Westworld 3: considerazioni dopo il primo episodio
Westworld 3 è qui. Era tanto che aspettavamo la prima puntata della terza stagione, che aveva generato già parecchio hype a partire dai primi trailer con Aaron Paul, e adesso possiamo godercela su Sky, come al solito un episodio a settimana.
Westworld 3 riprende da dove eravamo rimasti, fuori da quel parco a tema che ci aveva stregato ed ammaliato nella prima stagione, laddove le intuizioni di Michael Crichton incontravano il genio di Jonathan Nolan dando vita ad un mondo fantastico ed una serie di personaggi incredibilmente interessanti, per di più di con un grande dinamismo e la capacità di coinvolgere il pubblico sin dalle prime battute.
Già la seconda stagione aveva perso quel brio e quella vivacità che aveva caratterizzato il primo Westworld, cedendo il passo ad un ritmo molto più compassato e una trama più cupa e riflessiva.
È da qui che riparte la terza, che inevitabilmente non può cominciare a passo sostenuto, presentandoci per di più un mondo ibrido e quasi cyberpunk, che è dove riprende la vita, reale o artificiale, dei nostri protagonisti.
https://www.youtube.com/watch?v=pDJbFA32_QY
Westworld 3×01, Parce Domine traccia tre strade legate ad altrettanti personaggi, quelli che ci prenderanno per mano per condurci in questa nuova realtà: c’è Dolores (Evan Rachel Wood), ormai cittadina del mondo reale, alle prese col suo spietato piano di vendetta; c’è un Bernard (Jeffrey Wright) in fuga; e facciamo infine la scoperta di Caleb (Aaron Paul), un militare tornato da una missione delicata che lo ha sconvolto, e che ora prova a reinserirsi nella società civile ed essere un cittadino responsabile, sebbene qualcosa dentro di lui continui a turbarlo profondamente. Ma molti personaggi, vecchi e nuovi, sembrano muoversi e cercare pian piano la propria dimensione, compresa Charlotte Hale (Tessa Thompson)…
Giudicare un primo episodio è sempre estremamente complicato ed è impossibile dare un giudizio ben definito, ma possiamo senza dubbio basarci sulle nostre impressioni. Di certo uscire definitivamente (davvero?) da un mondo che poteva dar vita ad infinite possibilità in termini di script, e di cui ormai sembra rimanere traccia soltanto nella mente di Bernard e nel nome dello show, è una scommessa non facile da vincere neppure per un abile mestierante come Jonathan Nolan e sua moglie Lisa Joy.
Il paesaggio bucolico del primo Westworld si trasforma in un futuro prossimo à la Blade Runner, con macchine volanti, sistemi di riconoscimento biometrico e quant’altro, regalandoci un’estetica totalmente diversa ma ugualmente affascinante, etichettando di fatto la seconda stagione come un momento di passaggio prima del definitivo salto dal western alla fantascienza.
La nostra speranza è che i creatori dello show abbiano preso di petto la distopia per dar vita ad un racconto intrigante ed avvincente, che non sia solo un esercizio di stile, come per lunghi tratti ci è parso essere Westworld 2.
Un cast eccezionale – a cui oltre ai nomi citati vanno aggiunti nuovamente Ed Harris, Thandie Newton ma soprattutto la new entry Vincent Cassell – fornisce una sorta di garanzia quantomeno dal punto di vista dell’interpretazione, così come non abbiamo molti dubbi sui tanti aspetti tecnici in cui Westworld ha sempre brillato. La scenografia, a giudicare dalla prima ora di visione, sembra aver subito un trattamento ancor più certosino delle prime due stagioni, per non parlar delle musiche incalzanti di Ramin Djawadi, e una soundtrack che inizia a stupirci sin da subito, come quando Caleb si trova seduto in un tavolino di un locale, e in sottofondo si percepisce una 99 Luftballons in versione leggermente elettronica.
L’essenziale – ci ripetiamo – è che a questa cura dell’estetica corrisponda anche una maggior chiarezza nello script e soprattutto una scrupolosa attenzione all’intrattenimento dello spettatore che, come i clienti del parco tematico, ha bisogno di riprovare quelle sensazioni di stupore e divertimento che il primo Westworld ci aveva così improvvisamente concesso.
Ciò che ci rassicura un po’, oltre ad un finale con una accesa sparatoria che ci fa entrare nel vivo dell’action, è anche il fatto che per ora le indiscrezioni e in particolar modo le parole degli showrunner, sembrino garantire una stagione meno nebulosa della seconda e molto più diretta e lineare, con un’impostazione da vero thriller.
Non ci resta che attendere, e sperare.