A William Gibson viene attribuita la paternità del cyberpunk, ma sarebbe riduttivo identificarlo solo con questo genere specifico. Ecco a voi il William Gibson Starter Kit
Appena facciamo il nome di William Gibson, l’associazione con il cyberpunk è immediata. Il che è legittimo, perché le sue prime opere hanno indubbiamente definito un canone al quale gli autori successivi hanno aderito. Ma dagli anni ’80 fino a oggi, Gibson ha investigato il presente in molte altre direzioni, e forse pochi autori sono riusciti come lui a fornire scenari così credibili del nostro futuro immediato.
Benvenuti nello Sprawl
Il cielo sopra il porto aveva il colore di un televisore sintonizzato su un canale morto. Questo incipit fenomenale è la degna introduzione al mondo di Neuromante, il primo romanzo di William Gibson pubblicato nel 1984, con il quale convenzionalmente si contrassegna l’origine stessa del cyberpunk. Prima di arrivare a questo romanzo, l’autore aveva già pubblicato alcuni racconti, che sono stati in seguito raccolti nell’antologia cult La notte che bruciammo Chrome, tra i quali troviamo per esempio Johnny Mnemonic, da cui è stato tratto l’omonimo film.
Queste prime storie rappresentano al meglio tematiche e topoi che sarebbero poi diventati i cardini del cyberpunk: protagonisti hacker, guerre informatiche, megalopoli multiculturali sull’orlo del collasso, istituzioni in dissoluzione, corporazioni accentratrici di potere. Se oggi rivisti in prospettiva questi elementi possono apparire dei cliché, ora che il cyberpunk ha perso la sua carica rivoluzionaria ed è diventato merchandising, bisogna considerare che all’epoca l’esplorazione di questi argomenti era avanguardia estrema.
Neuromante è appunto il modello su cui sono state poi plasmate molte altre storie simili: il protagonista Case è un hacker che ha pestato i piedi alle persone sbagliate ed è stato escluso dal giro. Gli viene offerta da un personaggio misterioso la possibilità di un’ultima grandiosa missione in cui viene affiancato da un team eterogeneo che comprende sicari e costrutti digitali. Insieme combattono nel cyberspazio e nel mondo esterno per liberare un’IA emergente dalle imposizioni della polizia Turing. Se sembra la trama di decine di romanzi, film e serie, è proprio così.
Ma la storia non si esaurisce con Neuromante. Gibson infatti ha ripreso i temi centrali e alcuni personaggi in due libri successivi, Count Zero (o Giù nel cyberspazio) e Monna Lisa cyberpunk. Questi tre romanzi formano la cosiddetta Trilogia dello Sprawl, termine con il quale si identifica la periferia estesa delle megalopoli in cui si svolge l’azione, che rappresenta non soltanto l’ambientazione materiale ma anche il senso di dispersione e assenza di confini e ruoli di questo mondo in accelerazione.
Ritorno al presente
A William Gibson non è bastato dare origine a un intero movimento culturale: ne ha originati due. Infatti nel 1990 pubblica La macchina della realtà insieme a Bruce Sterling, il testo da cui è nato lo steampunk. Ambientato intorno al 1850 in un mondo in cui Lord Babbage è riuscito a costruire e commercializzare la sua Macchina Analitica, anticipando di oltre un secolo la rivoluzione informatica. Purtroppo anche nel caso dello steampunk, il concetto si è evoluto nel tempo come una mera questione estetica, e oggi con questo termine ci si riferisce principalmente al cosplay retrofuturistico, ma il romanzo di Gibson e Sterling è una storia complessa ed ermetica, che si fonda su un accurato studio storico e include personaggi come Ada Lovelace e Laurence Oliphant.
Dopo questa incursione nell’ucronia, Gibson torna a guardare al nostro mondo, ma al posto del cannocchiale inizia a usare la lente d’ingrandimento: le sue storie si avvicinano via via al presente, e laddove nello Sprawl metteva in atto una speculazione tecnologica proiettata qualche decennio nel futuro, nelle serie successive il mondo che racconta combacia sempre di più con quello di oggi. Il primo passo in questa direzione è la trilogia del Ponte, così chiamata perché uno dei setting principali delle storie è il Bay Bridge di San Francisco, inutilizzato dopo il terremoto che ha separato la California dal continente. Anche in questo caso abbiamo personaggi e situazioni che ricorrono nei tre romanzi (Luce virtuale, Aidoru e American Acropolis) e che disegnano il mondo del 2006 in cui la capacità di manipolare i dati è il talento più prezioso e il divario sociale tra l’élite e le classi povere è sempre più marcato.
La serie successiva, chiamata trilogia di Bigend o della Blue Ant, inizia con la pubblicazione nel 2003 di L’accademia dei sogni, e anche se nel romanzo non viene specificata una datazione precisa il mondo che viene descritto è perfettamente sovrapponibile a quello presente. In questo romanzo e nei successivi Guerreros e Zero History, si assiste al tentativo delle corporazioni (in particolare la Blue Ant di Hubertus Bigend, una sorta di eminenza grigia che compare in tutti e tre i libri) di scovare e prendere il controllo di fenomeni apparentemente casuali che emergono dalla rete, con l’obiettivo di brandizzare questi trend. In questa trilogia si avverte sempre di più la scollatura dei personaggi dal mondo in cui vivono, che è diventato ormai troppo complesso perché chiunque di loro possa comprenderne le dinamiche. Tutti i protagonisti infatti hanno talenti particolari ma molto limitati, e sono quindi capaci di interpretare solo una piccola parte dei grandi eventi che gli accadono intorno.
Jackpot senza vincitori
William Gibson torna a elementi più spiccatamente fantascientifici nel 2014 con Inverso, il primo libro di una nuova serie ancora in corso, chiamata trilogia del Jackpot. Il “Jackpot” è il termine con cui vengono indicati collettivamente tutti quei fattori che a metà del ventunesimo secolo hanno provocato una grave crisi globale, che tra cambiamento climatico, carestie, epidemie, rivolte e guerre ha portato alla morte di circa l’80% della popolazione. La storia di Inverso si svolge su due piani temporali, uno nel futuro immediato e uno a distanza di settant’anni, quando il mondo si sta appunto riprendendo dal Jackpot. In questo libro Gibson utilizza una forma particolare di viaggio nel tempo, allo scopo di mettere a confronto epoche differenti e giocare con le possibili diramazioni della storia.
Il secondo volume di questa serie è Agency, da poco uscito anche in italiano, che narra sia eventi precedenti che successivi a quelli di Inverso, e descrive più nel dettaglio proprio l’arrivo e lo svolgimento del Jackpot. Anche in questo caso il romanzo contrappone ramificazioni alternative della storia, a partire da un mondo in cui le elezioni americane del 2016 sono state vinte da Hillary Clinton. La connessione tra i piani temporali è ottenuta con la stessa tecnologia di Inverso, e mostra di nuovo la scarsa considerazione di chi abita nel futuro nei confronti dei propri antenati che hanno lasciato che il mondo si avviasse al Jackpot. L’autore sta attualmente lavorando al terzo volume di questa serie, di cui al momento non si conosce ancora la data di pubblicazione.
Nel suo complesso l’opera di William Gibson è quella di un acuto osservatore, e dimostra come uno scrittore scrupoloso sia in grado di parlare del presente con generi e mezzi diversi. Dal movimento di rottura del cyberpunk all’approccio più mainstream dei libri recenti, utilizzando allo stesso tempo speculazione tecnologica e sociale, Gibson è riuscito ogni volta a trascrivere le inquietudini di un’epoca in continua transizione, e in questo senso ha meritato il suo titolo di autore di culto.