Siamo arrivati al 75° anno di vita di un altro storico personaggio dei fumetti, Wonder Woman, Diana Prince, ci pensate? Non è sempre facile percepire quanto spesso, delle icone come lei, siano non solo molto più vecchie di noi, ma non lo diano a vedere ai nostri occhi. Considerate quante volte un eroe deve rinnovarsi, per essere sempre “fresco” e incarnare i valori delle sempre nuove generazioni. Ebbene, come dicevamo, oggi la nostra amazzone preferita compie il suo terzo quarto di secolo, senza essere invecchiata di un giorno, e viene celebrata da DC Comics con un albo specialissimo, strapieno di penne e matite celebri pronte a farle gli auguri a modo loro.
Noi di Stay Nerd non potevamo essere da meno, dedicando alla guerriera un piccolo approfondimento, oltretutto in considerazione delle recentissime vicende che l’hanno vista protagonista, all’esterno della carta stampata dei nostri adorati fumetti!
Wonder Woman nasce nel 1941 (più ci riflettete e più vi farà impressione) dalla mente di William Moulton Marston, uno psicologo e inventore di grande fama. Prima curiosità: si deve a Marston la creazione di una prima versione di macchina della verità, basata principalmente sulla pressione sanguigna, prototipo di quella che oggi vediamo spesso in film e telefilm di grido. Non è divertente che egli abbia poi creato anche Wonder Woman, che tra i suoi oggetti ha un certo lazo indistruttibile che costringe chi ne viene imprigionato a dire la verità?
Ad ogni modo, Diana nasce con l’esplicita intenzione del suo creatore di ridare valore all’archetipo femminile, allora sin troppo bistrattato e controproducente per il suo genere di riferimento. “Nemmeno le donne vogliono essere donne” diceva lo psicologo, “visto che i loro modelli mancano di forza, potenza e autorità”. Si narra che fu un’idea della moglie di Marston (Elizabeth Holloway Marston, anch’ella psicologa affermata e comunque coinvolta nella creazione del personaggio, insieme all’artista H. G. Peter), quella di creare un nuovo supereroe che facesse dell’amore, più che dei pugni, il suo punto di forza maggiore, ma che l’uomo abbracciò la proposta a condizione che quell’eroe fosse un’eroina.
Così nacque Diana Prince, un tuono di modernità per i propri tempi, guerriera dalla forza di Superman e il fascino magnetico di una donna attraente E fortemente indipendente.
La sua origine è, fondamentalmente, la seguente. Ippolita, Regina delle Amazzoni sull’utopica Isola Paradiso, mondo privo di uomini, un giorno sviluppa il desiderio di diventare madre. A questo punto, ascoltando gli dèi la sua preghiera, il suo desiderio impossibile viene esaudito e una piccola scultura di creta, raffigurante per l’appunto una bambina, ottiene il soffio della vita… insieme a una discreta dose di caratteristiche “super” o divine che dir si voglia. Quel che è cambiato, nel tempo e con i vari reboot, è piuttosto la divinità matrice di tale creazione. Dalla prima Afrodite (da cui la prima esclamazione caratteristica della guerriera, “Grande Afrodite!”), al più recente Zeus.
Con gli anni, sviluppandosi un interesse culturale della grande cultura nei confronti di quelle minori o passate, rispecchiatosi anche nel parallelo asgardiano di Thor, Wonder Woman è stata sempre più strettamente legata alla sua semi-appartenenza al pantheon greco. Fino all’ultima lunga e spettacolare run di Brian Azzarello (co-sceneggiatore del Dark Knight III, insieme a Miller) e Cliff Chiang (quello di Paper Girls), tutta fondata sulla relazione tra lei e i suoi “cugini” greci: Ade, Poseidone, Era, Atena, Hermes e così via. In questa storia, tra l’altro, la nascita della Principessa Amazzone è in realtà molto più concreta e meno fiabesca di quel che sembra inizialmente…
La primissima origine del suo nome “comune”, invece, è piuttosto singolare. Nelle storie firmate dal suo creatore (che purtroppo visse solo pochi anni dopo aver creato il personaggio, morendo nel 1947) Wonder Woman aveva bisogno di un’identità attraverso la quale passare inosservata in un ospedale militare, nel mondo degli uomini in cui era inizialmente una totale estranea. Incontrando un’infermiera da campo a lei somigliante, di nome appunto Diana Prince, impossibilitata a raggiungere il suo amato in Sud America per mancanza di soldi, la Principessa Amazzone si offrì di pagarle il viaggio a condizione di prendere il suo posto nell’ospedale. Il nome di Diana Prince, poi, le rimase attaccato nelle molteplici reincarnazioni e reiterazioni susseguitesi nel corso degli anni.
In fatto di forza, resistenza e abilità in combattimento, Wonder Woman ha davvero pochissimi rivali nell’universo DC. Ma ciò che la rende davvero unica è la sua grande sensibilità, unita a passione e determinazione senza pari. La sua identità primigenia, consistente proprio in tali caratteristiche, si è tutto sommata conservata integra, nonostante o forse grazie alla numerosa lista di scrittori succedutisi nel raccontare di lei. Per un certo periodo di tempo, negli anni ’70, quando il concept del personaggio ereditato dalla sua creazione era ormai anacronistico, Diana ha persino “perso” i suoi superpoteri. Ma pensate che ciò l’abbia fermata? Nient’affatto. La sua identità di guerriera, determinata e indipendente, è sopravvissuta, allora e fino a noi.
Proprio su questo suo incarnare un emblema immortale vorremmo soffermarci anche noi, oggi, nell’anno del suo 75° anniversario. Eh già perché è alquanto peculiare che un personaggio che alla nascita precorreva di moltissimo i suoi tempi, non solo negli aspetti più ovvi (si pensi all’eden di Isola Paradiso, abitata soltanto da guerriere, o ai temi psicologici della “sottomissione libera” tanto cari agli studi di Marston), rimanga tanto potente nella sua carica simbolica così a lungo da essere centrale ancora oggi, e non solo, scatenare addirittura polemiche attorno alla sua figura.
Ci riferiamo proprio alle ultime vicende che hanno visto Wonder Woman protagonista nel mondo reale, quando è stata nominata dalle Nazioni Unite, nel giorno 21 ottobre (appositamente dichiarato “Wonder Woman Day” dalle stesse Nazioni Unite), ambasciatrice onoraria per la promozione dell’autodeterminazione delle donne. Un giorno di festa, e non solo di compleanno, con le interpreti dell’eroina, Lynda Carter e Gal Gadot, presenti alla celebrazione, insieme alla prossima regista del lungometraggio DC standalone in arrivo il prossimo anno, Patty Jenkins.
Eppure, la cosa ha avuto il suo strascico di polemiche.
La questione verteva attorno all’adeguatezza o meno di nominare ambasciatrice onoraria per un ruolo tanto importante, in luogo di una persona tra tanti brillanti esempi… un personaggio. 600 funzionari delle Nazioni Unite hanno raccolto le proprie firme per dichiararsi contrari alla scelta e criticare, in aggiunta, alcune caratteristiche della Principessa Amazzone, che non si confarebbero ad un’ambasciatrice in favore dell’autodeterminazione femminile. Una su tutte: il suo costume generalmente tendente al succinto.
Il problema, effettivamente, è di non facile esplicazione. Ma si può comunque, in questa sede, fare qualche discernimento. Le Nazioni Unite non sono nuove ad “assumere” personaggi frutto dell’immaginazione come testimonial delle proprie campagne. Vedi Red, degli Angry Birds, nominato ad ambasciatore onorario per l’ambiente. Perciò, al di là degli altri papabili candidati, scegliere un simbolo potenzialmente immortale (nel vero senso della parola) è stato precisamente voluto. Questo senza assolutamente entrare nel merito della proposta del Segretario Generale Ban Ki Moon.
Infine, ci piacerebbe chiudere su una nota positiva, impossibile da non concedere al personaggio. Pur non esistendo fisicamente, e non sappiamo se proprio in virtù di questo, Wonder Woman è sempre stata la bandiera spiegata “vivente” di determinati valori, incarnati con immancabile orgoglio. Si può riflettere sul fatto che la stessa serie TV dei tardi anni ’70, con la citata attrice Lynda Carter, nonostante faticasse molto a comunicare la medesima potenza della Principessa Amazzone dei fumetti (probabilmente non riuscendoci), sopravvisse comunque e non ne scalfì i valori, insieme al merchandising a lei dedicato, mai andato fuori moda. E guardate che di tempo ne è passato.
Insomma, dopo 75 anni, abbiamo una Wonder Woman ambasciatrice e, presto, dopo il progetto affondato affidato a Joss Whedon, un film a lei dedicato. Oltre ai fumetti, naturalmente. Nel bene e nel male, Diana Prince ha sempre concentrato su di sé e stimolato grandi discussioni riguardanti valori fondamentali della società moderna e contemporanea, e questo è già di per sé un merito inoppugnabile.
E voi, cari lettori, cosa ne pensate di lei?