What If… Cosa sarebbe successo se…?
What If. Ovvero come sarebbero andate le cose se avessimo compiuto altre scelte. Questa è una delle domande che ha tormentato più a lungo il genere umano. Nel corso delle ere molti di noi si sono posti lo stesso quesito. Un quesito che, ovviamente, non potrà mai trovare risposta. Non nella nostra realtà.
Per nostra fortuna ci viene in soccorso la fantasia. Grazie a essa spesso gli autori hanno potuto fantasticare, chiedersi quale piega avrebbero preso gli eventi se le cose fossero andate diversamente. Esempio antichissimo ne è Tito Livio. Nel suo Ab Urbe Condita immagina come si sarebbe evoluto lo stato romano se Alessandro il Macedone avesse esteso all’Italia le proprie conquiste.
Siamo di fronte al primo esempio di Ucronia in letteratura, un ricchissimo filone letterario, che ha dato la possibilità a molti autori di immaginare vere e proprie realtà parallele, come nel caso di Philip K. Dick e del suo La Svastica sul Sole.
Anche il fumetto americano iniziò presto a esplorare alternative alle storie canoni. Questo si tradusse in una serie di pubblicazioni che diedero ai lettori diverse possibili interpretazioni dell’eroismo e del fenomeno dei metaumani, permettendo agli autori di esplorare diversi lati della psiche dei personaggi, mettendoli a fuoco sotto lenti del tutto diverse dal solito.
Un invito a nozze
Se è vero che What If è una collana propria della Marvel, la prima casa editrice a dedicarsi ai mondi paralleli fu la DC Comics, già nella Silver Age del fumetto. La maggior parte delle volte la DC si concentrava su sogni, immaginazioni dei suoi personaggi o futuri possibili, tuttavia distinguendoli sempre e comunque dalle sue pubblicazioni originali. La linea della DC Comics era già ben definita: dedicare alle varie possibili diramazioni dei fumetti pubblicazioni alternative, senza tuttavia andare a intaccare la continuity originale.
Tra queste è da citare quella che vedeva Lois Lane sposare Superman, venendo a conoscenza della sua identità. Il primo numero di Superman’s Girlfriend Lois Lane fu pubblicato nel 1960 e aprì una lunga serie in cui l’Uomo d’Acciaio metteva su famiglia con la sua fiamma storica, avendo figli e crescendoli. Per l’epoca, con l’America immersa nell’età del conformismo, la cosa era abbastanza audace, in quanto sottintendeva che un personaggio come Superman potesse anche avere rapporti con la propria moglie.
Su questa falsariga non mancarono anche altre pubblicazioni, come Batman intento a lasciare i suoi doveri di vigilante per costruirsi a sua volta una famiglia, in alcuni casi anche con qualche piccola libertà creativa da parte degli autori, in cui veniva mostrata Lois lasciare Superman per l’Uomo Pipistrello.
Queste prime pubblicazioni rispondevano tuttavia a un’esigenza diversa rispetto a quella che sarebbe stata la linea di pensiero dietro alle realtà alternative. Lo scopo non era quello di testare i limiti caratteriali dell’eroe, ma attrarre anche altre fasce di pubblico, meno inclini a storie di scontri e scazzottate coi supercriminali e più aperte a temi come le relazioni sentimentali e gli affetti, il tutto condito da una buona dose di umorismo. Nel tempo non mancheranno anche realtà parallele ben più serie e dai finali crudi, occasioni date agli sceneggiatori di sbizzarrire la propria fantasia.
Un esempio è la storia che vede Batman e Superman crescere come fratelli, col primo adottato da Jonathan e Martha Kent dopo la morte dei suoi genitori e il secondo che diventa quindi paladino di Gotham City per amore del fratello adottivo. Un racconto che permise agli sceneggiatori di sviluppare in maniera del tutto diversa il complicato rapporto di stima e conflittualità che da sempre ha legato i due maggiori eroi del fumetto DC.
E se…
Perché la La Casa delle Idee rispondesse al fuoco ci volle molto più tempo. Solo nel 1977 uscì il primo numero di What If, una collana interamente dedicata alle possibili realtà alternative dell’universo Marvel. Il primo numero non poteva che essere dedicato all’amichevole Uomo Ragno di quartiere, provando a indagare cosa sarebbe successo se Spidey si fosse unito ai Fantastici Quattro nel corso della prima avventura dell’Arrampicamuri mostrata al grande pubblico.
I What If della Marvel iniziarono a spingere su un concetto molto diverso, quello di “testare” i limiti morali dei supereroi, domandarsi se anche in situazioni estreme essi avrebbero potuto rimanere gli stessi. Cambiando i superproblemi cambierà anche l’eroe?
Un esempio è la pubblicazione del 1984, in cui la Marvel si interroga su cosa sarebbe successo se fosse stata zia May a morire al post di Ben Parker, con quest’ultimo rimasto come unica guida del giovane Uomo Ragno. Convinto di fare la cosa migliore zio Ben accetterà di rivelare a J.J. Jameson l’identità segreta del nipote, facendolo finire in un circolo vizioso di ricatti da parte dell’editore e mettendo Spider-Man nella difficile situazione di dover scegliere tra l’affetto e l’obbedienza verso la sua unica figura genitoriale e il suo ruolo di eroe.
Questo tipo di scelte così estreme sembra essere una costante per i mondi paralleli dei supereroi americani. Mostrare cosa sarebbe successo nel caso le cose fossero andate diversamente porta con sé anche un grande numero di tematiche morali, chiedendo ai lettori di porsi delle domande. Il tutto in una dimensione diversa, onirica. Quasi consolatoria, se si considera che spesso il finale di queste storie si rivela ben poco felice. Sapere che il lettore potrà tornare indietro, che i tragici eventi visti non cambieranno l’eroe, fa sì che il What If non sia mai spaventoso. Un evento che potremo cancellare rapidamente dalla nostra vita, semplicemente chiudendo l’albo e riponendolo sullo scaffale.
Un tema portante è sempre quale sia la natura dell’eroismo e cosa faccia un eroe. Sono molte le storie che vedono i protagonisti della Marvel cambiare radicalmente la loro vita in questa collana. Cap diventa Presidente, Spidey sceglie di continuare la carriera di lottatore, i Fantastici Quattro non ottengono i poteri e Devil si unisce allo S.H.I.E.L.D. ma questo non cambia la loro natura, il loro desiderio di fare del bene. Anche se per raggiungere questo scopo spesso il sacrificio è più grande di quanto non fosse nella nostra realtà.
Nuovi universi
Gli anni ’80 furono segnata per la DC dall’evento Crisi sulle Terre Infinite. In seguito l’editore decise di riunire le sue pubblicazioni sui mondi alternativi sotto l’etichetta Elseworld. Il primo esempio di queste pubblicazioni fu Gotham by Gaslight del 1989, versione di Batman nel secolo XIX. I lettori poterono qui leggere una spietata caccia a Jack lo Squartatore, appena arrivato nella città del Crociato Incappucciato.
Entrambe le case di fumetti scelgono di proporre il tema delle ucronie per mostrare aspetti diversi dei propri supereroi. Ma le vite parallele degli eroi non diventano più solo qualcosa di destinato a una breve lettura. Il fumetto americano si concede, nel corso degli anni, saghe sempre più complesse dedicate a mondi dove le cose sono andate diversamente. Talvolta facendone anche il fulcro di saga di grande lunghezza. In anni recenti è stato il caso per la Marvel di crossover come House of M e Age of Ultron.
L’eroismo e la sua natura sono frequentemente al centro dei racconti dei mondi paralleli anche nella DC. Evento recente è Batman: White Knight, dove la ritrovata salute mentale del Joker diventa occasione di indagare il confine tra vigilante e criminale.
Ma le ucronie fumettistiche diventano anche occasione di porre grandi domande al lettore. Questo avviene in opere come Superman: Red Son, dove l’eroe di Metropolis atterra in Ucraina invece che nel Kansas. Cresciuto sotto l’egida di Stalin, diventerà il centro dello Guerra Fredda e il paladino dei Sovietici nella lotta contro gli USA. Vediamo così un Superman in un ruolo inedito di dittatore, quasi diabolico nelle sue scelte. Una figura che costringe il lettore a chiedersi se il benessere e la sicurezza valgano anche il sacrificio del libero arbitrio.
Lo scopo dell’Ucronia in fondo è proprio quello di porsi delle domande. Saremmo ancora noi stessi se avessi fatto scelte diverse? Penseremmo le cose nello stesso modo se gli eventi avessero preso una piega alternativa? Impossibile dirlo. Ma il bello dell’immaginazione è anche questo. Non è necessario vivere queste esperienze per porsi delle domande. Alle volte basta solo saperle pensare.