Passeggiate nei campi di zucche, bevande alla cannella ed estati a breve termine: come l’autunno si è trasformato in uno stile di vita
e anche voi, come me, vivete ossessivamente i social di Instagram, Tik Tok e Pinterest alla ricerca di vibes e aesthetic che incarnino a pieno il vostro spirito interiore, allora certamente avrete sentito parlare della spooky season, o fall season, o, come la chiamano i comuni mortali, della stagione autunnale. C’è chi è fissato con i grembiuli da cucina e le casette degli hobbit (cottagecore aesthetic), chi con i maglioncini a collo alto e le statue greche (dark academia aesthetic) e chi va matto per tutto ciò che ruota intorno al periodo autunnale, come zucche, cappuccini, costumi per halloween e le maratone di Una mamma per amica.
La spooky season sui social
La spooky season sui social, da qualche anno a questa parte, è diventata un vero e proprio tormentone, una hit che si prepara in anticipo per il suo trionfale ingresso e che, scoccata la mezzanotte del primo settembre, bussa possentemente alle porte dei nostri cellulari, nonostante ci siano ancora quaranta gradi all’ombra. Nasce così la moda di riempire i feed Instagram del colore arancione e di pregare che uno Starbucks apra nei pressi del comune di residenza, così che orde di ossessionati possano postare una foto con l’amato pumpkin spice latte. Viviamo in un mondo che è riuscito a mercificare e a far diventare un trend persino una stagione: le sorprese non finiscono mai, ai giorni d’oggi.
Eppure questo è un trend che in pochi riescono a comprendere, perché è di fatto basato sul fumo, sull’effimero senso estetico, pronto a essere proposto come uno stile di vita. Probabilmente i miei genitori (entrambi over 50) non capiranno mai il brivido nel passeggiare in un campo di zucche o il mio carrello di Amazon improvvisamente pieno di tazze in ceramica per il cappuccino e metri su metri di fairy light. Il bisogno di circondarsi di oggetti che ci ricordino quel mondo, quello stile di vita puramente instagrammabile, è una questione psicologica tutta appartenente alla generazione del digitale, che, al di fuori dei social, ha davvero poco senso. Ma allora perché ne siamo tanto attratti?
Moda e Movimento: c’è differenza?
Le mode non sono di certo iniziate con la comparsa dei social. Ma tra Moda e Movimento c’è differenza? Nel 1800 si facevano chiamare dandy i gentiluomini che amavano vestirsi in modo appariscente, andare in giro con una scimmia al guinzaglio e scrivere poesie provocatorie. Coloro che ostentavano una vita di eccessi come denuncia nei confronti della società vittoriana, oggi potremmo considerarli personaggi fautori di un preciso senso estetico, che, tuttavia, aveva un serio impiego sociale; alla base vi era una causa intellettuale condivisibile, non solo un progetto visivo per congeniato. Con l’evoluzione della cultura occidentale, i movimenti estetici sono andati a sfumare in moltissime correnti che, a livello d’impatto intellettuale, sono risultate sempre meno potenti. Negli anni ’70, in Inghilterra e negli Stati Uniti, si diffonde il punk, prima come genere musicale e poi come vero e proprio stile di vita: un movimento culturale che contamina l’intero panorama artistico, fautore di una rivoluzione provocatoria contro la società borghese. Anche il punk, oggi, si è dovuto adeguare al mondo dei social ed è diventato l’ennesima etichetta con cui apostrofare un modo di vestirsi particolarmente eccentrico. Uguale fine ha fatto il movimento gotico, che alla fine del 1800 si proponeva come rottura con i canoni dell’arte e della letteratura del tempo, proponendo il gusto dell’orrido e del subdolo come espediente d’indagine della psicologia umana; stessa finaccia è toccata al movimento dei figli dei fiori, nostalgicamente osannato dai fan di Lady Diana e da coloro che vestono da Humana Vintage.
Il fenomeno dei movimenti intellettuali è andato pian piano svuotandosi: mancano le ragioni, i presupposti, le reali spinte all’azione. In una società in cui pare che tutto sia stato detto e sdoganato, che senso ha ribellarsi? Meglio rifugiarsi in un universo comodo, accogliente e che non può muovere polemiche di nessun genere. Il senso di rottura oggi è esprimibile in politica, muovendo battaglie sul campo che, ovviamente, coinvolgono anche i social, ma che risultano spesso troppo complesse ed estenuanti per contaminare un intero modo di sentire la vita. Insomma, la lotta è importante, ma non ci vivrei. Questo slogan ha portato alla creazione di mondi paralleli, universi alternativi in cui possiamo illuderci di esistere: i famosi aesthetic. Vediamo sui social ragazze in abiti d’epoca e grembiuli bianchi, che tengono in mano un cestino pieno di fughi alla massima saturazione e la copia presa dall’antiquario di Il signore degli anelli, in lontananza un cottage abbandonato nella brughiera: tutto questo ci rassicura e ci fa pensare “allora è possibile vivere così, lontano dagli stress della tecnologia, a contatto con la natura”. Sì, è possibile, ma se lo facessimo dovremmo dire addio al nostro account Instagram e a tutto quel mucchio di post salvati che ritraggono una vita di fatto irraggiungibile.
Ciò che non abbiamo il tempo di vivere
Lo stesso succede con la moda della spooky season. È settembre ed è come se fosse capodanno: tutto ci appare nuovo, un inizio da costruire su misura per noi, agghindato con festoni di foglie secche e spumosi cappuccini da bere accanto al fuoco. Tutti noi vorremmo una vita da favola, colorata come una tavolozza di Photoshop e profumata di cannella, ma essa è possibile ritrovarla solo attraverso uno schermo che ci regala ciò che non abbiamo il tempo di vivere. La stessa festa di Halloween, oggi indissolubilmente legata al movimento femminista, che la rivaluta come occasione per la celebrazione della figura della Strega, uno dei simboli principali della lotta al patriarcato, è al centro dell’estetica autunnale; Halloween diventa un fenomeno sociale e il mezzo per rispolverare non solo l’immaginario esoterico e pagano, ma anche per riportare alla luce la corrente gotica di cui parlavamo poc’anzi. Ma allora è davvero tutta un’illusione? Una beffa in cui cadiamo ogni singolo anno, di questo periodo? In tutte le cose ci sono sfumature grigie, e anche la spooky season ha i suoi seri vantaggi.
I pro della “vita da feed”
Questo periodo dell’anno ci trasmette un desiderio matto di replicare tutte quelle atmosfere che vediamo in giro sui social. Non credo che tutti siano inclini all’andare a raccogliere funghi nel bosco, all’andare in giro con una zucca intagliata in testa o a vestirsi come la cugina di Bilbo Baggins; eppure la tranquillità di queste immagini può donarci qualcosa di positivo, può avere effettivamente un impatto pratico sulle nostre vite. Come?, vi starete chiedendo. Quali sono i pro della vita da feed? Un’idea sarebbe quella di rispettare innanzitutto lo spirito da cui questo aesthetic parte: l’amalgamarsi alla stagionalità delle cose, seguire il fluire dell’anno. In autunno i boschi si tingono dei colori più belli, l’aria è frizzante e la natura attorno a noi si trasforma in una nuova, grande casa tutta da esplorare: perché non farlo? Perché non prendersi una giornata per goderne e capirne il fascino? Se tutti, almeno un paio di volte al mese, si permettessero il lusso di una passeggiata in un bosco o in un parco cittadino, forse la sensibilità nei confronti dell’ambiente che ci circonda sarebbe diversa.
Un altro modo per approfittare nell’effimero trend della spooky season è quello di incrementare le proprie letture e di perdersi nelle pagine di quei libri che l’atmosfera che tanto amiamo sui social l’hanno saputa perfettamente intrappolare con le parole. Questo è il periodo perfetto per recuperare tutti quei classici che teniamo a prendere polvere in libreria, assaporandone a pieno le ambientazioni: Jane Eyre, Cime Tempestose, Il fantasma di Canterville, Frankenstein, Anna di Green Gables, Piccole donne; questi sono solo alcuni dei titoli adattissimi per calarsi alla perfezioni nelle atmosfere dalle tinte giallo-arancio.
La mancanza di un grande ideale può essere in parte sanata da un sereno ritorno alla semplicità; forse ciò che davvero ci insegnano questi trend apparentemente vuoti, come la spooky season, è la scoperta del bello nelle piccole cose; frase che può sembrare banale ma che, tutto sommato, non perde mai della sua veridicità. Un centinaio di accattivanti fotografie viste su Instagram possono così trasformarsi in una passeggiata nel bosco, nella lettura di un buon libro, in un pomeriggio in cucina a sfornare teglie di cinnamon rolls e in un’occasione per vedere la vita quotidiana in un’altra prospettiva. Possono trasformarsi in atti concreti: scrollare con un dito il feed di Instagram può essere una piacevole distrazione a cui tutti noi ci abbandoniamo per qualche istante, ma c’è il rischio che qualcuno proietti in essa la sua intera esistenza, distaccandosi dalla realtà per trovarne una alternativa, più bella da fuori ma insana, a lungo andare.
Gabriele D’Annunzio, che di aesthetic ne sapeva moltissimo, diceva “bisogna vivere la vita come un’opera d’arte”: perché non iniziare a farlo dal primo settembre?