Dopo il debutto su PC, Wreckfest è finalmente pronto a far danni anche su console!
Se, come me, avete qualche anno sul groppone, probabilmente vi ricorderete di Destruction Derby, serie dedicata alla onorevolissima disciplina del demolition derby molto in voga nella seconda metà degli anni Novanta. Non erano dei capolavori, ma i giochi di Reflections Interactive (nella scuderia di Ubisoft dal 2006) offrivano un’esperienza inedita agli albori dell’era 32 bit, resa finalmente possibile dal passaggio ai poligoni.
Ebbene, Wreckfest va a raccogliere proprio l’eredità di Destruction Derby, oltre che del folle Flatout, la precedente serie creata da Bugbear Entertainment, ma presto abbandonata dallo sviluppatore e poi caduta in disgrazia.
Wreckfest, dunque, ancor prima di essere un racing game, è un gioco votato al car combat, anche se in un modo completamente diverso dai vari Carmageddon e Twisted Metal, somigliando di più a un simulatore di sport motoristici, per quanto decisamente sopra le righe e votato all’arcade. Proprio come Destruction Derby all’epoca, solo che è Wreckfest fa tutto molto meglio.
Le tipologie principali di evento sono due: la gara classica (con le sue diverse declinazioni: a squadre e a eliminazione) e il demolition derby, disponibile sia in versione deathmatch (anche a squadre) sia in versione last man standing. Va da sé che anche le gare classiche presentano un’accentuata componente di car combat: saper impattare gli avversari si rivela più importante della mera abilità al volante, anche perché i tracciati sono larghi e non troppo articolati (molti sono semplici ovali o doppi anelli).
Le piste attualmente sono 27, di cui 20 circuiti, 4 arene e 3 tracciati disponibili sia in versione circuito sia in versione arena: molte piste, infatti, sono disponibili in più versioni (ad esempio ovale, doppio anello, invertito…), e alcune di queste si adattano ad entrambe le tipologie di evento.
I veicoli sono più di 30 e includono chicche come lo scuolabus e il tosaerba! Una delle prime gare della carriera è addirittura un demolition derby fra… divani motorizzati.
Al di là della follia distruttiva, non priva di una certa carica autoironica, Wreckfest non dimentica di essere quasi un “gioco serio”, consentendo una notevole quantità di regolazioni: oltre a sospensioni, trasmissione, differenziale e bilanciamento dei freni, che ineriscono propriamente all’assetto dell’auto, si può agire su cambio, ABS, controllo di trazione e controllo di stabilità, sicché è facile personalizzare la propria esperienza di guida, raggiungendo livelli di realismo soddisfacenti per il genere di appartenenza, che non è propriamente quello di un Forza Motorsport.
Ma l’aspetto più curato è sicuramente la riproduzione dei danni ai veicoli. Ogni mezzo ha una barra di salute e può ricevere danni specifici ad ammortizzatori, ruote, freni, sospensioni, radiatore e cambio. Inoltre, ovviamente può ammaccarsi e perdere pezzi, secondo due modalità: normale e realistica. La prima è quella che userete maggiormente, probabilmente, visto che consente di giocare agevolmente godendosi la devastazione prodotta dagli schianti, mentre la seconda, pur non essendo veramente realistica, rende le cose molto più difficili, visto che bastano pochi contatti per distruggere il proprio veicolo; insomma, un demolition derby in modalità realistica può durare una manciata di secondi…
Si possono rimproverare a Wreckfest solo un paio di cose. La prima è di essere un po’ spartano. Abbiamo già snocciolato i numeri riguardanti i tracciati e i veicoli, e avrete notato che non sono impressionanti; tacendo dei veicoli, effettivamente pochi se confrontati con i parchi auto degli altri racing game (ma il Season Pass ne aggiungerà parecchi), anche i tracciati, che comunque sono presenti in varie versioni, non sono poi così tanti, tenendo conto che molti sono del tutto analoghi (pensate ai vari ovali e doppi anelli), col risultato di venire a noia nel corso della non breve modalità carriera, che conta una sessantina di eventi suddivisi per campionati. Tutto sommato, considerato il prezzo relativamente basso della versione “liscia”, va bene così.
Tralasciamo, poi, interfacce e colonna sonora, davvero secondari in un gioco del genere. Passiamo al comparto online, che attualmente è relativamente popoloso, se pensate che comunque il gioco non è ancora uscito su console. Bello, divertente, non troppo laggoso (ho fatto decine di partite, e solo in quattro laggava visibilmente. Nonostante la mia connessione sia pessima e giochi in wi-fi abbastanza distante dal router, n.d.r.), ma povero di opzioni e di possibilità di personalizzazione.
La seconda pagina del nostro cahier de doléance è occupata da una sola parola, scritta a caratteri cubitali: CARICAMENTI. Wreckfest tecnicamente è ottimo, si avvale di un motore fisico molto accurato eccetera eccetera, però vi farà attendere non meno di quaranta secondi, che raddoppiano (almeno…) giocando online (in tal caso potrebbe aggiungersi qualche secondo per il collegamento al server).
Nonostante i difettucci sopraelencati, Wreckfest è un ottimo gioco, in grado di appagare quella genuina e inspiegabile voglia di distruzione che caratterizza l’uomo (e qui non in senso generico: le donne sono tendenzialmente meno attratte da questa forma di divertimento vagamente becera ma decisamente sollazzante) sin dagli albori della civiltà. Da quando ha inventato il motore, poi…