Ys: Memories of Celceta sta per tornare, questa volta su PlayStation 4. La quarta avventura di Adol si svolge nelle terre di Ispani
Ys è una delle serie ruolistiche giapponesi più antiche e gloriose. Nata dalle menti di Nihon Falcom nel 1987, sei mesi prima di Final Fantasy, conta ad oggi nove capitoli numerati, di cui l’ultimo (ancora) inedito in Occidente. Quello di cui vi parlo oggi, Ys: Memories of Celceta, è il remake del quarto episodio, o meglio, dei quarti episodi: sul finire del 1993, infatti, debuttarono due giochi con il nome di Ys IV, ossia Mask of The Sun e The Dawn of Ys, il primo dei quali ricevette pure un remake su PlayStation 2 nel 2005.
I due Ys IV erano a tutti gli effetti giochi differenti, pur condividendo gli elementi di base della trama, e furono sviluppati da due team diversi, Hudson Soft e Tonkin House; nessuno dei due, insomma, recava la firma di Nihon Falcom, all’epoca impegnata sulle sue altre serie, Brandish e The Legend of Heroes in particolare; anche il remake di The Dawn of Ys è di un altro sviluppatore, cioè della gloriosa Taito, che poco dopo fu acquistata da Square Enix.
Così, nel 2011 Kondo e compagni decisero di colmare questa lacuna e di sviluppare la loro versione di Ys IV, destinata a sostituire The Mask of the Sun nella storyline ufficiale della serie, analogamente a quanto era accaduto nel 2005 a Ys III: Wanderers from Ys, divenuto non canon dopo l’uscita del remake The Oath in Felghana (che non posso fare a meno di consigliarvi). Ys: Memories of Celceta debuttò su PS Vita nel 2012 (due anni dopo in Europa) ricevendo il plauso della critica, e fu riproposto su Steam un paio di anni fa. La versione per PlayStation 4, sottotitolata Kai in madrepatria, si configura come un classico remaster, vantando feature quali il Full-HD, i 60fps (non granitici, a onor del vero) e miglioramenti sul versante del sonoro; il sistema di controllo è fondamentalmente mutuato dalla versione per PlayStation 4 di Ys VIII: Lacrimosa of Dana, uscita nel 2017.
A seguito di quest’opera di sostituzione, possiamo dire che Ys Memories of Celceta occupa il terzo posto nella timeline ufficiale della serie, subito dopo Ys I & II (peraltro considerati un unicum da ormai molti anni) e prima di The Oath in Felghana. In ogni caso, tutti gli episodi sono fruibili stand alone, considerata la loro autonomia narrativa e la scarsa importanza della trama, soprattutto nei capitoli più antichi; i fan, comunque, potranno cogliere alcuni riferimenti, come il cameo di Dogi, migliore amico di Adol.
Il setting è, per l’appunto, la grande foresta di Celceta, situata nella parte settentrionale della regione di Ispani, corrispondente alla penisola iberica: la serie di Nihon Falcom, infatti, si caratterizza per la sua peculiare ambientazione, una replica in salsa fantasy del mondo reale all’epoca della Res Publica romana, pur con le sue infinite “licenze poetiche” (giusto a titolo di esempio, cito la Guerra dei cent’anni, collocata secoli prima delle guerre puniche).
All’epoca dei fatti narrati dal gioco, Celceta è stata da qualche anno annessa al Romun Empire (il “referente” storico è dato dalle guerre celtibere), che si trova ancora in conflitto con Altago (Cartagine). Adol si reca a Casnan, città di frontiera ai margini meridionali della grande foresta, che dovrà esplorare e mappare su incarico della governatrice Griselda (che ricorderete senz’altro se avete giocato a Lacrimosa of Dana). Egli, tuttavia, è mosso anche da una seria motivazione personale: dopo un primo viaggio nella foresta, infatti, ha perso la memoria, quindi spera di riacquistarla o, quantomeno, di capire cosa gli sia accaduto.
In ossequio al “nuovo” trend, inaugurato dal settimo capitolo dieci anni fa, Ys si è in un certo senso uniformato ai JRPG classici moderni, quindi Memories of Celceta dispone di una trama abbastanza articolata, di un party (relativamente loquace, per giunta) e di varie subquest, che vanno ad “arricchire” la formula originale fatta di dungeon, fendenti di spada e dash.
Considero buona parte di queste aggiunte dei meri orpelli, che poco incidono sulla qualità intrinseca del gioco; anzi, a mio avviso, i personaggi sono pure troppo verbosi in relazione ai contenuti espressi. La trama è molto più articolata rispetto ai vecchi Ys, ma non si discosta molto dagli stilemi del genere e in particolare della saga, aggiungendo comunque dei tasselli interessanti per quanti siano interessati alla lore di cui accennavo sopra. E, in ogni caso, in relazione a molti alti JRPG, è decisamente meno ricca, come emerge anche dalla durata dell’avventura, stimabile intorno alle venti ore.
Ciò che conta davvero è il gameplay, ottimo come da tradizione. Come accennavo, Memories of Celceta – che, ricordiamolo, debuttò nel 2012 – ricalca il sistema di gioco di Ys Seven, il cui principale apporto alla serie è costituito dal party, composto da tre combattenti switchabili in ogni momento premendo il tasto Cerchio. Ciascuno dei sei personaggi utilizzabili ha il suo tipo di arma, che produce danni di un tipo fra strike, pierce e slash, sicché è opportuno scegliere il personaggio e la squadra in base alle debolezze dei nemici. Completano il corredo le skill: se ne possono assegnare quattro per volta, essendo associate alla pressione di R1 e di uno dei quattro tasti frontali. Ciascun personaggio ha la sua abilità speciale (L1+R1).
In sostanza, è tutto qua. Ma allora dove sta il segreto della serie? Semplicemente, tutto funziona dannatamente bene. La foresta è grande il giusto ed è articolata e interessante, i personaggi si muovono in modo fluido ed efficace, la telecamera è fissa ma fa il suo lavoro, e, soprattutto, è possibile zoomare a piacimento comodamente con l’analogico destro. Ci sono quattro livelli di difficoltà, che garantiscono una sfida ben bilanciata per tutti i palati. Se mi concedete la frecciatina finale: Square Enix, prendi appunti su come si fa un bel JRPG d’azione…