Una storia di sangue, violenza e pace
Quando mi approcciai al primo volume di Vinland Saga non ero ben sicuro di cosa stessi per leggere, ma i disegni sublimi, l’ambientazione, i personaggi e gli scontri spettacolari mi avevano catturato e preparato a confrontarmi con un bel manga d’azione con tante guerre, tanto sangue e con una trama coinvolgente. E poi diciamocelo, un manga che parla di vichinghi ha un certo appeal a prescindere da tutto.
Makoto Yukimura, l’autore, è stato in grado però di prendere queste aspettative e di stravolgerle dopo pochi volumi, riproponendo un fumetto quasi del tutto diverso, ancora più maturo, più riflessivo e a tratti filosofico, dove le guerre e gli scontri sono ormai solo un mezzo per comunicare un certo pensiero, portando così al pubblico un seinen di livello altissimo. Per questo all’annuncio della trasposizione animata in uscita nel 2019 molti fan, me compreso, hanno visto realizzarsi un sogno. Ed eccoci oggi a celebrare la lieta notizia con uno speciale su Thorfinn, i suoi compagni e i suoi viaggi.
Da assassino a messia
La storia è ambientata nell’undicesimo secolo nell’Europa del Nord, tra Islanda, Inghilterra e Danimarca perlopiù e segue le vicende di Thorfinn, un ragazzino islandese dalla vita piuttosto monotona e tranquilla. Tranquillità che viene spietatamente interrotta dall’assassinio di suo padre Thors, ex comandante dei Jomsviking, la più temuta tra le compagnie di guerrieri vichinghi, per mano di Askeladd e la sua banda di mercenari. Da questo momento Thorfinn dedica la sua vita alla vendetta del padre, ma per farlo è costretto a seguire e servire Askeladd in guerra per poterlo sfidare a duello.
Diviene così un micidiale guerriero e assassino, che non prova emozioni all’infuori dell’odio per colui che uccise suo padre, non un briciolo di compassione per gli uomini che fa fuori, né affetto per nessuno dei suoi compagni. Ma gli avvenimenti presto prenderanno una piega tale da ribaltare tutta questa situazione, soprattutto con l’entrata in scena di Canuto, figlio di re Sweyn I di Danimarca. Senza scendere troppo nei dettagli per non danneggiare chi non conosce l’opera, Canuto succede a suo padre diventando re, mentre Thorfinn viene fatto schiavo e venduto in una fattoria in Danimarca.
È qui che dopo qualche anno si realizza la sua conversione spirituale, che lo porta a rinnegare il suo passato violento da killer in cerca di vendetta abbracciando una filosofia di assoluta non violenza, ponendosi come nuovo obiettivo la creazione utopistica di un luogo sulla Terra dove guerra e schiavitù non siano tollerate. Obiettivo che è condiviso da re Canuto, il quale però è disposto ad utilizzare qualsiasi mezzo pur di riuscirci. La storia, non ancora conclusa, verte ora sulla realizzazione di questo ambizioso quanto nobile progetto, sui problemi che abbracciare una simile filosofia comporta in un mondo come quello di Vinland Saga e sul passato di Thorfinn che continua a perseguitarlo e ad incastrarlo in situazioni a dir poco difficoltose.
Dal lato grafico Vinland Saga è davvero ben fatto, il disegno di Yukimura (e dei suoi poveri assistenti che ogni tanto è bene ricordare) è realistico e dettagliatissimo, ma allo stesso tempo evocativo e dinamico quando serve. Le scene delle grandi battaglie colpiranno per il numero di guerrieri che si scontrano e la loro teatrale, ma dopotutto abbastanza realistica, brutalità e gli scontri tra Thorfinn e gli altri vichinghi, sempre diretti in modo impeccabile e sempre ragionati ed appassionanti, per i movimenti scenografici e per i dettagli dei muscoli, delle ferite e delle espressioni facciali. I momenti più riflessivi, evocativi o addirittura onirici impressioneranno per la bellezza estetica, per la solennità, per il grottesco e talvolta persino per la semplicità con cui certe volte sono rappresentati su carta.
Anche dal punto di vista della scrittura il fumetto non è da meno. La quantità di personaggi rilevanti per la trama e per il protagonista è davvero notevole, soprattutto perché sono tutti caratterizzati psicologicamente in modo diverso, ognuno con i propri obiettivi, il proprio carattere e la propria evoluzione, che spesso è accompagnata anche da un cambiamento nell’aspetto fisico.
Primi fra tutti Thorfinn e Canuto, il primo da killer diventa figura messianica, il secondo da principe insicuro e privo di personalità diventa sovrano carismatico e determinato, entrambi passando per esperienze e travagli interiori che giustificano queste trasformazioni e che non avvengono in un paio di vignette, ma in volumi interi, soprattutto per quel che riguarda Thorfinn. La trama, infine, non si limita a ruotare intorno al protagonista o al suo gruppo, ma al contrario la successione degli eventi sarà dettata dall’interazioni dei numerosi personaggi, dando così una forte impressione di realismo al mondo, facilitata dall’ispirazione storica ma anche negli eventi minori o che potrebbero essere banali dei ex machina, sempre in modo coerente e credibile.
Valhalla e Paradiso Terrestre, guerra e pace
L’opera di Yukimura è soprattutto una grande critica alla violenza ed una glorificazione, seppur non banale o cieca, della pace e dell’amore per il prossimo, per gli altri esseri umani. La cultura vichinga si basa completamente sulla guerra e perciò sul guerriero, sul militare, basti pensare che nella religione norrena l’equivalente del Paradiso cristiano, il Valhalla, è accessibile solo da chi muore in guerra in modo glorioso o da chi si è dimostrato nella propria vita un guerriero valoroso.
Dare a quest’opera una ambientazione legata a questa cultura per far passare un messaggio di pace e amore è stata una scelta geniale, e il tramite per il quale ci arriva questo messaggio è principalmente Thorfinn (attenzione da qui in poi andrò un più nei dettagli della trama). Dopo anni passati in mezzo agli orrori della guerra, diventando di fatto uno di essi, accecato dall’odio per Askeladd, quando quest’ultimo morirà non per mano sua, Thorfinn si troverà schiavo e senza più uno scopo nella vita, costretto ad affrontare la sua coscienza dopo tutti gli errori che ha commesso.
Il ricordo del padre che muore per lui, pur di non uccidere (essendone sicuramente capace) gli uomini che lo stavano attaccando, e del suo insegnamento sul significato dell’essere un vero guerriero, si sommano ai rimorsi e ai sensi di colpa devastanti che affiorano dal suo subconscio.
È così che riprende in mano la sua vita, ponendosi come nuovo obiettivo la creazione di una sorta di paradiso terrestre senza guerra e senza schiavitù, sua diretta conseguenza, nella convinzione che nessun essere umano ha dei nemici, così da espiare le sue colpe. Obiettivo che decide di realizzare senza violenza nel modo più assoluto. Come direbbe Thors infatti, un vero guerriero non ha bisogno di una spada per realizzare i suoi obiettivi, perché il vero guerriero è colui che trova forza e determinazione nei suoi principi e non nelle armi. Tutto questo, però, mentre è circondato da persone che vivono uccidendo gli altri, proprio come faceva lui un tempo, credendo che in questo modo andranno nel Valhalla o anche più semplicemente perché si divertono a farlo. Si capisce quindi quanto possa essere difficile per Thorfinn portare avanti il suo obiettivo restando fedele ai suoi ideali e Yukimura questa difficoltà la rende evidente e sempre più pesante capitolo dopo capitolo, mettendo Thorfinn a dura prova, fisicamente e mentalmente, d’altronde non è nemmeno scontato che la non violenza sia sempre la strada giusta.
To be continued…
Vinland Saga è uno di quei manga che si propone di lasciare qualcosa di profondo nel lettore, un messaggio importante ed emozioni concrete, non solo intrattenimento. Un esempio stupendo di come il fumetto giapponese, per quanto mainstream, possa essere un prodotto artistico completo e degno di questo nome. Tanto che ci sarebbe ancora parecchio da dire, i temi da esaminare sono molti e ogni personaggio principale meriterebbe un approfondimento a sé, ma dopotutto l’opera è ancora incompleta e non si può mai sapere cosa possa uscire dal cappello di Yukimura.