Microsoft punta con la next gen a scardinare totalmente il concetto di sistema chiuso
Cambia la generazione ma la direzione di Microsoft rimane la stessa. Il recente aggiornamento sui piani di MS proveniente direttamente dalla voce di Matt Booty di Xbox Games Studios fa emergere il fatto che Xbox Series X, non conta di avere esclusive proprie per i primi 2 anni di vita.
Ciò sta a significare che ogni prodotto etichettato Microsoft girerà tanto sul nuovo hardware quanto su quello vecchio, ovviamente opportunamente depauperato tecnicamente. Può sembrare un approccio coraggioso e rivoluzionario, unico nel suo genere se si pensa al lancio di una nuova console, e soprattutto alla politica ultra conservativa della concorrenza.
Lasciando un attimo da parte Nintendo che fa dell’elitarismo dell’hardware un credo praticamente da sempre (tra una console e l’altra cambia addirittura il supporto fisico) e se deve, trascina i suoi brand porting su porting, anche Sony sembra essere estremamente più tradizionale in tal senso. Le indiscrezioni di Jason Schreier (Kotaku) non sono di quelle a cui è difficile credere: secondo degli insider in Sony infatti, PlayStation 5 avrà fin da subito le proprie esclusive non retrocompatibili.
Eppure a conti fatti, non vediamo questo grande stravolgimento nei piani di Microsoft, ma il proseguimento di una politica aziendale piuttosto coerente con se stessa. Microsoft per un motivo o per l’altro (famigerati errori di una vecchia direzione) rimase parecchio indietro nello scontro diretto con PS4.
Una crescente considerazione della piattaforma PC, coadiuvata anche da una infrastruttura hardware cosi simile alle nuove console, e di conseguenza dell’ambiente Windows, l’impossibilità di recuperare il terreno perduto in un confronto faccia a faccia, ma anche l’ascesa del concetto di “console di mezzo”, che piano piano, con delicatezza, ha provveduto a far entrare nella mentalità dell’utenza l’idea che la tecnologia viaggia troppo veloce per permettere ad un sistema chiuso di sopravvivere i canonici 5 o 6 anni, sono stati determinati per far cambiare completamente gli obiettivi di Microsoft.
La parola d’ordine per la casa di Redmond è semplice: Software! La divisione Xbox Games non si concentra più da un pezzo le sue energie per sostenere un singolo hardware. Lo sdoganamento dei titoli Xbox in tutte le piattaforme MS (quindi PC), un primo sguardo ad un allargamento del mercato (Cuphead e Ori and the Blind Forest su Switch), una grande attenzione ai servizi come GamePass, una certa urgenza percepita verso l’xCloud, la clamorosa apertura verso Steam, vociferata proprio in questi giorni che renderebbe Xbox Series X la prima console ad azzerare qualsiasi gap nei confronti del PC sono tutte dichiarazioni di intendi abbastanza limpide.
Il mercato è profondamente cambiato in questi anni, le cose non sono più come prima. Il concetto di esclusiva è relativa. Intendiamoci, Microsoft NON disdegna la valorizzazione che può conferire l’esclusività di una IP. Si è prodigata nell’assicurarsi la collaborazione di diversi team in vista della next gen, tra cui Ninja Theory che sfila dalle mani di Sony un piccolo gioiellino come Hellblade. È “solo” intenzionata a continuare a valorizzare anche i suoi vecchi sistemi ancora a lungo. Continuare senza soluzione di continuità a traghettare senza traumi la propria utenza da un sistema all’altro, un po’ come fatto con Xbox One X, e allo stesso tempo avendo la furbizia di sfruttare il più possibile tutti i sistemi piazzati sul mercato.
Dall’altra parte, è inevitabile che questa scelta dettata quindi da decine di motivazioni perfettamente logiche, incorre giocoforza comunque verso alcuni rischi concreti.
Sì è vero, la mentalità dei giocatori in parte è cambiata in questi anni, ma come si porrà di fronte ad un cambio generazionale ufficiale in cui una delle console presenta dei titoli comunque abbordabili sui sistemi passati? Come inciderà nel successo di Xbox Series X il fatto che Microsoft abbia deciso di ridefinire totalmente il concetto di obsolescenza del proprio hardware? In modo solo positivo o anche negativo?
Ci sono senza dubbio ripercussioni di ordine “psicologico” ma anche concreto. Il timore di avere dei titoli nei primi due anni di vita della console, pesantemente limitati per funzionare su tutti i sistemi, sarà qualcosa con cui dovranno sicuramente fare i conti. Certo, è anche vero che oggi i videogiochi vengono creati in maniera diversa rispetto al passato, proprio grazie alla vicinanza strutturale di console e PC, che rende lo sviluppo di un gioco “scalabile” su diverse performance molto più semplice, ma quanto questa percezione fa parte del senso comune nei videogiocatori, sarà tutto da dimostrare.
C’è poi da dire che è tutto da dimostrare anche quanto sia vero il concetto in sé, e fino a che punto è possibile rimanere elastici nello sviluppo. Questo è un paragone che FORSE ci verrà fornito dai primi titoli per PS5 totalmente esclusivi, visto che si punta nello sfruttamento di processi insostituibili su PS4 come l’uso di SSD per accelerare alcuni processi della CPU. Certo qualcuno potrebbe dire che CPU e intelligenza artificiale siano ancora ben lungi dal rendersi perni imprescindibili della maggior parte delle produzioni odierne e verosimilmente, dei prossimi 2 anni. Basti pensare che ad esempio il miglior utilizzo della fisica applicata al gameplay l’abbiamo avuta addirittura su un hardware vetusto come Nintendo Switch (Zelda: Breath of the Wild). Dall’altra parte però prodotti come Control, che oltre al “graficone” muovono un sacco di roba a schermo, hanno anche messo in evidenza come gli hardware odierni non stiano più dietro alle esigenze appena si cerca di uscire un po’ dal seminato e proporre un qualche tipo di avanzamento tecnico.
Rimane difficile quindi rivedere quanto possa essere realmente debilitante ancorare la lineup di Xbox Series X ai sistemi che l’hanno preceduto, almeno nella sua “giovinezza”. Il nostro parere? Fintanto che le keywords all’orizzonte prossimo sono servizi, streaming, 4K, tecnologie più o meno prescindibili come ray tracing, vediamo in quella di Microsoft una mossa che presenta più lati positivi che negativi, che punta sempre più a un pubblico sottilmente diverso da quello della concorrenza, e che furbamente si svincola dalla competizione diretta sfruttando i vantaggi della propria azienda.
Detto questo, che si punti o meno sull’unicità dell’hardware, come sempre, e forse ancora più di prima, la differenza la faranno sempre loro: i giochi. Come è giusto che sia.