Waiting for Gadot

L’attesa è il fil rouge, sottile ma resistente, che ci tiene tutti legati a Wonder Woman e dai primi rumors ci fa compagnia, senza lasciarci nemmeno dopo l’ingresso in sala, stringendoci attorno a sé come il Lazo della Verità.

L’attesa è il desiderio di scoprire se e come la DC Comics abbia imparato la lezione, e questo è il primo grande checkpoint dopo i recenti passi falsi, ovvero e Suicide SquadBatman V Superman. Il 1 giugno tutti i vostri dubbi saranno dissipati; nel frattempo proviamo a fare chiarezza nell’oscurità, analizzando con voi ciò che abbiamo osservato.

L’impatto visivo è disarmante.
Siamo abituati a prodotti DCEU letteralmente pervasi da un’atmosfera dark in tutto e per tutto, dai toni pesanti, con un cromatismo scuro e con la dannata pretesa di prendersi sempre troppo sul serio.

Stavolta invece rimaniamo assolutamente sorpresi, e veniamo accolti nel magico mondo di Themyscira, una fantastica isola dai colori accesi e sgargianti, con un verde pastello che ci riempie gli occhi e dei paesaggi a picco sul mare cristallino, che favoriscono l’immersione totale nel film.
Ma non abbiate paura: non dura più di tanto. La bolla all’interno della quale l’isola si trova è, quasi ironicamente, un luogo lontano dagli standard dell’Universo esteso; è un porto sicuro verso cui però i marinai di Burbank non vogliono veleggiare, e navigano sui lidi pericolosi e freddi che però conoscono bene, quelli grigi e opachi di sempre.

Wonder Woman recensione

Torniamo in un territorio franco, tuttavia, con l’ennesimo “però”. Sì, perché stavolta siamo a Londra e in un contesto totalmente diverso dal solito, dove quindi tutto questo torna ad avere incredibilmente un senso.
La Londra del ’18 è una location che ben si sposa con delle tinte di questo tipo, così come l’ambientazione della guerra. A proposito, la guerra di cui si parla è il primo conflitto mondiale, contrariamente a quanto scritto dal creatore William Moulton Marston. Una licenza che perdoniamo alla troupe di Snyder, visto il modo in cui la Jenkins riesce a far scendere la sua eroina nel campo di battaglia. Gli scenari aperti, la maggiore necessità di un corpo a corpo e la minore tecnologia bellica rispetto alla Seconda Guerra, hanno senz’altro favorito Gal Gadot nella sua performance straripante, con combattimenti entusiasmanti e visivamente eccezionali.
Già nella prima parte del film, su Themyscira, assistiamo ad una battaglia veramente clamorosa, che potremmo definire – per estetica ed action – uno dei migliori momenti dell’opera, ma anche nel mondo dei mortali vengono proposti scontri avvincenti in cui il bullet time si trasforma in puro godimento.

Di certo inserire un supereroe del genere in una cornice simile è impresa ardua, ma rappresenta pure una sfida stimolante, sia dal punto di vista del racconto che da quello scenografico, ed in questo Snyder & Co. hanno saputo operare con destrezza, mescolando le atmosfere dei primi del ‘900 con la necessaria modernità, consegnandoci un prodotto esteticamente ma anche strutturalmente bello, credibile ed efficace.

Wonder Woman recensione

Gli Uomini vengono da Marte e le Donne da Venere

Il parallelismo uomo-donna è una costante in tutta l’opera, e la Jenkins è brava a calcare la mano.
Alla realtà pura e incontaminata di Themyscira, si contrappone il mondo degli umani, alveare di male, nefandezze e crudeltà. Il candore d’animo di Wonder Woman e la sua ingenuità funzionano ai fini del plot, manifestandosi come uno dei punti di nevralgico interesse, ma al contempo diventa anche il modo per porre il mondo di Diana Prince e delle sue donne su un piedistallo dorato dal quale osservano e bacchettano una realtà in cui le donne appaiono come il frutto della schiavitù moderna, e gli uomini sono il Male che cammina imbracciando un fucile. Il tutto – per altro – nemmeno celato, ma sbandierato a più riprese, dietro lo scudo di un contesto storico che non può che favorire la Jenkins. In fondo dobbiamo ammettere che uno come Marston, con ogni probabilità, avrebbe apprezzato.
Questo trionfo del femminismo segna comunque un punto a favore della Jenkins e della DC, se non altro per la cura stilistica e narrativa con cui viene trattato.

Si tratta di Wonder Woman, del resto, e il suo personaggio deve essere estremo e meraviglioso. Ne è la prova l’onnipresenza della Gadot, perennemente sulla scena, dai primi minuti fino all’atto conclusivo.
Ma Gal Gadot, per quanto sia perfetta, non può certo tirar le redini da sola, ed allora ecco che gli fa da spalla il soldato Steve Trevor aka Chris Pine. Tra i due c’è un’ottima alchimia, e portano avanti una storia funzionale seppur assolutamente stereotipata. Ci sono tanti elementi che fanno della coppia e del loro sviluppo narrativo un tripudio di canonicità da cui non si tenta neppure di uscire. Un modo per farci tornare coi piedi per terra e farci rivedere i fantasmi di BvS e i suoi fratelli.
Non solo nel rapporto Wonder Woman-Trevor, però, si vive di cliché.
La sceneggiatura infatti è a dir poco convenzionale, con una struttura in tre atti didascalici, e molte situazioni che ammiccano con frequenza a qualcosa di già visto, e di rivisto.

Il problema principale tuttavia resta il ritmo. Se la parte iniziale stupisce, appaga la vista, ed ha il grande merito di coinvolgerci attivamente nella narrazione, dopo un po’ l’andatura cala in maniera sensibile, raccontandoci una storia che fondamentalmente è poco interessante e quanto mai prevedibile. Solo qualche exploit ci salva dalla noia, ma non possiamo certo evitare di storcere la bocca di fronte ad un finale che tutto sommato etichettiamo come banale ed una boss fight tra le meno suggestive ed accattivanti di sempre.

Wonder Woman recensione

Verdetto:

Wonder Woman è l’ennesima occasione mancata dalla DC di portare sullo schermo un prodotto completo da ogni punto di vista. Patty Jenkins e Zack Snyder tirano a lucido il look DCEU, limando i problemi estetici riscontrati nei precedenti lavori della casa, servendosi di un contesto storico comodo e perfettamente confortevole per quanto riguarda i loro canoni fotografici, ma pericoloso per quello che concerne il dualismo vecchio/nuovo.

Wonder Woman, paradossalmente, riesce nell’impresa più ardua, gestendo con dovizia di dettagli le sottotrame e donando alla storia ed al personaggio un significato importantissimo, ma fallisce nel compito più semplice: regalarci una storia che non fosse eccessivamente banale, e farci divertire.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.