbandonasse mai la sua spada, in modo da entrare totalmente in contatto col suo Aragorn.
Tra l’altro la curiosità più grande deriva dal fatto che, da quel che si dice, all’inizio l’attore non fosse molto propenso ad accettare la parte perché venne chiamato all’ultimo in sostituzione di Stuart Townsend, e fu convinto da suo figlio Henry, un grande amatore dell’opera di Tolkien.
La sua, ad ogni modo, fu una preparazione immersiva che si è infatti trasformata in un’interpretazione sublime e con pochi difetti. Proprio a tal proposito l’attore ha dispensato di recente un po’ di consigli a colui che dovrà interpretare Aragorn nella serie TV targata Amazon, e ovvero quello di leggere attentamente il libro di Tolkien ma anche altre opere sulla mitologia nordica, per entrare il più possibile a contatto con quel suggestivo mondo.
La promessa dell’assassino (Amazon)
Tra i tanti che rimasero stregati dalle potenzialità di Mortensen ce n’è uno che, più degli altri, subì il fascino dell’attore: David Cronenberg. Il regista lo volle infatti come protagonista dei due ravvicinati thriller A History of Violence (2005) e La promessa dell’assassino (2007), nonché del particolare biopic A Dangerous Method. Una nuova fase ha quindi inizio, e ci sentiamo di menzionare in modo particolare La promessa dell’assassino se non altro per la nomination – di certo meritata – che vale anche come riconoscimento per la maturità ormai manifesta dell’artista.
Il Nikolai messo in scena da Mortensen sotto l’attenta guida del maestro Cronenberg è un’esaltazione di fisicità e violenza che passa anche attraverso i tanti tatuaggi presenti sul suo corpo, rappresentativi di una realtà criminale che l’attore ha voluto studiare con cura, senza lasciare nulla al caso.
A Dangerous Method (Amazon)
Stregato dal fascino attoriale di Mortensen, Cronenberg lo porta con sé anche per un film diverso dai precedenti a cui il binomio attore-regista aveva dato vita, e stiamo parlando ovviamente di A Dangerous Method, del 2001. In questo particolare e disturbante film sui rapporti professionali tra Jung (Fassbender) e Freud (Mortensen), gli attori danno sfoggio della propria eterogeneità mettendo in scena dialoghi serrati ed affascinanti che si inseriscono in un contesto pervaso da erotismo e scienza. Impersonare Freud non è certo una passeggiata, ma il modo in cui l’attore riesce a gestire questa sorta di doppia natura, da un lato la mente geniale e un carattere forte e risoluto, dall’altra la consapevolezza della caducità della propria posizione e, di conseguenza, delle proprie idee per via di una religione che presta continuamente il fianco alle critiche. Una figura così pensata da Cronenberg e messa perfettamente in scena da Mortensen.
Captain Fantastic (Amazon)
Arriva l’anno 2016 e la collaborazione tra Matt Ross e Viggo Mortensen genera una delle migliori interpretazioni della carriera dell’attore, che gli vale infatti la seconda candidatura all’Oscar. Qui è Ben Cash, un uomo che a dispetto del suo cognome non è affatto interessato ai soldi e ad una vita materialista, ma è una sorta di hyppie che vive in isolamento con la sua famiglia, lontano da qualsiasi forma di civiltà. Viggo Mortensen trova un modo eccezionale per portare sullo schermo questo padre sui generis, che vive di contrapposizioni ed estremismi che per lunghi tratti del film ci fanno sorridere, ma anche riflettere molto. Si percepisce subito quanto l’attore si sia dedicato anima e corpo a questo personaggio, ed il risultato è senza dubbio ammirevole.
Purtroppo siamo nell’anno di Casey Affleck per Manchester by the sea (e in ogni caso ci sarebbe anche Ryan Gosling per La La Land), e quindi il premio finale sfuma.
Green Book
Siamo finalmente giunti a quella che è probabilmente la sua miglior perfomance attoriale in assoluto. Il suo Tony “Lip” Vallelonga è a dir poco strepitoso nel suo essere genuino, e Mortensen mette in evidenza tutte le sue doti da trasformista, regalandoci un protagonista imbolsito, un italo-americano rozzo ma dal cuore buono. Un uomo “terra-terra”, per usare un’espressione appunto popolare, ma soprattutto una persona con cui chiunque alla fine non può che trovarsi bene, riconoscendo le squisite doti umane dietro l’espressione e il modo di fare da duro. L’attore prende in mano le redini di Green Book e fa ciò che deve fare, tramutando un viaggio nel chiuso e bigotto mondo dell’America degli anni ’60, in cui il razzismo imperante poneva ancora le persone di colore alla stregua degli schiavi, in un racconto in cui si mescolano l’amore, la purezza dei sentimenti e soprattutto l’amicizia sincera.
Mortensen riesce ad oscurare Ali (peraltro anch’egli eccellente) con una performance straripante, autentica, grazie a quel Tony Lip sgraziato ma sempre sincero, con la sigaretta sempre in bocca e le mani unte di pollo fritto, che entra da subito nei nostri cuori, così come in quell del co-protagonista Shirley.