La Yakuza degli anni ’80 sbarca su Steam!
Che il 2017 sia stato uno degli anni più ricchi degli ultimi venti è fuor di dubbio. Tra le uscite bomba dell’anno ha spiccato Yakuza 0, qui recensito nella sua incarnazione Playstation 4, probabilmente il miglior episodio della serie fino a quel The Song of Life che ha chiuso la parabola di Kazuma Kyriu. Sarà l’atmosfera anni ’80, magari la ricchezza di attività e missioni secondarie, o forse quella sensazione di star effettivamente visitando il Giappone vivendone contraddizioni e costumi da dentro, come se finalmente si potesse toccare con mano la realtà di un paese lontano che sentiamo però vicino grazie a quella narrativa sparpagliata tra manga, anime e videogiochi che ci accompagna per mano dall’infanzia. Insomma, per tirare corto Yakuza 0 è un gioco irrinunciabile. La serie tuttavia ci ha sempre fatto soffrire: fino a qualche anno fa non avevamo la certezza neanche che i nuovi episodi arrivassero in occidente, figurarsi abbandonare Playstation per arrivare su PC! Ques’anno all’E3 invece SEGA ci ha stupito, annunciando Yakuza 0 – e non solo – per la master race. Capite bene che, se già la versione PS4 a prezzo pieno era un acquisto obbligato, a 20€ su Steam non si può proprio lasciar lì.
Yakuza 0 è il prequel della saga, il primo gioco nella cronologia di Yakuza (se escludiamo quelli nel Giappone Feudale, chiaramente). Kyriu è ancora nei ranghi più bassi della Yakuza, e viene incastrato nelle prime ore di gioco in qualcosa di più grande di lui: Yakuza 0 si apre con un pestaggio con lo scopo di raccogliere denaro per conto di uno strozzino. Peccato che dopo poco si viene a scoprire che la vittima è morta, peraltro nell’unico lotto ancora acquisibile a Kamurocho che è al centro di una disputa tra diversi rami della malavita, attirando così le attenzioni non gradite della polizia. Parallelamente Goro Majima gestisce un club a Osaka, e viene obbligato dalla Yakuza ad uccidere una persona.
Se questi sono gli incipit delle due storie parallele che affronteremo nel gioco, ma Yakuza 0 come gli altri episodi della serie è molto di più. La storia principale è sempre eccellente, ricca di colpi di scena e in grado di stratificarsi e di investire la cultura giapponese sotto profili diversi. Il racconto è spesso prolisso,e le cutscene e i momenti puramente dialogici inframezzano le fasi d’azione in modo manicheo. Quando si tratta di giocare, Yakuza si rivela un gioco divertentissimo e curato, ma quando si racconta la storia non si ha paura di dilungarsi in filmati e dialoghi interminabili. La scrittura è ottima, sia che si abbia a che fare con la missione principale che con le decine di quest secondarie che il gioco propone. Quest secondarie che non sono mai puramente riempitive, ma hanno sempre un marcato aspetto narrativo utile a schiudere particolari aspetti della cultura nipponica, toccando temi delicati come la sessualità o l’appartenenza a sette religiose, utilizzando sempre dei toni perfetti.
La riflessione sul tono è importante perché l’umorismo è uno dei perni del gioco, che riesce ad essere, a momenti alterni, di una pesantezza e gravità rara o ironico al punto di diventare paradossale. Quello che è incredibile è come spesso l’umorismo sia messo al servizio di storie che di divertente non hanno nulla. Ciononostante nulla sembra fuori posto o irrispettoso del problema che si tratta, anzi. L’utilizzo dello scherzo per veicolare un messaggio o descrivere una realtà complessa non è un’arte semplice, e non si può che applaudire al Team Yakuza per i risultati conseguiti. In altri momenti il gioco invece è solo scemo, e fa ridere solo per far ridere. Bravi tutti, insomma.
Oltre al racconto c’è poi l’ingombrante presenza del Giappone come assoluto protagonista, un Giappone raccontato in tutte le sue sfaccettature sociali e negli aspetti che noi, da gaijin, non ci aspetteremmo neanche. C’è una vita notturna sfrenata, una sessualità vissuta in modo antitetico rispetto all’occidente libertino, un concetto di rispetto e onore lontanissimo dai nostri canoni. Ci sono i videogiochi, giocabili in sala giochi, ci sono ristoranti, chioschi per lo street food, hostess club e violenza. Kamurocho nella sua piccola estensione, nel suo essere replica del quartiere a luci rosse di Tokyo, si prende l’onere di mettere a fianco le storture e le ambizione di una società, e di mostrare quelle vite che esistono al di là delle maschere obbligate dal rigore di una cultura rigida. E’ l’incarnazione della liberazione dalle catene imposte.
Sotto il profilo strettamente ludico invece Yakuza 0 si propone come un adventure con blandi elementi RPG e un sistema di combattimento che ricorda quello di un classico picchiaduro a scorrimento. Si va da A a B per continuare nella mainquest, e nel muoversi si viene sommersi da missioni secondarie e da incontri casuali con bulli e ubriaconi assortiti. C’è un albero di abilità che è possibile sbloccare spendendo denaro (investire su stessi in senso letterale, come ci viene ricordato a inizio gioco), e diversi stili di combattimento che cambiano totalmente l’approccio agli scontri, chiaramente diversificati per i due personaggi giocabili. Le aree di gioco come accennate son tanto piccole quando pregne: non aspettatevi un open world, perché Yakuza 0 non lo è, ma le aree sono così dense di attività seconda da far percepire un senso di libertà e vita estremo.
Chiudiamo infine con la vera novità di questa edizione Steam, ovvero l’aspetto tecnico di Yakuza 0. Non c’è da aspettarsi miracoli, dal momento che il gioco nasce addirittura su Playstation 3, e in molti assets questa genesi è più che evidente. D’altra parte, come è tipico della produzione giapponese, maggiore cura è stata messa nella pulizia dei modelli dei personaggi, che risultano più complessi e rifiniti della controparte Playstation 4, sia per quanto riguarda i volti che l’abbigliamento. Le texture risultano complessivamente meno spalmate, soprattutto se si opta per la risoluzione 4K con i dettagli al massimo, ottenibile anche senza PC di fascia altissima. Inoltre sono supportati i 60fps, cosa sempre più che gradita, soprattutto in un gioco in cui il combattimento è parte essenziale dell’esperienza. Per quanto riguarda il sistema di controllo, non posso che citare la schermata iniziale del gioco “Real yakuza use gamepads”.
Verdetto
Lo dico? Lo dico: Yakuza 0 è un capolavoro, senza se e senza ma. Lo è sotto il profilo contenutistico così come sotto quello di puro gameplay. Racconta una bella storia, e cosa più importante lo fa in modo eccellente. Impegnandosi a trovargli un difetto non ci si riesce, se non che prima o poi finisce. Che poi a volerlo fare al 100% ci vogliono più di 100 ore, quindi neanche finisce così presto. E su PC costa 20€ eh.
Se Yakuza 0 vi stuzzica…
Se non avete un PC da gioco vi ricordiamo che il gioco è uscito originariamente per Playstation 4 , piattaforma su cui è disponibile anche Yakuza 6: The Song of Life. Altrimenti potete aspettare poco tempo e acquistare Shenmue 1 & 2, tra i migliori giochi mai realizzati e in qualche modo capostipiti di Yakuza!