Nei suoi oltre duecento episodi, X-Files per molti versi ha ridefinito il modo di fare e seguire le serie TV
Era il 1993 quando andò in onda negli USA il pilot di X-Files, che sarebbe arrivato in Italia l’anno dopo. Con il suo mix di detection story, misteri irrisolti e complotti da svelare, la serie si impose subito come una delle novità più interessanti, e sarebbe diventata presto una colonna portante del palinsesto di tutto il decennio. Ma il successo di X-Files è dovuto anche ad altri fattori più profondi, che hanno cambiato l’idea stessa di show televisivo.
Mostri della settimana e mitologia
X-Files è in buona sostanza una serie investigativa, con i due protagonisti (Fox Mulder e Dana Scully, rispettivamente David Duchovny e Gillian Anderson) impiegati dall’FBI nello studio di casi particolari, gli x-files del titolo, che richiedono un approccio non convenzionale. Spesso i casi su cui il team si trova a investigare rivela la presenza di elementi misteriosi, fantascientifici, o comunque al di là di quello che possiamo ritenere “normale”.
Ma di serie TV procedural era (ed è ancora) pieno il mondo, per cui cosa ha distinto X-Files rispetto ai suoi concorrenti? Sicuramente i misteri affrontati hanno suscitato la curiosità del pubblico, ma a tenerlo agganciato è stata probabilmente la formula inedita di questa serie, che proponeva i tipici episodi autoconclusivi, il cosiddetto “mostro della settimana“, intervallati da episodi che descrivevano un arco narrativo distribuito su più stagioni, andando a delineare una vera e propria “mitologia” di questo universo narrativo.
Oggi questo approccio sembra scontato, perché praticamente tutte le serie, anche le sitcom più leggere, hanno archi e temi ricorrenti che abbracciano varie stagioni, ma per l’epoca si trattò di un vera e propria rivoluzione, in particolare per questo genere di storie. X-Files riproponeva così nell’ambito del procedural l’approccio di forte coinvolgimento che aveva fatto il successo pochi anni prima di Twin Peaks, ottenendo un riscontro mai visto.
Un altro aspetto che ha decretato la fortuna di X-Files è stato il perfetto equilibrio dei protagonisti. Mulder e Scully rappresentano in modo efficace i due approcci al tema di fondo dei misteri, incarnando i due estremi dello spettro: da una parte il complottista, che rischia di passare per credulone, dall’altra la razionalista, che a volte è disposta a negare la realtà pur di non sconvolgere le sue ferree convinzioni. Al contrario dei detective infallibili a cui la televisione ci aveva abituato, in questo caso la contrapposizione dei due ci mostra punti di forza e debolezza di entrambi, con le rispettive capacità e fragilità che si compensano man mano che imparano a conoscersi e fidarsi. Molto spesso a fine episodio non si ha una visione chiara di quale sia la verità, ma l’interpretazione alternativa dei protagonisti ci ha fornito abbastanza elementi per farci una nostra idea.
Da non sottovalutare anche l’impatto del personaggio di Scully, che è stata una delle prime “donne-scienziato” viste sullo schermo. Dai profili dei protagonisti, il credulone e lo scettico, ci si sarebbe potuti aspettare che il ruolo di figura razionale sarebbe stato quello maschile, invece l’autore della serie Chris Carter ha deciso di invertire questo topos: Dana è quella con i piedi per terra, più distaccata e dall’approccio tecnico invece che emotivo. Nel corso della serie mitigherà questi suoi aspetti, venendo coinvolta in prima persona nei complotti sui cui si fonda la mitologia, ma il suo personaggio delle prime stagioni ha sdoganato il ruolo della donna-tecnico presso il grande pubblico.
La nascita del fandom
C’è un’altra cosa che stava avvenendo in parallelo alla messa in onda delle prime stagioni di X-Files: era la metà degli anni ’90, e i primi nodi di Internet si stavano intrecciando alla società. Così avvenne che nelle mailing list e nelle chatrom e nelle usenet, gruppi di appassionati si riunissero ogni settimana per parlare dell’episodio appena trasmesso: era nato il fandom moderno. X-Files è stato il primo show a venire supportato da una community collegata in Rete, e se certo la cosa non era nelle intenzioni dei suoi autori, che si sono solo trovati nel posto giusto al momento giusto, anche questo ha contribuito a consolidare il successo della serie.
Ad aumentare il beneficio di questa nuova opportunità c’era il fatto che X-Files si basasse su misteri che scatenavano discussioni approfondite, e avesse quella sua mitologia che veniva rivelata a bocconi, inducendo i fan a proporre le proprie teorie. Oggi anche questo approccio è ormai considerato normale, ci sono infatti molte serie che hanno costruito la loro intera fortuna sul fornire materiale di speculazione al pubblico: prima di tutto Lost, ma più di recente anche Game of Thrones e Westworld. Ma di nuovo, X-Files è arrivata per prima.
Il fiorire delle teorie non si limitava agli aspetti della trama, ma anche alle relazioni tra i personaggi. Fin dall’inizio, il rapporto tra Mulder e Scully si basava su una tensione percepibile, ed erano molti i fan che auspicavano un loro coinvolgimento sentimentale: erano i relationshippers, poi abbreviato come shippers. Un altro fenomeno nato con X-Files ed esteso poi a tutte le serie successive: spingere e tifare per una relazione tra i personaggi, magari anche in presenza di possibili coppie alternative. Lo shipping è diventato quasi materia da competizione per i fan più accaniti di ogni serie, con veri e propri schieramenti in costante opposizione tra loro, e, manco a dirlo, è nato con X-Files.
Molti shippers di Mulder e Scully trovavano soddisfazione nell’inventare loro stessi le storie in cui i protagonisti finalmente dichiaravano il loro amore sopito, e da questo deriva l’impressionante quantità di fanfiction che ha accompagnato tutta la durata della serie. In questo caso non si può dire che X-Files sia stata la prima a generare migliaia di fanfic, poiché già solo Star Trek ne produceva già da alcuni decenni, ma certamente anche questo ha contribuito a raccogliere il fandom intorno allo show.
Gli X-Files sono là fuori
La run originale di X-Files si conclude nel 2002 con la stagione 9, in aggiunta a un lungometraggio tra la quinta e la sesta. La maggior parte dei fan aveva già mostrato segni di sofferenza a partire dalla stagione 8, in cui Mulder non era più nel cast principale perché (presumibilmente) rapito da un UFO, e l’intero arco narrativo riguardava proprio la sua ricerca. Due nuovi agenti, Doggett e Reyes, vengono introdotti e assumono a loro volta i ruoli che erano stati in origine di Mulder e Scully, ma senza la stessa alchimia che si era creata all’inizio tra i due protagonisti. La serie si conclude (per la prima volta) con il ritorno di Mulder e la profezia dell’imminente invasione aliena programmata per il 2012.
Ma il 2012 passa e gli alieni non si sono visti. Così quando nel 2016 la serie viene ripresa (se si esclude il secondo lungometraggio che ha suscitato tiepide reazioni e comunque non era collegato alla mitologia) in un mondo completamente cambiato rispetto a quello dei primi anni 2000, Chris Carter è costretto a fare i conti con questo avanzamento tecnologico e sociale. Nel dubbio, Carter si gioca la carta di puntare proprio sul complottismo che aveva fornito il materiale di base della serie originale. Tuttavia il complottismo nel 2016 ha un impatto ben diverso nella vita pubblica, ed è arrivato a produrre fenomeni come antivaccinisti, terrapiattisti e un generale clima di sfiducia verso le istituzioni. In tale contesto, il gusto dell’investigazione sui fenomeni misteriosi si è perso, e anzi c’è il pericolo di alimentare questo tipo di credenze.
Secondo alcuni analisti, X-Files avrebbe avuto un ruolo attivo, seppur non volontario, proprio nella crescente ostilità delle masse verso governi e lobby, sentimento su cui a sua volta hanno capitalizzato poi altre lobby per arrivare ai loro scopi economici e politici. In questo senso, si potrebbe quasi affermare che la realtà costituita da complotti intrecciati tra loro proposta da X-Files si sia davvero realizzata, e pertanto la verità là fuori si sia dimostrata come una profezia autoavverante.
L’impatto di X-Files quindi potrebbe estendersi ben oltre l’ambito dell’intrattenimento televisivo e in prospettiva il suo successo si potrebbe definire come il sintomo di un forte shift culturale che stava avvenendo proprio in quegli anni. Probabilmente non sapremo mai se è davvero andata così, ma se c’è una cosa che questa serie ci ha insegnato, è che molto spesso le risposte non arrivano. Non per questo però dobbiamo smettere di cercarle.