Mia Goth è insieme bellezza e rughe, giovinezza e vecchiaia in un’opera dove l’orrore è cambiare e non riconoscersi
vere l’X-Factor. Una caratteristica che non riguarda solamente le doti canore a cui il programma televisivo omonimo ci ha abituati, ma fattore distintivo in un marasma di persone e altrettante personalità che dal giro della mediocrità tentano di fuggire attraverso presunte o proclamate abilità. Magari proprio grazie ad una bella voce, forse dimostrandosi i più intelligenti all’interno di una stanza, avanzando doti da leadership o spirito di intraprendenza, tutti rivolti al raggiungimento e alla conquista del successo. Semplicemente, altre volte, è la bellezza che salva da un destino di stenti, unico vero merito in grado di poter declinare dal vivo, davanti ad un obiettivo, sul grande schermo, mostrandolo e lasciandosi mostrare.
“Sono una fottuta sex symbol” è proprio quello che Maxine di Mia Goth si ripete stando frontalmente allo specchio nel film X – A Sexy Horror Story tra una tirata di cocaina ed un’altra. Endorsement personale alternato all’auto-consapevolezza di dover rincorrere una vita che sia degna di lei, delle sue aspettative e delle relative felicità, pronunciato come un mantra in cui dover credere, ma anche come forma di buon auspicio per non incappare in mezzo alla superficialità e all’ordinarietà della gente.
Ma avere un bell’aspetto è il cruccio e la delizia di tantissime figure invitate a poter fare affidamento semplicemente su un elemento casuale ed esterno condizionabile e mutabile attraverso i tempi. Un bene effimero, un involucro che rischia di rimanere vuoto se alimentato solo della sua medesima immagine, seppur momentaneamente riempita nell’istante in cui una lucina rossa si accende e un registratore comincia a girare.
Il desiderio del cinema porno
Maxine ha infatti una bellezza conturbante, ma anche un talento come pornoattrice, qualcosa che le viene naturale come il farsi amare da coloro che possono riguardarla da dietro ad uno schermo e godere di tutte le sue contorsioni e dei suoi gemiti. Una delle professioni più edonistiche di sempre quella all’interno dell’industria pornografica, che benché afflitta da patriarcato e violenze di genere è al contempo ricerca ed espressione di un’indipendenza di cui il personaggio di Mia Goth vuole usufruire, facendo del suo volto lo strumento con cui farsi amare e il corpo quello per farsi desiderare.
È per questo che in contrasto alla giovinezza intatta della protagonista, alla sua pelle diafana punteggiata da lentiggini come disegnate da un pittore, l’horror X mette di fronte all’attrice una versione di se stessa svariati anni dopo. Mia Goth interpreta Maxine, ma nella pellicola di Ti West è anche la sadica e omicida Pearl, la vecchia ballerina un tempo bramata e ammirata da tutti, oggi unica ruga che si aggira per una casa nel Texas più profondo in cui squarta e insulta le sue vittime.
Prede possenti, di bellezze sopraffine, uomini e donne affascinanti la cui prestanza aumenta l’insofferenza di una donna oramai sfiorita, vogliosa solamente della sua gioventù e di tutto ciò che si porta dietro, dall’agilità dei movimenti a passo di danza ad un abbraccio che si tramuta in amplesso con il marito, anche lui fattosi vecchio. X – A Sexy Horror Story mescola porno, mancanze, voglia di fama e sete di sangue giovane, riflettendo su una delle più grandi spinte verso l’esasperazione che l’esistenza riserva, quella del voler riconquistare un passato che non può più tornare e a cui chi lo insegue spetta solamente la caduta in una trappola senza uscita in cui la morte è l’unico epilogo certo.
Nessun ritorno ai fasti di una volta, nessuna riproposta di come si era quando ancora si veniva guardati con languore. Il porno diviene espressione massima di una finestra grazie a cui farsi oggetto del desiderio in contrasto con il bisogno dell’ex danzatrice Pearl di farsi ancora vedere, toccare, apprezzare.
Di fronte ad uno specchio
L’approvazione che cerca Maxine, quella che sa facilmente di richiamare visto il suo essere nel fiore degli anni e riflettendo una luce che è quella di chi ha intenzione di imbrigliare l’attenzione del pubblico, è di rimando ciò di cui è priva l’assassina che le si contrappone e che rivede proprio nell’aspirante (porno)attrice ciò che lei stessa era stata. Per questo il doppio ruolo di Mia Goth.
Per questo l’ossessione di Pearl nei confronti di Maxine e il suo volerle accumunare anche quando, in quel frangete di spazio e di tempo, non hanno nulla da condividere. Perché Pearl sa benissimo cosa Maxine pensa di se stessa, come si scruta davanti alle pareti riflettenti, come si percepisce quando performa di fronte alla telecamera, come viene osservata e come viene restituita quella sagoma sinuosa e eccitante allo spettatore, poiché lei una volta era così.
Una pelle giovane
L’amplificazione di un concetto riportato grazie al doppio-ruolo in X fa della contrapposizione tra giovinezza e vecchiaia l’eterna lotta che trasforma la seconda in un vero e proprio espediente dell’orrore, come avvenuto per il Vortex di Gaspar Noé il quale, pur privo di spargimenti di budella, riporta comunque il tracollo di una vita di coppia alle soglie della mortalità. Ed è il pubblico medesimo a ritrovarsi partecipe di quella sensazione di terrore che l’invecchiamento porta con sé nel momento in cui a Pearl e al marito viene concessa una sequenza di fuoco, una scena di sesso che tramuta le urla di piacere in spasmi agonizzanti, in cui il corpo dei personaggi viene utilizzato non per confermare la possibilità di potersi concedere ancora all’altro, ma per dimostrare quanto possa essere squamosa e aggrinzita la loro pelle.
La stessa che è invece liscia e candida nella variante di Mia Goth/Maxine, accarezzata nella notte di nascosto da Pearl, da cui ci aspettiamo quasi un Sabbath delle streghe, un rituale satanico, un calice pieno di sangue da cui poter trarre l’elisir di lunga vita. Come il corpo mangiato e poi l’occhio successivamente rigurgitato dal personaggio di Sarah interpretato da Abbey Lee nel cult The Neon Demon, pasto per inglobare dentro sé la bellezza della splendida Jesse di Elle Fanning, come potendone assorbire l’essenza.
E invece è una normalità devastante quella che X – A Sexy Horror Story riserva e che mostra come non servano riti diabolici per far fuoriuscire la schizofrenia delle persone, rendendo il trauma di Pearl tremendamente umano. X è una rincorsa ai giorni spariti, immagini sbiadite, simulacri irraggiungibili che devono lasciare il passo ai giovani del futuro. È non accettare di riconoscersi così, anziani, di non veder rispecchiato al di fuori come ci sentiamo dentro. Sempre belli, appetibili, potenti, liberi. È l’horror più grande di tutti: vivere, trasformarci, cambiare, cadere a pezzi.
X – A Sexy Horror Story è al cinema dal 14 luglio con Midnight Factory.